Giù le mani da Maria Pia
In atto un tentativo molto concreto di riempire di cemento la fascia costiera.
Antonio Budruni |
In questi giorni, si sta chiedendo ai cittadini algheresi – ma anche a tutti quelli che amano la città, senza esserne residenti – di sottoscrivere una petizione per destinare l’area di Maria Pia a parco urbano.
Si tratta di una scelta obbligata, a mio avviso, se si ha cuore il destino della città di Alghero e la prospettiva di uno sviluppo sostenibile, duraturo e per tutti.
Perché questo appello? Perché è in atto un tentativo molto concreto – ci sono in ballo 135 milioni di euro di capitali privati – di riempire di cemento la fascia costiera di Maria Pia e di privatizzarla, sottraendola ai legittimi proprietari: tutti gli algheresi.
Come sempre, in situazioni di crisi, è difficile affrontare ragionamenti articolati ed è difficile argomentare proposte finalizzate alla tutela dell’interesse generale.
In questo caso, è obbligatorio tentare, perché la posta in gioco è molto alta. Partiamo allora da questioni che tutti – ma proprio tutti – sono in grado di comprendere e valutare.
La prima: la marea gialla. Negli ultimi anni, questo fenomeno sconosciuto si è abbattuto sulle estati algheresi, facendo scappare letteralmente la numerosa clientela che prendeva d’assalto le spiagge e le dune di Maria Pia. Come mai, solo negli ultimi anni è apparso questo fenomeno? Perché gli algheresi hanno consentito che un’amministrazione miope e incapace decidesse di costruire il depuratore a San Marco e di far arrivare le acque depurate ( 20.000 litri al giorno) nella laguna del Calic. Tutto ciò ha determinato un processo di proliferazione algale talmente elevato da compromettere l’ecosistema della laguna e, quindi, la comparsa, sempre più frequente, della colorazione gialla delle acque antistanti la spiaggia di Maria Pia. Quando, poi, nei picchi di presenze turistiche (luglio-agosto) il depuratore non riesce a svolgere la sua funzione per eccesso di conferimenti, il Calick riceve anche le acque non depurate e, quindi, materia fecale che fa bella mostra di sé davanti agli esterrefatti turisti.
Tutto ciò non è conseguenza di fenomeni naturali, ma frutto di incultura, incapacità politica e amministrativa e, soprattutto, noncuranza dell’interesse generale. Se la responsabilità principale è da addebitare all’amministrazione Tedde, quella secondaria è interamente ascrivibile agli algheresi che, per disinteresse, superficialità, noncuranza e disinformazione non si sono opposti alla realizzazione di quella dannosissima opera pubblica che, oggi, contribuisce in maniera decisiva alla crisi del nostro turismo. Magari, coloro che adesso scoprono con orrore che il loro futuro imprenditoriale è a rischio, allora applaudivano all’operato della giunta.
Oggi, incapaci di imparare dalle esperienze reali, molti algheresi – per disinteresse, superficialità, noncuranza o disinformazione – stanno rischiando di commettere un altro gravissimo errore non opponendosi alla proposta di costruzione di nuove strutture ricettive a Maria Pia.
Coloro che avanzano questa proposta non pensano, naturalmente, all’interesse generale, ma a quello di pochi, pochissimi disinvolti imprenditori che mirano ad arricchirsi utilizzando le nostre proprietà (l’area di Maria Pia, ricordo, è pubblica; quindi di tutti noi). E, naturalmente, questi imprenditori – e gli eventuali amministratori che concedessero le autorizzazioni alla costruzione su quell’area – non si pongono il problema delle conseguenze che tali interventi edificatori potrebbero causare all’intera area (laguna del Calic, sistema dunale, pineta ecc.), già fortemente degradata dalle immissioni del depuratore di Alghero, di depuratori di comuni limitrofi, di strutture produttive, di costruzioni già inserite, di moli, dagli interramenti e da tutti gli altri danni causati a questi ambiti naturali delicatissimi dall’insipienza, dall’avidità e dall’incultura dilaganti.
La scelta del Parco pubblico è, dunque, l’unica in grado di coniugare il rispetto che è dovuto al sistema dunale algherese, creato nei millenni dalla laguna del Calic, e l’interesse collettivo. L’unico, tra l’altro, che può consentire la qualificazione di un’area strategica del nostro territorio di pregio per il benessere degli algheresi e per la creazione di un’area polifunzionale per il turismo.
Qualsiasi altra destinazione sarebbe dannosa, deleteria e punitiva per la città ed i suoi abitanti.
