Il curioso sindaco e la curiosa maggioranza di una città curiosa
Tutti a casa, dunque?
Antonio Budruni |
Questa nella quale viviamo è una curiosa città, che ha eletto un curioso sindaco, una curiosa maggioranza, per non parlare, adesso, della curiosa opposizione.
Cominciamo dal sindaco. Ha ragione di lamentarsi della sua curiosa maggioranza, soprattutto dopo le critiche sulle nomine nella fondazione Meta. Infatti, la curiosa maggioranza, incapace di trovare una soluzione condivisa al proprio interno, e dopo aver delegato il sindaco ad assumersi la responsabilità e l’onere delle scelte, le sconfessa a mezzo stampa e in consiglio comunale. Colpa dell’inesperienza? Della scarsa dimestichezza col governo della cosa pubblica? Può darsi. Certo è, però, che così si dà la sensazione tangibile di un'armata Brancaleone alla deriva.
E non è in questione, si badi bene, il sacrosanto e legittimo diritto ad esprimere liberamente il proprio pensiero. No, di certo. La questione è se si è convinti o meno di far parte di una maggioranza e di come ci si comporta all’interno di una maggioranza.
Il curioso sindaco, dal suo canto, pur avendo avuto dalla curiosa maggioranza il mandato a decidere, avrebbe dovuto riflettere, prima di agire, sulla differenza che passa tra una scelta slegata dagli umori della maggioranza e una scelta ampiamente condivisa. In sostanza: dovrebbe avere presente in ogni momento dell’azione politico-amministrativa la differenza che passa tra il comandare e il dirigere e governare col consenso della propria maggioranza.
Anche qui, una fase iniziale di apprendimento per superare l’inesperienza è legittima. Se la fase si prolunga troppo nel tempo, induce preoccupazione.
Tutti a casa, dunque? Come piacerebbe alla curiosa opposizione? No di certo. Le elezioni, cioè l’espressione della volontà del popolo sovrano, si sono concluse, col ballottaggio, otto mesi fa. I cittadini hanno espresso fiducia ad una coalizione che rappresenta un grande cambiamento nelle forze politiche e nei volti della maggioranza, con una sola eccezione. All’opposizione, invece, sono rimasti alcuni personaggi che calcano i pavimenti dell’aula consiliare da parecchi lustri.
Il cambiamento, la novità, l’inesperienza hanno un costo. Il sindaco e la maggioranza lo stanno pagando. Ora, però, in rigoroso ordine di responsabilità, il sindaco, ciascuna forza politica, ciascun consigliere comunale di maggioranza devono rendersi conto che l’apprendistato si è concluso. Che la città ha diritto al cambiamento, per ottenere il quale ha votato sindaco e maggioranza, e che questo cambiamento può essere attuato solo da un leader (il sindaco) e da una maggioranza che si comportino nel modo in cui la responsabilità di ciascuno esige.
Il popolo sovrano può pazientare per un breve periodo. Non è lecito né corretto politicamente né democratico chiedergli di pazientare a lungo.
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