La mischia di Maria Pia
La Giunta Lubrano ha fatto la cosa giusta.
Un bene comune vive tra due opposte tensioni: sono in più ad averne titolo d'uso, e però l'uso da parte loro mette a repentaglio il valore d'uso del bene, la sua conservazione, a volte la sua stessa sopravvivenza.
Senza regole d'uso tra gli utenti e senza meccanismi di controllo del loro rispetto, se possibile sostenuti da un clima di reciproca fiducia, questi beni facilmente periscono.
Gli impianti sportivi pubblici, e il campo di rugby di Maria Pia, sono in questo senso tecnico beni comuni.
Queste due tensioni richiedono che le regole d'uso garantiscano simultaneamente due cose: che il bene possa sopravvivere e preservare il suo valor d'uso, e allo stesso tempo che viga un qualche criterio di giustizia nell'attribuzione dei titoli d'uso tra diversi utenti.
Ho detto qualche criterio di giustizia, non necessariamente uguale titolo: ad esempio potrebbe essere ragionevole far riferimento a qualche principio di bisogno (che so, la squadra di serie A ha forse bisogni maggiori e più stringenti), o di utilità sociale. Specie se, come mi pare, in questo caso il "prodotto" che viene fuori dall'uso del campo non è strettamente un bene privato (di cui valore intrinseco le due società si appropriano interamente), ma è anche un servizio di pubblica utilità ed è a sua volta un bene pubblico: per esempio la squadra di serie A contribuisce di più al prestigio e alla notorietà del rugby, che contribuisce al reclutamento dei piccoli rugbisti dalla squadra giovanile, che contribuisce al rafforzamento e all'interesse per la squadra di serie A, che contribuisce al …
È spesso difficile se non impossibile costruire un quadro di regole senza conoscere come funziona il bene comune in questione, quali sono le velocità con le quali si consuma e ricostituisce, senza sapere quali debbano essere i limiti d'uso. Non capisco pressoché niente dei campi da rugby, ma mi parrebbe ovvio che come minimo gli orari non possano sovrapporsi, e alcuni rugbisti mi informano che per ricostituire il campo l'erba deve poter riposare.
Proprio perché occorre questa profonda conoscenza del bene, è difficile costruire un buon quadro di regole e meccanismi di controllo senza il contributo degli utenti. Così come spesso solo i pescatori hanno la profonda conoscenza delle dinamiche ambientali e biologiche di una baia pescosa, così sono gli utenti di un campo a conoscere meglio le sue caratteristiche, esigenze e possibili limiti d'uso. Per questo il contributo degli utenti è essenziale, e a volte potrebbe addirittura non servire una forte ingerenza delle istituzioni di governo. Non per niente, Elinor Ostrom ha vinto qualche anno fa un oscuro premio per averci bene spiegato molte di queste cose.
Ecco il dunque dunque: la Giunta Lubrano è stata saggia, prima, a stimolare per molti mesi le due società a trovare un accordo sull'utilizzo del campo che garantisca una sostenibile soddisfazione delle loro necessità. Ed ha fatto bene, poi, ad arrogarsi in campo in assenza dell'accordo, per evitare che il titolo d'uso del campo rimanga attribuito senza un chiaro e pubblicamente noto e difendibile criterio di giustizia.
Potrebbe non essere davvero molto importante per il nostro dibattito pubblico avvitarci tra la selva dei dettagli tecnici, amministrativi e legali: se tale o tal'altra convenzione è scaduta o no, se questa o quella frase del regolamento contempli questa o quell'altra cosa, se in passato ci sono stati abusi, eccessi e usi privatistici del campo e delle strutture annesse. Tutto ciò non è ovviamente del tutto superfluo, ma possiamo anche lasciare ai tecnici, amministrativi e legali a districarsi tra queste cose.
È essenziale invece ragionare dei principi e delle regole d'uso di ciascun bene che deteniamo in comune, per assicurarene simultaneamente la preservazione e un qualche principio di giustizia nell'accesso e nell'uso. Questo è il dibattito pubblico che dobbiamo avere.
In fatto del campo da rugby, la Giunta Lubrano ha fatto la cosa giusta: ha livellato il terreno di gioco, creando così le condizioni indispensabili per un buon accordo e per una giusta risoluzione della disputa.
