Quella voglia di farsi giustizia da soli
Si tratta di una patologia sociale, una sorta di nevrosi collettiva, dinanzi alla quale è necessario non tacere.
La ragazzina, come leggiamo sulla stampa, si era quasi certamente ferita da sola, presa da uno spirito di autolesionismo che qualche volta troviamo nei giovani con problemi di adattamento sociale e familiare.
Il giovane incappucciato, il presunto autore della violenza sulla minore, è dunque esistito solo nella fantasia della giovane.
Eppure la sua figura, assai sfumata nel racconto della ragazza, ha costituito, per qualche giorno, una figura reale per la comunità algherese.
Inseguita dagli inquirenti e, non meno, anche da settori dell'opinione pubblica cittadina, la figura dell'uomo incappucciato ha finito per essere quasi reale.
Tanto reale che su facebook si è scatenata la caccia all'uomo. Curiosità estrema o voglia di farsi giustizia da se in ossequio ad una presunta giustizia sociale "fai da te"? Necessità di rimuovere quanto prima dalla coscienza collettiva la figura minacciosa dell'assalitore o paura, conscia e inconscia, dell'uomo misterioso?
Credo sia accaduto un poco di tutto questo. Qualcuno, però, ha invocato la legge del taglione. Via le mani, tagliate di netto, all'anonimo incappucciato che aveva ferito alle 8 del mattino, nel centro storico di Alghero, la ragazza tredicenne.
Una corsa alla "giustizia ci penso io", rimbalzata soprattutto su facebook. Diteci chi è, che ci pensiamo noi! Il nome, dateci il nome! Questa a domanda/esortazione più ripetuta in questi ultimi giorni. Tra i giovani , per fortuna una parte minoritaria ma pur sempre presente, una corsa a diventar sceriffi, in uno spirito di emulazione incontenibile.
C'è in questo atteggiamento di giustizia privata con conseguente condanna e pena corporale immediata e proporzionata all'offesa, una forma di violenza, reattiva ma sempre violenza, analoga a quella che si vorrebbe perseguire. Si tratta di una patologia sociale, una sorta di nevrosi collettiva, dinanzi alla quale è necessario non tacere.
Non parlarne, con una sola alzata di spalle a voler significare che tutto ciò non ci riguarda, significherebbe nasconderne l'esistenza e ciò sarebbe, per una società che si considera sana, un male ancora peggiore.
Per fortuna la ragazzina ha detto in seguito la verità. L'uomo incappucciato armato di taglierino era solo un'invenzione e la sua ombra ha smesso di aggirarsi per Alghero. Immagino però cosa sarebbe potuto succedere a qualche innocente sospettato del misfatto, una sorta di Girolimoni dei nostri giorni, lasciato alla giustizia privata di qualcuno convinto di agire in nome e per il bene di tutti.
Carlo Mannoni |
Il giovane incappucciato, il presunto autore della violenza sulla minore, è dunque esistito solo nella fantasia della giovane.
Eppure la sua figura, assai sfumata nel racconto della ragazza, ha costituito, per qualche giorno, una figura reale per la comunità algherese.
Inseguita dagli inquirenti e, non meno, anche da settori dell'opinione pubblica cittadina, la figura dell'uomo incappucciato ha finito per essere quasi reale.
Tanto reale che su facebook si è scatenata la caccia all'uomo. Curiosità estrema o voglia di farsi giustizia da se in ossequio ad una presunta giustizia sociale "fai da te"? Necessità di rimuovere quanto prima dalla coscienza collettiva la figura minacciosa dell'assalitore o paura, conscia e inconscia, dell'uomo misterioso?
Credo sia accaduto un poco di tutto questo. Qualcuno, però, ha invocato la legge del taglione. Via le mani, tagliate di netto, all'anonimo incappucciato che aveva ferito alle 8 del mattino, nel centro storico di Alghero, la ragazza tredicenne.
Una corsa alla "giustizia ci penso io", rimbalzata soprattutto su facebook. Diteci chi è, che ci pensiamo noi! Il nome, dateci il nome! Questa a domanda/esortazione più ripetuta in questi ultimi giorni. Tra i giovani , per fortuna una parte minoritaria ma pur sempre presente, una corsa a diventar sceriffi, in uno spirito di emulazione incontenibile.
C'è in questo atteggiamento di giustizia privata con conseguente condanna e pena corporale immediata e proporzionata all'offesa, una forma di violenza, reattiva ma sempre violenza, analoga a quella che si vorrebbe perseguire. Si tratta di una patologia sociale, una sorta di nevrosi collettiva, dinanzi alla quale è necessario non tacere.
Non parlarne, con una sola alzata di spalle a voler significare che tutto ciò non ci riguarda, significherebbe nasconderne l'esistenza e ciò sarebbe, per una società che si considera sana, un male ancora peggiore.
Per fortuna la ragazzina ha detto in seguito la verità. L'uomo incappucciato armato di taglierino era solo un'invenzione e la sua ombra ha smesso di aggirarsi per Alghero. Immagino però cosa sarebbe potuto succedere a qualche innocente sospettato del misfatto, una sorta di Girolimoni dei nostri giorni, lasciato alla giustizia privata di qualcuno convinto di agire in nome e per il bene di tutti.
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