C'è da essere pessimisti
Ci siamo svegliati, questa mattina, senza sapere cosa sarà il domani dell'Italia.
Lo spread è salito a 350 punti e ieri la borsa è andata sul segno "meno" per il quarto giorno consecutivo.
E' già successo, ma questa volta l'attenzione dei mercati assume una rilevanza ancor più preoccupante, perché la crisi politica in cui l'Italia si trova è, come ben vediamo, senza precedenti.
Siamo, infatti, andati da poco al voto e non si è ancora in grado formare un governo sul quale graverà il compito, pesantissimo, di affrontare la crisi economica e sociale più grave dal dopo guerra.
Ci siamo svegliati, questa mattina, senza sapere cosa sarà il domani dell'Italia.Non parlo del domani come futuro, ma del domani tra 24 ore.
Si naviga a vista e questa volta il sistema - mi riferisco a quello istituzionale - dimostra tutta la sua fragilità, innervato com'è da una compagine di partiti mai così debole come in questo momento rispetto agli altri periodi della Repubblica.
Il segno di tale debolezza è il grillismo, che non è un partito, e che per una parte ( 5-10 per cento?)è costituito da elettori in fuga dai partiti tradizionali.Lo dico con rispetto per il Movimento 5 stelle che è stato l'unico a voler dare un vero scossone a questa nostra deleteria seconda Repubblica.
Si è votato con la neve e si tornerà a votare con la canicola, scrive oggi su Repubblica Massimo Giannini. Votare per chi e per che cosa, però mi chiedo, se non avremo la tanto attesa riforma elettorale che i partiti non hanno voluto approvare in tutti questi anni. Per il Pd ciò è dirimente come è essenziale che le eventuali primarie siano tali non solo di nome (tempi congrui ed apertura alla società). In caso contrario, ritengo che sarà difficile ottenere anche il solo 20% dei voti.
In Sardegna, per star più allegri, Cappellacci, dopo quattro anni dalla sua elezione, ha deciso di fare sul serio. Zona franca, moneta regionale, flotta sarda, violazione del patto di stabilità e taglio di tutto ciò che si può tagliare (dov'è otto sarà quattro, dov'è quattro due, e dove è uno neanche quello). Un kit elettorale pronto per i prossimi otto mesi, alla fine dei quali comincerà la formale campagna elettorale per le elezioni regionali.
A conclusione di questi otto mesi non sarà successo un bel niente, figuratevi. Ma lui dichiarerà che le sue richieste le aveva inoltrate diligentemente, ma UE e Governo nazionale gliele hanno negate. Poco importa se con la Zona Franca da subito lo stesso Cappellacci avrebbe dovuto "chiudere" la Regione, non avendo più tra le entrate i due miliardi e 800 milioni dell'Iva e delle accise, ovvero il quaranta per cento circa della copertura finanziaria delle spese regionali.
Comprendo e rispetto i movimenti che si battono per la zona franca ma un presidente di Regione non può apparire così sprovveduto da avviare con una semplice delibera di giunta una richiesta di tal peso, come la Zona Franca integrale, senza curarsi minimamente degli impatti finanziari che tale misura avrebbe sull'erario regionale. Da qui si comprende bene con quale convincimento, e con quale spregiudicatezza, il presidente della Regione abbia dato seguito alle richieste del Comitato sardo per la zona franca.
Intanto, per dirvi della difficoltà politiche ed amministrative incontrate in questo momento a livello locale, ad Alghero ha fatto addirittura notizia la decisione della giunta comunale di stanziare 50.000 euro per rattoppare alcune delle vie centrali, oggi impresentabili, della città catalana, trascurate per lunghi anni dalla precedente amministrazione.
Carlo Mannoni |
E' già successo, ma questa volta l'attenzione dei mercati assume una rilevanza ancor più preoccupante, perché la crisi politica in cui l'Italia si trova è, come ben vediamo, senza precedenti.
Siamo, infatti, andati da poco al voto e non si è ancora in grado formare un governo sul quale graverà il compito, pesantissimo, di affrontare la crisi economica e sociale più grave dal dopo guerra.
Ci siamo svegliati, questa mattina, senza sapere cosa sarà il domani dell'Italia.Non parlo del domani come futuro, ma del domani tra 24 ore.
Si naviga a vista e questa volta il sistema - mi riferisco a quello istituzionale - dimostra tutta la sua fragilità, innervato com'è da una compagine di partiti mai così debole come in questo momento rispetto agli altri periodi della Repubblica.
Il segno di tale debolezza è il grillismo, che non è un partito, e che per una parte ( 5-10 per cento?)è costituito da elettori in fuga dai partiti tradizionali.Lo dico con rispetto per il Movimento 5 stelle che è stato l'unico a voler dare un vero scossone a questa nostra deleteria seconda Repubblica.
Si è votato con la neve e si tornerà a votare con la canicola, scrive oggi su Repubblica Massimo Giannini. Votare per chi e per che cosa, però mi chiedo, se non avremo la tanto attesa riforma elettorale che i partiti non hanno voluto approvare in tutti questi anni. Per il Pd ciò è dirimente come è essenziale che le eventuali primarie siano tali non solo di nome (tempi congrui ed apertura alla società). In caso contrario, ritengo che sarà difficile ottenere anche il solo 20% dei voti.
In Sardegna, per star più allegri, Cappellacci, dopo quattro anni dalla sua elezione, ha deciso di fare sul serio. Zona franca, moneta regionale, flotta sarda, violazione del patto di stabilità e taglio di tutto ciò che si può tagliare (dov'è otto sarà quattro, dov'è quattro due, e dove è uno neanche quello). Un kit elettorale pronto per i prossimi otto mesi, alla fine dei quali comincerà la formale campagna elettorale per le elezioni regionali.
A conclusione di questi otto mesi non sarà successo un bel niente, figuratevi. Ma lui dichiarerà che le sue richieste le aveva inoltrate diligentemente, ma UE e Governo nazionale gliele hanno negate. Poco importa se con la Zona Franca da subito lo stesso Cappellacci avrebbe dovuto "chiudere" la Regione, non avendo più tra le entrate i due miliardi e 800 milioni dell'Iva e delle accise, ovvero il quaranta per cento circa della copertura finanziaria delle spese regionali.
Comprendo e rispetto i movimenti che si battono per la zona franca ma un presidente di Regione non può apparire così sprovveduto da avviare con una semplice delibera di giunta una richiesta di tal peso, come la Zona Franca integrale, senza curarsi minimamente degli impatti finanziari che tale misura avrebbe sull'erario regionale. Da qui si comprende bene con quale convincimento, e con quale spregiudicatezza, il presidente della Regione abbia dato seguito alle richieste del Comitato sardo per la zona franca.
Intanto, per dirvi della difficoltà politiche ed amministrative incontrate in questo momento a livello locale, ad Alghero ha fatto addirittura notizia la decisione della giunta comunale di stanziare 50.000 euro per rattoppare alcune delle vie centrali, oggi impresentabili, della città catalana, trascurate per lunghi anni dalla precedente amministrazione.
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