Alghero città ambientale?
Il mare soffre di una malattia contagiosa, quella dell'uomo, che con le sue azioni ed omissioni ne pregiudica la salute.
Carlo Mannoni |
Solo una strana coincidenza poteva far cadere negli stessi giorni l'intitolazione, con solenne cerimonia pubblica, della nuova passeggiata sul mare alla città di Barcellona con la pubblicazione dell'ordinanza comunale relativa al divieto di balneazione lungo un tratto di arenile, della lunghezza di circa 400 metri, nella zona di S Giovanni prospiciente la stessa passeggiata.
Faccio subito una premessa: la giunta attuale poco c'entra con il divieto di balneazione appena ordinato, trattandosi di atto dovuto in relazione ai parametri di balneabilità delle acque, violati nei tre anni precedenti. Fatta la premessa torniamo alla coincidenza di cui sopra.
La passeggiata ex Busquet trae il suo "fascino" dalla sua relazione col mare. Credo che in questo suo rapporto risieda la ragione progettuale dell'opera. Un continuum con la promenade storica di Alghero che dal colle El Tro' si snoda, vis à vis col mare, sino ad arrivare al porto, passando per i lungomari Valencia e Dante ed i bastioni Colombo, Marco Polo, Pigafetta e Magellano.
Il mare è dunque il riferimento essenziale per quelle opere; senza il mare le opere stesse non avrebbero ragione di esistere o se esistenti perderebbero la totalità del loro fascino per assumere la veste di anonime circonvallazioni cittadine.
Ed allora veniamo al mare dal quale Alghero trae non solo la sua bellezza ma la sua stessa ragione di esistere, compresa quella economica, per dir subito che quel mare è oggi ammalato come non mai. Soffre di una malattia contagiosa, quella dell'uomo, che con le sue azioni ed omissioni ne pregiudica la salute.
Ed all'uomo egli restituisce fedelmente e senza fare sconti, come uno specchio, ogni suo misfatto, ogni sua trascuratezza, ogni sua non ponderata decisione. Così ad Alghero, dopo ogni pioggia primaverile ed estiva, ci deliziamo, mi si perdoni l'ironia, delle diverse tonalità di marrone che lo stesso mare assume, oltre agli annessi e connessi che quella marea accompagnano.
Della marea gialla sappiamo tutto ed è diventata il nuovo abito di Alghero per la primavera e l'estate, una sorta di prêt à porter mal ridotto che la città smette nelle stagioni autunnale ed invernale per indossarlo ancora nelle due successive e poi a seguire come prima, senza che una sorta di sarto si sia preso cura sinora, con opportune sforbiciate e ricuciture, di restituirgli l'eleganza di un tempo.
C'è poi il rito di S.Giovanni a mare: a giugno i fuochi con la festa religiosa, a maggio l'inevitabile ordinanza con i divieti di balneazione.Un evento accidentale e non prevedibile? Non scherziamo, perché il canale, come tutti sanno, scarica a mare ben altro che le sole "acque bianche" per cui sarebbe abilitato.
Tre emergenze per Alghero che ormai emergenze non sono più tanto sono diventate ordinarie. Se riuscissimo a superarle potremmo partire da li, con una raccolta dei rifiuti efficiente e moderna, come nelle città europee più avanzate, per costruire Alghero come città ambientale.
Un sogno, o forse solo un progetto che ha bisogno di teste per essere pensato e di gambe per essere portato avanti. Quanto Pil turistico, e quindi occupazione, guadagnerebbe la città se potesse fregiarsi del titolo di "città ambientale"? E quanto Pil turistico perde oggi, anche rispetto all'ordinarietà, a causa del degrado del suo bene più prezioso?
Faccio subito una premessa: la giunta attuale poco c'entra con il divieto di balneazione appena ordinato, trattandosi di atto dovuto in relazione ai parametri di balneabilità delle acque, violati nei tre anni precedenti. Fatta la premessa torniamo alla coincidenza di cui sopra.