Per questo è importante firmare la petizione che da qualche giorno trovate in rete. Firmarla è un dovere civico, un contributo concreto per la difesa degli interessi di tutti noi. È la via maestra per scongiurare speculazioni dei soliti noti su aree che sono di tutti e non possono né devono essere, in alcun modo, privatizzate.
Si tratta di una scelta obbligata, a mio avviso, se si ha cuore il destino della città di Alghero e la prospettiva di uno sviluppo sostenibile, duraturo e per tutti.
Perché questo appello? Perché è in atto un tentativo molto concreto – ci sono in ballo 135 milioni di euro di capitali privati – di riempire di cemento la fascia costiera di Maria Pia e di privatizzarla, sottraendola ai legittimi proprietari: tutti gli algheresi.
Come sempre, in situazioni di crisi, è difficile affrontare ragionamenti articolati ed è difficile argomentare proposte finalizzate alla tutela dell’interesse generale.
In questo caso, è obbligatorio tentare, perché la posta in gioco è molto alta. Partiamo allora da questioni che tutti – ma proprio tutti – sono in grado di comprendere e valutare.
La prima: la marea gialla. Negli ultimi anni, questo fenomeno sconosciuto si è abbattuto sulle estati algheresi, facendo scappare letteralmente la numerosa clientela che prendeva d’assalto le spiagge e le dune di Maria Pia. Come mai, solo negli ultimi anni è apparso questo fenomeno? Perché gli algheresi hanno consentito che un’amministrazione miope e incapace decidesse di costruire il depuratore a San Marco e di far arrivare le acque depurate ( 20.000 litri al giorno) nella laguna del Calic. Tutto ciò ha determinato un processo di proliferazione algale talmente elevato da compromettere l’ecosistema della laguna e, quindi, la comparsa, sempre più frequente, della colorazione gialla delle acque antistanti la spiaggia di Maria Pia. Quando, poi, nei picchi di presenze turistiche (luglio-agosto) il depuratore non riesce a svolgere la sua funzione per eccesso di conferimenti, il Calick riceve anche le acque non depurate e, quindi, materia fecale che fa bella mostra di sé davanti agli esterrefatti turisti.
Tutto ciò non è conseguenza di fenomeni naturali, ma frutto di incultura, incapacità politica e amministrativa e, soprattutto, noncuranza dell’interesse generale. Se la responsabilità principale è da addebitare all’amministrazione Tedde, quella secondaria è interamente ascrivibile agli algheresi che, per disinteresse, superficialità, noncuranza e disinformazione non si sono opposti alla realizzazione di quella dannosissima opera pubblica che, oggi, contribuisce in maniera decisiva alla crisi del nostro turismo. Magari, coloro che adesso scoprono con orrore che il loro futuro imprenditoriale è a rischio, allora applaudivano all’operato della giunta.
Oggi, incapaci di imparare dalle esperienze reali, molti algheresi – per disinteresse, superficialità, noncuranza o disinformazione – stanno rischiando di commettere un altro gravissimo errore non opponendosi alla proposta di costruzione di nuove strutture ricettive a Maria Pia.
Coloro che avanzano questa proposta non pensano, naturalmente, all’interesse generale, ma a quello di pochi, pochissimi disinvolti imprenditori che mirano ad arricchirsi utilizzando le nostre proprietà (l’area di Maria Pia, ricordo, è pubblica; quindi di tutti noi). E, naturalmente, questi imprenditori – e gli eventuali amministratori che concedessero le autorizzazioni alla costruzione su quell’area – non si pongono il problema delle conseguenze che tali interventi edificatori potrebbero causare all’intera area (laguna del Calic, sistema dunale, pineta ecc.), già fortemente degradata dalle immissioni del depuratore di Alghero, di depuratori di comuni limitrofi, di strutture produttive, di costruzioni già inserite, di moli, dagli interramenti e da tutti gli altri danni causati a questi ambiti naturali delicatissimi dall’insipienza, dall’avidità e dall’incultura dilaganti.
La scelta del Parco pubblico è, dunque, l’unica in grado di coniugare il rispetto che è dovuto al sistema dunale algherese, creato nei millenni dalla laguna del Calic, e l’interesse collettivo. L’unico, tra l’altro, che può consentire la qualificazione di un’area strategica del nostro territorio di pregio per il benessere degli algheresi e per la creazione di un’area polifunzionale per il turismo.
Qualsiasi altra destinazione sarebbe dannosa, deleteria e punitiva per la città ed i suoi abitanti.
Per questo è importante firmare la petizione che da qualche giorno trovate in rete. Firmarla è un dovere civico, un contributo concreto per la difesa degli interessi di tutti noi. È la via maestra per scongiurare speculazioni dei soliti noti su aree che sono di tutti e non possono né devono essere, in alcun modo, privatizzate.
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