Il Papa che vorrei
Pregavo perché il Conclave eleggesse un uomo capace di smontare l'intero apparato del Vaticano.
Claudia Crabuzza |
Mentre i cardinali sparivano dietro i portoni chiusi a scegliere il nuovo Papa, provavo a fare anche io, sperando di essere ascoltata, una preghiera da parte nostra. Da parte di noi non cattolici, non praticanti, non credenti.
La mia preghiera - che ho inviato alle mie divinità di riferimento - chiedeva che il Conclave, approfittando di questo perfetto momento di crisi e di passaggio tra due mondi, prendesse una decisione forte, rivoluzionaria.
Che scommettesse sul futuro eleggendo un Papa diverso, capace di smontare l'intero apparato del Vaticano e ricostruirne solo la parte necessaria, quella che ha a che fare con la fede, la speranza e la carità, tralasciando il potere, le banche, i conti segreti, la criminalità organizzata, le violenze e tutto ciò che per secoli ha caratterizzato la Chiesa dentro e intorno al Vaticano.
Un desiderio non del tutto impossibile. E soprattutto l'unico modo per questa religione per salvarsi davanti a milioni di fedeli che rapidamente abbandonano la nave, non sentendola più come una guida, ma troppo spesso come una vergogna.
Ho - a mio modo - pregato che il Papa scelto fosse il demolitore del vizio e dell'arroganza del potere gerarchico della Chiesa, e che lo facesse in un modo inequivocabile: chiudendo per sempre lo IOR e le fonti di accumulo di capitale e di speculazione, di cui la Chiesa è ricca, e riportandola a un livello di servizio e di sobrietà, dote apprezzata di questi tempi, e possibilmente di volontarietà: che continui ad offrire i suoi servigi, ma che accetti la libertà di ognuno di non partecipare, non farsi rappresentare, non essere contato.
Ho sperato che il Papa provasse a riguadagnare il rispetto della popolazione civile decidendo autonomamente di pagare allo Stato italiano le tasse sugli immobili di sua proprietà che non abbiano valore di luogo di culto, un patrimonio immenso, che altrimenti potrebbe mettere a disposizione gratuitamente per le numerose scuole o associazioni a scopo benefico che ne hanno estremo bisogno.
Ho - a mio modo - pregato che il Papa scelto fosse il demolitore del vizio e dell'arroganza del potere gerarchico della Chiesa, e che lo facesse in un modo inequivocabile: chiudendo per sempre lo IOR e le fonti di accumulo di capitale e di speculazione, di cui la Chiesa è ricca, e riportandola a un livello di servizio e di sobrietà, dote apprezzata di questi tempi, e possibilmente di volontarietà: che continui ad offrire i suoi servigi, ma che accetti la libertà di ognuno di non partecipare, non farsi rappresentare, non essere contato.
Ho sperato che il Papa provasse a riguadagnare il rispetto della popolazione civile decidendo autonomamente di pagare allo Stato italiano le tasse sugli immobili di sua proprietà che non abbiano valore di luogo di culto, un patrimonio immenso, che altrimenti potrebbe mettere a disposizione gratuitamente per le numerose scuole o associazioni a scopo benefico che ne hanno estremo bisogno.
Che decidesse di dare un segnale di umiltà assumendosi l'onere di stipendiare gli insegnanti di religione (che seleziona con metodi tutti personali) da inviare nelle scuole pubbliche italiane. Ma solo laddove venissero richiesti esplicitamente. Sarebbe ormai il tempo, infatti, che nelle scuole si insegnasse storia delle religioni, o integrazione culturale e religiosa, o qualunque materia che finalmente includa tutte le scelte possibili e tutte le identità di cui fortunatamente il Paese è fatto. E non parlo solo di quelle straniere: oggi ho più amici buddisti che cristiani.
Per affrontare il millennio che inizia, ho detto parlando con i miei amorevoli referenti spirituali, il nuovo Papa lo vorrei davvero coraggioso, capace di smarcarsi da chi l'ha preceduto, e con grande decisione. Chiudere con il Woityla vicino ai dittatori e lontano da Romero, il cardinale teologo della liberazione sparato dentro la sua chiesa di San Salvador, proprio a causa del mancato appoggio di quel Papa; lontano da Don Samuel Ruiz, il monsignore che ha lottato insieme alle popolazioni indigene del Chiapas, in perenne contrasto con i vertici ecclesiastici. Chiudere con il Wojtyla di Pio Laghi e di Marcinkus, della lotta al nemico comunista a qualunque prezzo, anche a costo del sacrificio di migliaia di giovani desaparecidos in America Latina o della sparizione di una ragazzina di nome Emanuela Orlandi, rapita in territorio vaticano con il coinvolgimento della banda della Magliana.
Così coraggioso da riaprire alla realtà e al mondo, chiudendo una volta per tutte con la conservazione e con il Ratzinger-pensiero: che smettesse subito di dire che gli omosessuali sono malati, che il preservativo non serve per l'AIDS, che una donna deve tenersi il marito sino alla morte. Oggi che la morte per mano del marito arriva per una donna ogni tre giorni, è il momento di dire alle donne: avete il diritto di difendere la vostra vita e quella dei vostri figli, dovete denunciare e riprendervi la serenità, non dovete più subire. Così coraggioso da smettere di escludere persone, imponendo regole etiche non più difendibili, e cominciare a includere tutti. Smettere addirittura di dare regole etiche. Potrebbe prendere spunto proprio dal buddismo, che lascia totale libertà, avvisando semplicemente che qualunque scelta provoca un effetto sulla propria esistenza e su quella degli altri. Puntare sulla capacità delle persone di crescere e di migliorare, non di avere sempre bisogno di fruste e minacce per non peccare più.