La passeggiata ex Busquet trae il suo "fascino" dalla sua relazione col mare. Credo che in questo suo rapporto risieda la ragione progettuale dell'opera. Un continuum con la promenade storica di Alghero che dal colle El Tro' si snoda, vis à vis col mare, sino ad arrivare al porto, passando per i lungomari Valencia e Dante ed i bastioni Colombo, Marco Polo, Pigafetta e Magellano.
Il mare è dunque il riferimento essenziale per quelle opere; senza il mare le opere stesse non avrebbero ragione di esistere o se esistenti perderebbero la totalità del loro fascino per assumere la veste di anonime circonvallazioni cittadine.
Ed allora veniamo al mare dal quale Alghero trae non solo la sua bellezza ma la sua stessa ragione di esistere, compresa quella economica, per dir subito che quel mare è oggi ammalato come non mai. Soffre di una malattia contagiosa, quella dell'uomo, che con le sue azioni ed omissioni ne pregiudica la salute.
Ed all'uomo egli restituisce fedelmente e senza fare sconti, come uno specchio, ogni suo misfatto, ogni sua trascuratezza, ogni sua non ponderata decisione. Così ad Alghero, dopo ogni pioggia primaverile ed estiva, ci deliziamo, mi si perdoni l'ironia, delle diverse tonalità di marrone che lo stesso mare assume, oltre agli annessi e connessi che quella marea accompagnano.
Della marea gialla sappiamo tutto ed è diventata il nuovo abito di Alghero per la primavera e l'estate, una sorta di prêt à porter mal ridotto che la città smette nelle stagioni autunnale ed invernale per indossarlo ancora nelle due successive e poi a seguire come prima, senza che una sorta di sarto si sia preso cura sinora, con opportune sforbiciate e ricuciture, di restituirgli l'eleganza di un tempo.
C'è poi il rito di S.Giovanni a mare: a giugno i fuochi con la festa religiosa, a maggio l'inevitabile ordinanza con i divieti di balneazione.Un evento accidentale e non prevedibile? Non scherziamo, perché il canale, come tutti sanno, scarica a mare ben altro che le sole "acque bianche" per cui sarebbe abilitato.
Tre emergenze per Alghero che ormai emergenze non sono più tanto sono diventate ordinarie. Se riuscissimo a superarle potremmo partire da li, con una raccolta dei rifiuti efficiente e moderna, come nelle città europee più avanzate, per costruire Alghero come città ambientale.
Un sogno, o forse solo un progetto che ha bisogno di teste per essere pensato e di gambe per essere portato avanti. Quanto Pil turistico, e quindi occupazione, guadagnerebbe la città se potesse fregiarsi del titolo di "città ambientale"? E quanto Pil turistico perde oggi, anche rispetto all'ordinarietà, a causa del degrado del suo bene più prezioso?
Per arrivarci dovremmo fare preliminarmente due cose. La prima è cominciare ad inaugurare non solo le nuove opere ma anche gli effetti negativi sulla natura generati dall'azione dell'uomo. Stessa cerimonia e stessi partecipanti con fasce tricolori al seguito. Pensate a Maria Pia con le autorità che tagliano il nastro dell'ennesima marea gialla puntualmente arrivata in primavera e con i discorsi di illustrazione delle origini e degli effetti del fenomeno.
La seconda è costruire un progetto di città ambientale, che non sia, quindi, solo quello urbanistico, che coinvolga l'intera popolazione. Un sogno, forse, ma senza i sogni dell'uomo oggi non sarei qua scrivere questo pezzo sul mio iPad ed a inviarlo in tempo reale alla redazione.
La seconda è costruire un progetto di città ambientale, che non sia, quindi, solo quello urbanistico, che coinvolga l'intera popolazione. Un sogno, forse, ma senza i sogni dell'uomo oggi non sarei qua scrivere questo pezzo sul mio iPad ed a inviarlo in tempo reale alla redazione.
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