I mercati nel fortino di Montalbano
Roberta Papette |
Si tratta di una lunga storia fatta di infuocate discussioni tra dirigenti comunali e dicontinue e rumorose esplosioni lungo le antiche mura. Gli accesi dibattiti argomentavano a favore dell’abbattimento delle fortificazioni perché, ormai prive di una funzione militare, divenivano sempre più un ostacolo al progresso della città e al commercio con l’esterno.
Si legge nei documenti che solo nel 1867 Alghero cessò di essere considerata una fortezza militare e solo da allora i Consiglieri Comunali poterono iniziare la futura e tanto desiderata espansione urbanistica.
In pochi anni seguì l’approvazione di un Piano Regolatore d’Ingrandimento e la delibera che favoriva l’abbattimento di gran parte delle storiche mura aprendo grandi e arieggiati passaggi verso i verdi campi esterni.
Alghero aveva subito nel tempo un forte incremento demografico, le sue abitazioni erano state sopraelevate e le sue vie, strette e buie, erano diventate terribilmente umide e malsane. La popolazione avvertiva sempre più il bisogno di un progresso materiale e sociale manifestando continuamente un grande disagio e soprattutto la necessità di aprirsi al territorio circostante. L’espansione della città avrebbe consentito di creare un grande centro commerciale e sociale fuori dalle mura.
Dopo tanti secoli, la paura “dell’esterno” che aveva determinato la costruzione delle torri e delle fortificazioni lasciava posto ad un ardente desiderio di comunicazione e di libertà. Nei Consigli Comunali si dichiarava solennemente che ogni barriera fisica o psicologica doveva essere abbattuta.
Nei secoli precedenti, la vendita dei prodotti locali come verdure, carni e pesce era stata organizzata direttamente sulle strade utilizzando delle basse tettoie in legno o delle caratteristiche tende che ingombravano fastidiosamente le strette vie interne alla città. I bui e angusti negozi, oltre ai magazzini dell’antico centro citati nei documenti erano quasi interamente occupati dalle merci e non possedevano la circolazione dell’aria necessaria per la vendita.
Finalmente, il 2 Agosto 1869 una Commissione Municipale individuò un sito idoneo alla costruzione di un pubblico mercato nell’area del fortino di Montalbano, adiacente alla torre di Porta Terra.
Secondo la relazione della Commissione il sito si prestava bene alla formazione di un mercato perché collocato nella parte più alta e ventilata della città. Nel tempo, inoltre, il mercato avrebbe potuto aumentare le sue dimensioni in proporzione al crescere dei bisogni del paese.
Nel 1890-91 Il Sindaco diede il via alla demolizione del bastione Montalbano utilizzando scrupolosamente la manovalanza dei numerosi disoccupati cittadini.
Tre anni dopo, nel Capitolato d’appalto del 10 Febbraio 1894, l’impiegato tecnico Antonio Musso compilò una relazione nella quale si descrissero i materiali da utilizzare per la realizzazione della prima tettoia da costruirsi contro il muro della Caserma dei Carabinieri: “… una muratura in cantoni lavorati per il sostegno della tettoia, una copertura in legno, un gradino esterno e una soglia, dei ciottoli di mare per il selciato e infine una muratura per la parete di cinta”.
Secondo il Musso, il pubblico avrebbe avuto ingresso dalla via Simon mediante un adattamento del sottovolta già ingresso al bastione. Il vasto magazzino adiacente al nuovo recinto sarebbe stato destinato alla vendita del grano.
Con i primi anni del novecento il piccolo mercato divenne nuovamente insufficiente per accogliere i generi di prima necessità venduti al popolo. Un altro tratto di area designata all’uso di mercato venne chiusa e recintata, ma secondo i dirigenti dell’epoca il piccolo mercato continuava ad essere troppo angusto e limitato.
Seguirono anni in cui il comune cercò faticosamente di recuperare i fondi necessari per la demolizione di un altro tratto di bastione e nel 1904 deliberò un nuovo ampliamento del piccolo mercato.
Fu l’ingegner Sebastiano Urtis ad occuparsi del progetto di massima rispettando le regole della nuova e moderna architettura. Nel 1905 l’ingegnere dichiarò di voler riutilizzare il pietrame proveniente dalla demolizione dei bastioni e di voler destinare almeno otto o dieci botteghe alla vendita delle carni bovine. Per gli altri generi alimentari come il pane o le verdure si potevano utilizzare leggere tettoie o semplici
loggiati di protezione. Ancora oggi leggiamo in Archivio le trattative per l’acquisto delle colonnine in ghisa o i banchi in ferro o in marmo.
Dal 1909 in poi il progetto si ingrandì prevedendo la costruzione di un mercato principale di forma quadrata e di uno aperto per i cereali. Centinaia di discussioni, calcoli, trattative di acquisto e variazioni progettuali vennero scrupolosamente conservate nel prezioso Archivio Comunale algherese.
I travagliati lavori si conclusero nel 1915 sotto la direzione dell’ingegner Calciati che permise alla città di spostare il suo nuovo centro nel grande mercato. Pur subendo altre modifiche, la struttura così concepita nei decenni successivi continuò ad essere uno dei centri economici pulsanti della vita algherese.
Verso la fine degli anni novanta, moderni interventi di riqualifica dell’area mercato di via Sassari e dell’attigua superficie denominata “Officina Comunale” ne hanno rivalutato l’antica funzione. Il programma di recupero ha restituito alla città uno dei complessi monumentali più significativi dell’epoca, sottolineando con forza il valore di luogo pubblico sempre più fondamentale per la città.
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