Ho creduto che per tutti questi motivi il prossimo Papa sarebbe dovuto venire dal posto più lontano dalla ricca Europa: l'Africa nera, per esempio. Lontano dalle elucubrazioni intellettuali e vicino alla Terra, alla povertà, ai deserti. Che conoscesse di persona la mancanza di acqua, di cibo, di salute. Che sapesse cosa significhi ottenere un brevetto gratuito per un farmaco, che avesse visto dal vivo cosa sia la morte di parto e la mortalità infantile diffusa. Che andasse oltre le ideologiche battaglie contro l'eutanasia, la fecondazione assistita, l'aborto e porgesse la mano alla vita vera, quella che sino ad ora il vertice del cristianesimo non ha difeso.
Così non sono stata del tutto scontenta dall'elezione di questo Papa. Aldilà delle riferite collusioni col regime argentino del '76, che pare siano state smentite in toto, e aldilà del fatto che le sue posizioni restano sufficientemente conservatrici, il nuovo Papa ha cominciato dando dei buoni segnali di modestia e di riduzione degli sfarzi. Ed è molto importante che venga dalla martoriata e risorta Argentina e dalla sorprendente America: la sua visione sarà certo più ampia e più comprensiva del mondo reale, un mondo che impone alla religione attenzione e rispetto. La scelta del suo nome è sembrata a tutti un chiaro impegno in questa direzione. Insomma, non siamo davanti alla realizzazione della mia preghiera di un paio di giorni fa, ma probabilmente siamo su una buona strada.
Per affrontare il millennio che inizia, ho detto parlando con i miei amorevoli referenti spirituali, il nuovo Papa lo vorrei davvero coraggioso, capace di smarcarsi da chi l'ha preceduto, e con grande decisione. Chiudere con il Woityla vicino ai dittatori e lontano da Romero, il cardinale teologo della liberazione sparato dentro la sua chiesa di San Salvador, proprio a causa del mancato appoggio di quel Papa; lontano da Don Samuel Ruiz, il monsignore che ha lottato insieme alle popolazioni indigene del Chiapas, in perenne contrasto con i vertici ecclesiastici. Chiudere con il Wojtyla di Pio Laghi e di Marcinkus, della lotta al nemico comunista a qualunque prezzo, anche a costo del sacrificio di migliaia di giovani desaparecidos in America Latina o della sparizione di una ragazzina di nome Emanuela Orlandi, rapita in territorio vaticano con il coinvolgimento della banda della Magliana.
Così coraggioso da riaprire alla realtà e al mondo, chiudendo una volta per tutte con la conservazione e con il Ratzinger-pensiero: che smettesse subito di dire che gli omosessuali sono malati, che il preservativo non serve per l'AIDS, che una donna deve tenersi il marito sino alla morte. Oggi che la morte per mano del marito arriva per una donna ogni tre giorni, è il momento di dire alle donne: avete il diritto di difendere la vostra vita e quella dei vostri figli, dovete denunciare e riprendervi la serenità, non dovete più subire. Così coraggioso da smettere di escludere persone, imponendo regole etiche non più difendibili, e cominciare a includere tutti. Smettere addirittura di dare regole etiche. Potrebbe prendere spunto proprio dal buddismo, che lascia totale libertà, avvisando semplicemente che qualunque scelta provoca un effetto sulla propria esistenza e su quella degli altri. Puntare sulla capacità delle persone di crescere e di migliorare, non di avere sempre bisogno di fruste e minacce per non peccare più.
Ho creduto che per tutti questi motivi il prossimo Papa sarebbe dovuto venire dal posto più lontano dalla ricca Europa: l'Africa nera, per esempio. Lontano dalle elucubrazioni intellettuali e vicino alla Terra, alla povertà, ai deserti. Che conoscesse di persona la mancanza di acqua, di cibo, di salute. Che sapesse cosa significhi ottenere un brevetto gratuito per un farmaco, che avesse visto dal vivo cosa sia la morte di parto e la mortalità infantile diffusa. Che andasse oltre le ideologiche battaglie contro l'eutanasia, la fecondazione assistita, l'aborto e porgesse la mano alla vita vera, quella che sino ad ora il vertice del cristianesimo non ha difeso.
Così non sono stata del tutto scontenta dall'elezione di questo Papa. Aldilà delle riferite collusioni col regime argentino del '76, che pare siano state smentite in toto, e aldilà del fatto che le sue posizioni restano sufficientemente conservatrici, il nuovo Papa ha cominciato dando dei buoni segnali di modestia e di riduzione degli sfarzi. Ed è molto importante che venga dalla martoriata e risorta Argentina e dalla sorprendente America: la sua visione sarà certo più ampia e più comprensiva del mondo reale, un mondo che impone alla religione attenzione e rispetto. La scelta del suo nome è sembrata a tutti un chiaro impegno in questa direzione. Insomma, non siamo davanti alla realizzazione della mia preghiera di un paio di giorni fa, ma probabilmente siamo su una buona strada.
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