La censura non è mai la risposta giusta
Dalla parte della Presidente Boldrini e contro la censura.
Come sapete, sto con Brunetta, figurarsi se non sto dalla
parte della Presidente Boldrini.
La Rete si può paragonare a un’enorme città, anzi a un insieme di città diverse di epoche diverse, tutte che hanno anche delle fogne e degli abitatori delle fogne. Pazzi, esibizionisti, ignoranti, mistificatori, razzisti, nazisti, xenofobi e soprattutto violenti con i deboli e con le donne.
In queste fogne si agitano pulsioni e passioni invereconde, piene di rancori. Del resto quando nel lontano 1991 queste passioni ebbero la prima esplosione mediatica con il microfono aperto di Radio radicale ci fu stupore, ma si capirono molte cose.
Nel nostro piccolo lo possiamo vedere in alcuni dei commenti che vi sono anche su media seri. Vi sono diverse politiche editoriali, da quelle più restrittive, anche se “aperte”, di questo “giornale” in cui scrivo, a quelle che non prevedono nessun controllo o sono meno interventiste. Ciascuno dei media decide la sua politica editoriale e – come ho già detto – io sono a favore di una politica di saggio controllo.
Ma non vorrei che qualcuno decidesse quale politica editoriale devono avere tutti i media. Insomma sono contro qualsiasi censura in rete (e anche fuori).
Per varie ragioni, non ultima quelle che non funzionano. Ma prima di tutte quella che ogni censura rischia di prendere la mano, oggettivamente, e che il senso del limite varia troppo da persona a persona.
Istigazione all'odio razziale e sessuale sono reati: quando e come si può si perseguano anche severamente, ma non manderei birri nelle osterie per arrestare o tacitare chi dice che “gli zingari vanno bruciati”.
Quindi – se fossi nella Presidente Boldrini, di cui capisco il disgusto – non chiederei censure.
Tutti noi dobbiamo lavorare per risanare le fogne o almeno per evitare che i miasmi ci avvelenino; dobbiamo farlo in primo luogo imponendo che il linguaggio “normale” sia depurato dalle sue connotazioni violente e discriminatorie.
Arnaldo 'Bibo' Cecchini |
La Rete si può paragonare a un’enorme città, anzi a un insieme di città diverse di epoche diverse, tutte che hanno anche delle fogne e degli abitatori delle fogne. Pazzi, esibizionisti, ignoranti, mistificatori, razzisti, nazisti, xenofobi e soprattutto violenti con i deboli e con le donne.
In queste fogne si agitano pulsioni e passioni invereconde, piene di rancori. Del resto quando nel lontano 1991 queste passioni ebbero la prima esplosione mediatica con il microfono aperto di Radio radicale ci fu stupore, ma si capirono molte cose.
C’è in queste esplosioni e in quelle in rete che colpiscono
la Presidente Boldrini in quanto donna, con il profluvio di nefandezze e luoghi
comuni dell’immaginario maschilista, l’esplosione delle frustrazioni e della
miseria culturale.
Nel nostro piccolo lo possiamo vedere in alcuni dei commenti che vi sono anche su media seri. Vi sono diverse politiche editoriali, da quelle più restrittive, anche se “aperte”, di questo “giornale” in cui scrivo, a quelle che non prevedono nessun controllo o sono meno interventiste. Ciascuno dei media decide la sua politica editoriale e – come ho già detto – io sono a favore di una politica di saggio controllo.
Ma non vorrei che qualcuno decidesse quale politica editoriale devono avere tutti i media. Insomma sono contro qualsiasi censura in rete (e anche fuori).
Per varie ragioni, non ultima quelle che non funzionano. Ma prima di tutte quella che ogni censura rischia di prendere la mano, oggettivamente, e che il senso del limite varia troppo da persona a persona.
Istigazione all'odio razziale e sessuale sono reati: quando e come si può si perseguano anche severamente, ma non manderei birri nelle osterie per arrestare o tacitare chi dice che “gli zingari vanno bruciati”.
Quindi – se fossi nella Presidente Boldrini, di cui capisco il disgusto – non chiederei censure.
Tutti noi dobbiamo lavorare per risanare le fogne o almeno per evitare che i miasmi ci avvelenino; dobbiamo farlo in primo luogo imponendo che il linguaggio “normale” sia depurato dalle sue connotazioni violente e discriminatorie.
Nessuna censura in rete, ma un cordone sanitario per
Borghezio, nessuna censura in rete, ma che nessun giornalista, nessun
consigliere si permetta di invocare la morte per gli zingari; siccome puzzano
di fogna se ne stiano fuori dalle nostre case pubbliche.
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