Stavo per scrivere "Lubrano mette l'ovale al centro", ma non sono sicurissimo che sia così che inizia una partita di rugby. In ogni caso fischia e termina questa mischia, ed era la cosa giusta da fare.
Ivan Blečić |
Senza regole d'uso tra gli utenti e senza meccanismi di controllo del loro rispetto, se possibile sostenuti da un clima di reciproca fiducia, questi beni facilmente periscono.
Gli impianti sportivi pubblici, e il campo di rugby di Maria Pia, sono in questo senso tecnico beni comuni.
Queste due tensioni richiedono che le regole d'uso garantiscano simultaneamente due cose: che il bene possa sopravvivere e preservare il suo valor d'uso, e allo stesso tempo che viga un qualche criterio di giustizia nell'attribuzione dei titoli d'uso tra diversi utenti.
Ho detto qualche criterio di giustizia, non necessariamente uguale titolo: ad esempio potrebbe essere ragionevole far riferimento a qualche principio di bisogno (che so, la squadra di serie A ha forse bisogni maggiori e più stringenti), o di utilità sociale. Specie se, come mi pare, in questo caso il "prodotto" che viene fuori dall'uso del campo non è strettamente un bene privato (di cui valore intrinseco le due società si appropriano interamente), ma è anche un servizio di pubblica utilità ed è a sua volta un bene pubblico: per esempio la squadra di serie A contribuisce di più al prestigio e alla notorietà del rugby, che contribuisce al reclutamento dei piccoli rugbisti dalla squadra giovanile, che contribuisce al rafforzamento e all'interesse per la squadra di serie A, che contribuisce al …
È spesso difficile se non impossibile costruire un quadro di regole senza conoscere come funziona il bene comune in questione, quali sono le velocità con le quali si consuma e ricostituisce, senza sapere quali debbano essere i limiti d'uso. Non capisco pressoché niente dei campi da rugby, ma mi parrebbe ovvio che come minimo gli orari non possano sovrapporsi, e alcuni rugbisti mi informano che per ricostituire il campo l'erba deve poter riposare.
Proprio perché occorre questa profonda conoscenza del bene, è difficile costruire un buon quadro di regole e meccanismi di controllo senza il contributo degli utenti. Così come spesso solo i pescatori hanno la profonda conoscenza delle dinamiche ambientali e biologiche di una baia pescosa, così sono gli utenti di un campo a conoscere meglio le sue caratteristiche, esigenze e possibili limiti d'uso. Per questo il contributo degli utenti è essenziale, e a volte potrebbe addirittura non servire una forte ingerenza delle istituzioni di governo. Non per niente, Elinor Ostrom ha vinto qualche anno fa un oscuro premio per averci bene spiegato molte di queste cose.
Ecco il dunque dunque: la Giunta Lubrano è stata saggia, prima, a stimolare per molti mesi le due società a trovare un accordo sull'utilizzo del campo che garantisca una sostenibile soddisfazione delle loro necessità. Ed ha fatto bene, poi, ad arrogarsi in campo in assenza dell'accordo, per evitare che il titolo d'uso del campo rimanga attribuito senza un chiaro e pubblicamente noto e difendibile criterio di giustizia.
Potrebbe non essere davvero molto importante per il nostro dibattito pubblico avvitarci tra la selva dei dettagli tecnici, amministrativi e legali: se tale o tal'altra convenzione è scaduta o no, se questa o quella frase del regolamento contempli questa o quell'altra cosa, se in passato ci sono stati abusi, eccessi e usi privatistici del campo e delle strutture annesse. Tutto ciò non è ovviamente del tutto superfluo, ma possiamo anche lasciare ai tecnici, amministrativi e legali a districarsi tra queste cose.
È essenziale invece ragionare dei principi e delle regole d'uso di ciascun bene che deteniamo in comune, per assicurarene simultaneamente la preservazione e un qualche principio di giustizia nell'accesso e nell'uso. Questo è il dibattito pubblico che dobbiamo avere.
In fatto del campo da rugby, la Giunta Lubrano ha fatto la cosa giusta: ha livellato il terreno di gioco, creando così le condizioni indispensabili per un buon accordo e per una giusta risoluzione della disputa.
Stavo per scrivere "Lubrano mette l'ovale al centro", ma non sono sicurissimo che sia così che inizia una partita di rugby. In ogni caso fischia e termina questa mischia, ed era la cosa giusta da fare.
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