Ecologia, cavalli, e leggi criminogene
Bisognerà capire in che modo la carne di cavallo sia entrata nel composto.
Enrico Muttoni |
Il ritiro cautelativo dalla vendita ( poi rientrato) dei tortellini Buitoni, in quanto presumibilmente contenenti carne di cavallo, merita qualche considerazione.
Il fenomeno ha però dato l'avvio ad una serie di controlli che hanno dimostrato come la pratica dell'uso della carne equina sia abbastanza diffuso.
Nonostante il contenuto riscontrato dalle analisi del ripieno sia sicuramente basso, l'un per cento, bisognerà capire in che modo la carne di cavallo sia entrata nel composto.
Ci sono due possibilità: o la carne equina è stata deliberatamente aggiunta dal fabbricante, oppure i bovini destinati a fornire la materia prima sono stati alimentati con prodotti contenenti carne di cavallo.
Nel primo caso, data la fama e le dimensioni industriali dei produttori, la tracciabilità delle materie prime dovrebbe essere garantita, e agli inquirenti non dovrebbe essere difficile ritrovare il bandolo della matassa.
Nel secondo ci troveremmo invece davanti ad un nuovo caso della mucca pazza, anche se per ora non si denunciano conseguenze.
Questo significa che dei poveri animali, erbivori per natura, sono stati forzati a diventare, almeno parzialmente, carnivori, a causa della composizione dei mangimi.
Se vivessimo in un mondo "normale", la carne di cavallo, nei mangimi, non ci dovrebbe proprio finire per una pura questione di rapporto costo/ricavo, e invece....
Succede che lo smaltimento a norma di legge di una carcassa di cavallo (dai 7 ai 9 quintali) costa alcune migliaia di euro (un cane di media taglia, 30 kg, ne costa 250).
Questi importi fanno sí che i proprietari, attualmente in drammatica crisi per la chiusura degli ippodromi, cerchino strade alternative a quella imposta dalla legge. E, a questo punto, è assolutamente normale che alla loro porta si presenti qualcuno che, pagando 300 euro, gli ritiri la bestia per... per? La notizia, e la cifra, sentite di recente in tv.
É un'altra dimostrazione di come si possano approvare e promulgare leggi che fanno a pugni col buon senso. Personalmente sono convinto che il metodo migliore di smaltire una carcassa di un animale sia quello del seppellimento. Chi alleva cavalli ha di solito a disposizione abbastanza terreno per dedicarne una piccola parte a cimitero animale, cosa che seguirebbe senza troppe difficoltà il ciclo naturale, e la velocità nello
smaltimento sarebbe più che sufficiente.
L'alternativa, l'incenerimento, è invece la costruzione scientifica di un costo inutile da appioppare ai
malcapitati. Infatti vanno a sommarsi le cifre dovute al trasporto e lavorazione, che di per sé sono un inutile spreco di energia. In più, come abbiamo visto, il rischio del dirottamento della carne verso utilizzazioni
criminali aumenta esponenzialmente.
Il tutto conferma un ipotesi alla quale sono affezionato: è inutile e dannoso approntare leggi in materia ambientale se non si prendono prima in considerazione le condizioni generali del sito produttore dei rifiuti, e di tutta la gamma di possibilità tecniche per lo smaltimento, che per essere efficace ed economico, dev'essere attuato nelle vicinanze.
Questo significa che dei poveri animali, erbivori per natura, sono stati forzati a diventare, almeno parzialmente, carnivori, a causa della composizione dei mangimi.
Se vivessimo in un mondo "normale", la carne di cavallo, nei mangimi, non ci dovrebbe proprio finire per una pura questione di rapporto costo/ricavo, e invece....
Succede che lo smaltimento a norma di legge di una carcassa di cavallo (dai 7 ai 9 quintali) costa alcune migliaia di euro (un cane di media taglia, 30 kg, ne costa 250).
Questi importi fanno sí che i proprietari, attualmente in drammatica crisi per la chiusura degli ippodromi, cerchino strade alternative a quella imposta dalla legge. E, a questo punto, è assolutamente normale che alla loro porta si presenti qualcuno che, pagando 300 euro, gli ritiri la bestia per... per? La notizia, e la cifra, sentite di recente in tv.
É un'altra dimostrazione di come si possano approvare e promulgare leggi che fanno a pugni col buon senso. Personalmente sono convinto che il metodo migliore di smaltire una carcassa di un animale sia quello del seppellimento. Chi alleva cavalli ha di solito a disposizione abbastanza terreno per dedicarne una piccola parte a cimitero animale, cosa che seguirebbe senza troppe difficoltà il ciclo naturale, e la velocità nello
smaltimento sarebbe più che sufficiente.
L'alternativa, l'incenerimento, è invece la costruzione scientifica di un costo inutile da appioppare ai
malcapitati. Infatti vanno a sommarsi le cifre dovute al trasporto e lavorazione, che di per sé sono un inutile spreco di energia. In più, come abbiamo visto, il rischio del dirottamento della carne verso utilizzazioni
criminali aumenta esponenzialmente.
Il tutto conferma un ipotesi alla quale sono affezionato: è inutile e dannoso approntare leggi in materia ambientale se non si prendono prima in considerazione le condizioni generali del sito produttore dei rifiuti, e di tutta la gamma di possibilità tecniche per lo smaltimento, che per essere efficace ed economico, dev'essere attuato nelle vicinanze.
Il legislatore, al contrario, parte da principi applicativi, validi per tutto il territorio nazionale "a prescindere", alcuni dei quali assimilabili a dogmi(riciclare è un business, per esempio) e emana
provvedimenti destinati a creare danno, anziché garantire un efficace servizio.
Un esempio chiarificatore. Il comune di Carloforte, 6400 abitanti, luogo giustamente ma malamente iperprotetto, spende circa 800mila euro all'anno per smaltire i RSU. Questi infatti devono essere inviati, col traghetto e coll'automezzo, a Macchiareddu (Capoterra, 77km) per lo smaltimento, ad osservanza della legge regionale. Quando basterebbe un piccolo impianto locale di valorizzazione per eliminare i costi, e ottenere un piccolo risparmio, sufficiente alla manutenzione dell'impianto. N.B.Alghero spende di più, per
abitante. Perché?
provvedimenti destinati a creare danno, anziché garantire un efficace servizio.
Un esempio chiarificatore. Il comune di Carloforte, 6400 abitanti, luogo giustamente ma malamente iperprotetto, spende circa 800mila euro all'anno per smaltire i RSU. Questi infatti devono essere inviati, col traghetto e coll'automezzo, a Macchiareddu (Capoterra, 77km) per lo smaltimento, ad osservanza della legge regionale. Quando basterebbe un piccolo impianto locale di valorizzazione per eliminare i costi, e ottenere un piccolo risparmio, sufficiente alla manutenzione dell'impianto. N.B.Alghero spende di più, per
abitante. Perché?
Altri in
Recenti in
Recenti in
Commenti