Corsi e ricorsi storici
La politica italiana restaura uno dei monumenti più celebri del nostro paese: l'Arco Costituzionale.
Enrico Muttoni |
Non saprei dire se qualcuno se ne sia accorto, ma nei giorni scorsi la politica italiana ha completato la riedificazione ed il restauro di uno dei monumenti più celebri del nostro paese: l'Arco Costituzionale.
Ai più giovani è necessario spiegare che quest'edificio, che reggeva la prima Repubblica, era formato da tutti i partiti presenti in parlamento, tranne uno: il Movimento Sociale Italiano, i fascisti, per farla breve.
Sotto questa costruzione potè essere praticata la politica spartitoria tra DC, PCI, PSI e partiti minori che sarebbe durata fino a tangentopoli, e che, lungi dal cessare, riprese sotto altre forme.
Chi ha una normale memoria può ricordare la ghettizzazione mediatica e politica alla quale fuono costretti Giorgio Almirante ed il suo delfino, Gianfranco Fini. Una segregazione politica autentica, che aveva anche il pregio di escludere da qualsiasi nomina di carattere politico chiunque facesse outing dichiarando simpatie di destra.
Berlusconi sdoganò i missini, con sagacia e lungimiranza, lodandone l'onestà. Infatti, avendo le mani legate, non le avevano potute fino a quel momento allungare sulla cosa pubblica. Dell'arco costituzionale non si
sentí più parlare.
sentí più parlare.
Fino ai giorni nostri, durante i quali il posto del Movimento Sociale è stato preso da un altro, quello a cinque stelle. E il non essere al riparo dell'arco costituzionale è quello che accade oggi agli eletti del M5S, i quali vengono tacciati di ignoranza, incapacità e inesperienza politica.
I loro elettori, poi, avrebbero fatto meglio a starsene a casa, anziché azzardarsi a votare per degli sconosciuti. Si distingue in questo atteggiamento, con finto stupore e supponenza altoatesina, Lilli Gruber. Che riesce sempre a fare il coro unitamente ad altri personaggi, tra i quali devo con dispiacere annoverare anche Beppe Severgnini, il quale ha recentemente smarrito, speriamo per breve tempo, il suo montanelliano equilibrio politico.
Devo dire che, finora, tutti i grillini eletti hanno mostrato, durante le interviste che ho avuto modo di vedere, una esemplare proprietà di linguaggio, una apprezzabile serenità, e una buona dose di coerenza.
Devo dire che, finora, tutti i grillini eletti hanno mostrato, durante le interviste che ho avuto modo di vedere, una esemplare proprietà di linguaggio, una apprezzabile serenità, e una buona dose di coerenza.
Evidentemente ciò manda in bestia le testate televisive e di stampa, per non parlare dei tre partiti che stanno tentando, appunto, di rimettere in piedi l'arco costituzionale (o il mausoleo Napolitano, se vogliamo mantenere l'immagine architettonica).
I quali partiti dovrebbero, oltre a controllare preventivamente le facce di coloro che mandano in TV, ricordarsi che gli elettori del M5S, fino a cinque anni fa, votavano qualcun altro, invece che farli passare per pezzenti rivoluzionari d'accatto, se non peggio. E i loro dirigenti dovrebbero pure rendersi conto del ridicolo di cui si vanno coprendo quando cercano di giustificare il megaimbroglio col quale tentano di portare al
governo Enrico Letta.
governo Enrico Letta.
Bisogna riconoscere, a questo proposito, le spettacolose doti di imbonitore di Silvio Berlusconi, il quale, se riuscirà a mantenere in vigore il porcellum, ha enormi possibilità di diventare il successore di
Giorgio Napolitano.
Giorgio Napolitano.
E il PD? Il PD, semplicemente, non è. Fa pena vedere lo sconforto di una miriade di elettori rappresentati da una classe dirigente capace di redigere uno statuto e contemporaneamente ignorarlo solo per mantenere i privilegi della nomenklatura.
Fa rabbia veder introdurre uno strumento di democrazia come le primarie, ed usarlo solo per contare i nemici interni. Fanno sorridere, poi, gli appelli al rinnovamento, all'unità, e alla coesione, senza averli fatti precedere da qualche gesto significativo, quale il ritiro dei rappresentanti nelle province, la riduzione degli emolumenti, o l'azzeramento della fondazione Montepaschi. Nemmeno le dimissioni di Benedetto
XVI sono servite da lezione.
XVI sono servite da lezione.
E mentre Berlusconi cura maniacalmente l'aspetto, il lessico e la gestualità dei suoi droni televisivi, il PD non trova di meglio che farsi rappresentare da Fassina. Tutto questo scenario ha per cupo sfondo la
totale mancanza di idee strategiche per tentare di uscire dalla morsa di una crisi che, bisogna riconoscere, non è solo italiana. Eppure basterebbe dire: usciamo dalla dipendenza petrolifera, modernizziamo i trasporti locali, difendiamo i nostri prodotti dalla concorrenza sleale, ed avremmo uno straccio di programma, e qualche prospettiva vera.
totale mancanza di idee strategiche per tentare di uscire dalla morsa di una crisi che, bisogna riconoscere, non è solo italiana. Eppure basterebbe dire: usciamo dalla dipendenza petrolifera, modernizziamo i trasporti locali, difendiamo i nostri prodotti dalla concorrenza sleale, ed avremmo uno straccio di programma, e qualche prospettiva vera.
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