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Risvolti promozionali positivi con Saluzzi a Meta
Ma secondo il coordinatore cittadino del Pdl Mario Conoci non dovevano essere escluse le imprese.
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Mario Conoci |
«La Fondazione Meta è diventata l'oggetto di una contrapposizione politica, interna alla maggioranza e ampiamente sottolineata dalla opposizione, della quale avremmo tutti volentieri fatto a meno».
Così il coordinatore cittadino Mario Conoci in una nota: «Bisogna sottolineare l'impegno che comunque è stato posto in questo periodo, fra mille difficoltà, dai collaboratori della fondazione che ha comunque consentito di svolgere funzioni essenziali che non potevano essere interrotte».
Secondo Conoci sulla presidenza alla Saluzzi «si potrà essere d'accordo o meno ma l'efficacia promozionale che avrà la sua nomina potrebbe anche avere risvolti positivi».
«Evidentemente non è un presidente operativo che si occuperà della gestione quotidiana, ma potrebbe essere un presidente di immagine in grado di avere relazioni positive al di fuori della nostra città. Naturalmente se la nomina della Saluzzi fosse, come sembra, solo un po di vernice fresca su una casa che sta crollando servirebbe solo a rinviare i problemi della maggioranza e a far fuggire dopo poco tempo la neo presidente».
Il fatto grave invece, a detta del portavoce Pdl, consiste « nell'aver escluso completamente dal cda di Meta la rappresentanza dei nostri imprenditori turistici e degli altri comparti che con l'attività di programmazione turistica interagiscono ormai stabilmente come i nostri commercianti ed artigiani».
«Meta - spiega Conoci - è nata anche perché fosse il luogo nel quale il comune ed i privati insieme programmassero e realizzassero la promozione e l'accoglienza della città. Il luogo nel quale ci fosse il reale coinvolgimento nelle responsabilità e nelle scelte che riguardano il turismo e la cultura, quindi le nostre principali risorse di sviluppo. L'aver escluso i nostri imprenditori, rappresentati nel precedente cda dal presidente del Consorzio Turistico Riviera del Corallo, è un passo indietro grave e preoccupante che sottolinea come spesso parlare di partecipazione e praticare la partecipazione siano due cose diverse».
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