Alghero e la legge finanziaria regionale 2013
Come fare per rendere spendibili i 1,2 miliardi in più rispetto ai vincoli del Patto di stabilità?
Carlo Mannoni |
Un aneddoto, un classico sulla Regione di un tempo, racconta di un noto onorevole-assessore regionale di Sorso che, mentre un altissimo dirigente regionale gli illustrava le complessa manovra del bilancio di quell'anno, che lo stesso uomo politico si apprestava a presentare in giunta, aveva esclamato: va tutto bene, ma per Sorso c'è qualcosa?
Altri tempi ed altra congiuntura. Viene però anche a noi da domandarci, dopo la recente conferenza stampa di Mario Bruno, Carlo Sechi e il sindaco Lubrano sulle attese di Alghero per la finanziaria regionale 2013 di prossima approvazione, se nel bilancio di quest'anno ci sarà qualcosa per Alghero.
Quel "qualcosa" non è un regalo, sia chiaro, o una gentile elargizione che la città si aspetta dalla Regione, ma un suo preciso diritto. Penso, solo per parlare di cose decise nel 2008 dalla giunta regionale di allora, ai fondi per il porto, a quelli per Fertilia o, ancora, a quelli destinati alla realizzazione del nuovo ospedale. Letteralmente scomparsi.
Tornando alla domanda, essa non è posta a caso, ove si pensi che per i vincoli del Patto di stabilità la Regione potrà erogare quest'anno, a parte la spesa sanitaria e i fondi europei, soltanto 2,510 miliardi, contro i 2,766 miliardi del 2012 , ed i 3,093 del 2011. Mentre potrà assumere impegni di spesa per lo stesso importo di 2,510 miliardi contro i 3,473 miliardi dello scorso anno ed i 3,779 del 2011.
E' un disastro per il sistema degli enti locali, delle famiglie e delle imprese, una sorta di razionamento di beni di prima necessità con relativa carta annonaria di antica memoria. Quindi una Regione che avrà obiettive difficoltà ad attuare politiche di spesa effettive, con un accentuato potere discrezionale per il presidente della Regione nel decidere quali spese, comprese quelle del passato, da mettere a pagamento.
Lo stesso presidente chiede allo Stato di poter spendere 1,2 miliardi in più dei 2, 510 disponibili pur sapendo che, in questa contingenza, la risposta sarà negativa e la Regione dovrà necessariamente adeguarsi. Appaiono quindi come mera propaganda sia le minacce allo Stato che le promesse alla Sardegna, da parte di Cappellacci, di voler violare i vincoli del Patto di stabilità. In tal caso saremmo, infatti, sommersi da sanzioni (riduzione dei trasferimenti statali) pari ai maggiori importi erogati.
Come fare, allora, per rendere spendibili i 1,2 miliardi in più rispetto ai vincoli del Patto di stabilità, dando anche ad Alghero qualche chance, dato che così si incrementerebbe del 48% le capacità di spesa della Regione oggi ferma, appunto, a 2,510 miliardi?
Si dovrebbe agire, almeno per un triennio, tanto quanto durerà il ferreo limite della spesa pubblica, sul sistema di contabilità regionale, neutralizzando, per le funzioni decentrate, il passaggio dei fondi da Regione a enti locali. Una sorta di patto contabile tra Regione, provincie e comuni con i pagamenti degli enti locali disposti su un conto della Regione aperto presso la propria Tesoreria, e quindi contabilizzati solo una volta e non due, come ora avviene.
Il sistema da me suggerito, che ha trovato attuazione nel passato con la legge regionale n. 45 del 1976, implica, però, una robusta organizzazione da parte della Regione oggi peraltro facilitata dagli avanzati sistemi informatici e dai relativi collegamenti tra Regione, comuni e provincie. A giorni il Consiglio regionale inizierà l'esame della legge finanziaria.Vale la pena di fermarsi un attimo a riflettere, la politica e la burocrazia in primis, dato che è come se fossimo in guerra ed in guerra nessuno può chiedere di star comodo nelle retrovie.
Altri tempi ed altra congiuntura. Viene però anche a noi da domandarci, dopo la recente conferenza stampa di Mario Bruno, Carlo Sechi e il sindaco Lubrano sulle attese di Alghero per la finanziaria regionale 2013 di prossima approvazione, se nel bilancio di quest'anno ci sarà qualcosa per Alghero.
Quel "qualcosa" non è un regalo, sia chiaro, o una gentile elargizione che la città si aspetta dalla Regione, ma un suo preciso diritto. Penso, solo per parlare di cose decise nel 2008 dalla giunta regionale di allora, ai fondi per il porto, a quelli per Fertilia o, ancora, a quelli destinati alla realizzazione del nuovo ospedale. Letteralmente scomparsi.
Tornando alla domanda, essa non è posta a caso, ove si pensi che per i vincoli del Patto di stabilità la Regione potrà erogare quest'anno, a parte la spesa sanitaria e i fondi europei, soltanto 2,510 miliardi, contro i 2,766 miliardi del 2012 , ed i 3,093 del 2011. Mentre potrà assumere impegni di spesa per lo stesso importo di 2,510 miliardi contro i 3,473 miliardi dello scorso anno ed i 3,779 del 2011.
E' un disastro per il sistema degli enti locali, delle famiglie e delle imprese, una sorta di razionamento di beni di prima necessità con relativa carta annonaria di antica memoria. Quindi una Regione che avrà obiettive difficoltà ad attuare politiche di spesa effettive, con un accentuato potere discrezionale per il presidente della Regione nel decidere quali spese, comprese quelle del passato, da mettere a pagamento.
Lo stesso presidente chiede allo Stato di poter spendere 1,2 miliardi in più dei 2, 510 disponibili pur sapendo che, in questa contingenza, la risposta sarà negativa e la Regione dovrà necessariamente adeguarsi. Appaiono quindi come mera propaganda sia le minacce allo Stato che le promesse alla Sardegna, da parte di Cappellacci, di voler violare i vincoli del Patto di stabilità. In tal caso saremmo, infatti, sommersi da sanzioni (riduzione dei trasferimenti statali) pari ai maggiori importi erogati.
Come fare, allora, per rendere spendibili i 1,2 miliardi in più rispetto ai vincoli del Patto di stabilità, dando anche ad Alghero qualche chance, dato che così si incrementerebbe del 48% le capacità di spesa della Regione oggi ferma, appunto, a 2,510 miliardi?
Si dovrebbe agire, almeno per un triennio, tanto quanto durerà il ferreo limite della spesa pubblica, sul sistema di contabilità regionale, neutralizzando, per le funzioni decentrate, il passaggio dei fondi da Regione a enti locali. Una sorta di patto contabile tra Regione, provincie e comuni con i pagamenti degli enti locali disposti su un conto della Regione aperto presso la propria Tesoreria, e quindi contabilizzati solo una volta e non due, come ora avviene.
Il sistema da me suggerito, che ha trovato attuazione nel passato con la legge regionale n. 45 del 1976, implica, però, una robusta organizzazione da parte della Regione oggi peraltro facilitata dagli avanzati sistemi informatici e dai relativi collegamenti tra Regione, comuni e provincie. A giorni il Consiglio regionale inizierà l'esame della legge finanziaria.Vale la pena di fermarsi un attimo a riflettere, la politica e la burocrazia in primis, dato che è come se fossimo in guerra ed in guerra nessuno può chiedere di star comodo nelle retrovie.
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