Il difetto genetico dell'elezione del Sindaco di Alghero
La diretta investitura di Bruno non ha portato bene.
Carlo Mannoni |
Le cronache di questi giorni riportano le forti dichiarazioni di un importante politico del Pd rivolte al sindaco della città.
Ha poi continuato:
Massimo Zedda, però, a differenza del collega di Alghero, non ha minacciato le dimissioni.C'è molto da fare, ha detto, e lo faremo. E così si appresta a cambiare alcuni dei suoi collaboratori assessori ed a rilanciare l'azione di governo.
Cagliari insegna qualcosa? Premesso che Cagliari non è un laboratorio politico in cui tutto giri per il meglio, da lì viene però l'insegnamento che le critiche al primo cittadino, provenienti anche da ambienti che si collocano nel centro sinistra, non sono mai sterili giochi di potere se indirizzate, per il bene della città, al miglioramento dell'azione del sindaco. Ne ho fatte più d'una anch'io sul sito di Sardegna Democratica.
A Cagliari, però Zedda si "è fatto da solo". Da solo ha vinto le primarie e da solo, guidando i partiti della coalizione, ha battuto il fortissimo, in partenza, avversario del centro destra. Ad Alghero sappiamo tutti com'è andata. In città, è inutile negarlo, si è sempre parlato di un primo cittadino ombra, il vero sindaco, e del sindaco ufficiale, eletto, come puro delegato, su "investitura" dell'altro.
Perché meravigliarsi, dunque, degli accadimenti di questi giorni? Caduto l'alibi degli attacchi di Alghero Migliore e del consigliere Di Nolfo sulla questione Meta, si è capito subito che le minacce di dimissioni del sindaco-delegato erano rivolte essenzialmente al sindaco-ombra. Che ha reagito, come tutti abbiamo visto, dando addirittura il preavviso al sindaco cui evidentemente la delega-controllo stava ormai stretta.
Il rapporto vincente tra i due si è trasformato in poco tempo in un rapporto burrascoso ed ora, addirittura, in "non rapporto". Un difetto genetico, quello dell'elezione del sindaco su diretta investitura del potente politico locale, che non ha portato bene, né ne porterà d'ora innanzi, comunque questa crisi si risolva, alla città di Alghero.
“Vogliamo un nuovo patto con il sindaco", ha detto, "e il Pd deve avere un ruolo più importante nel governo della città. Ci deve essere maggiore fiducia verso un grande partito come il nostro. Prima di tutto bisogna definire un’agenda di governo che abbia al centro i problemi più urgenti della città. Serve quello che ho definito un assetto da guerra, da battaglia: qui non si può più aspettare, i risultati vanno raggiunti in tempi brevi da fissare subito"
Ha poi continuato:
"Serve una migliore comunicazione, anche per spiegare quel che di buono ha fatto sinora questa giunta e che rischia di perdersi nel marasma generale. Noi dobbiamo ascoltare di più i cittadini, dare maggiori risposte anche sui problemi del quotidiano: dalle buche nelle strade alla lotta al rumore"Ed ha poi concluso
"C’è bisogno di più reattività, bisogna definire immediatamente quali sono le priorità per la città e lavorare per risolverle. Il Comune non deve restare un ente isolato, ma deve cambiare passo anche migliorando il dialogo con la la Regione. Dobbiamo costruire insieme una nuova visione della città".No, non sono parole di Mario Bruno indirizzate al sindaco di Alghero, ma quelle del capogruppo del Pd nel Consiglio comunale di Cagliari rivolte al sindaco di quella città.
Massimo Zedda, però, a differenza del collega di Alghero, non ha minacciato le dimissioni.C'è molto da fare, ha detto, e lo faremo. E così si appresta a cambiare alcuni dei suoi collaboratori assessori ed a rilanciare l'azione di governo.
Cagliari insegna qualcosa? Premesso che Cagliari non è un laboratorio politico in cui tutto giri per il meglio, da lì viene però l'insegnamento che le critiche al primo cittadino, provenienti anche da ambienti che si collocano nel centro sinistra, non sono mai sterili giochi di potere se indirizzate, per il bene della città, al miglioramento dell'azione del sindaco. Ne ho fatte più d'una anch'io sul sito di Sardegna Democratica.
A Cagliari, però Zedda si "è fatto da solo". Da solo ha vinto le primarie e da solo, guidando i partiti della coalizione, ha battuto il fortissimo, in partenza, avversario del centro destra. Ad Alghero sappiamo tutti com'è andata. In città, è inutile negarlo, si è sempre parlato di un primo cittadino ombra, il vero sindaco, e del sindaco ufficiale, eletto, come puro delegato, su "investitura" dell'altro.
Perché meravigliarsi, dunque, degli accadimenti di questi giorni? Caduto l'alibi degli attacchi di Alghero Migliore e del consigliere Di Nolfo sulla questione Meta, si è capito subito che le minacce di dimissioni del sindaco-delegato erano rivolte essenzialmente al sindaco-ombra. Che ha reagito, come tutti abbiamo visto, dando addirittura il preavviso al sindaco cui evidentemente la delega-controllo stava ormai stretta.
Il rapporto vincente tra i due si è trasformato in poco tempo in un rapporto burrascoso ed ora, addirittura, in "non rapporto". Un difetto genetico, quello dell'elezione del sindaco su diretta investitura del potente politico locale, che non ha portato bene, né ne porterà d'ora innanzi, comunque questa crisi si risolva, alla città di Alghero.
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