Genoveffa torna nel Sinis
Sequestrate due tartarughe dell'Aquarium. L'Enpa canta vittoria.
La tartaruga gigante è stata sequestrata e accompagnata nel centro di accoglienza per la fauna marina del Sinis.
Era già successo nel luglio 2011, il tribunale l'aveva restituita al proprietario qualche mese dopo.
Questa volta è stata portata via dalla struttura di via XX Settembre anche una tartaruga alligatore.
Un vero e proprio blitz. A metà della scorsa settimana il direttore dell'Aquarium Sergio Caminiti si è trovato di fronte una ventina di persone tra tecnici del ministero dell'Ambiente, agenti del Corpo Forestale e veterinari.
Le verifiche sono andate avanti per ore. L'acqua della vasca in cui nuotava la caretta caretta appariva torbida ed è stato appurato che la testuggine non viveva in un ambiente idoneo. Un altro passo falso del titolare dell'esposizione di fauna marina è l'aver messo in vendita l'esemplare protetto in barba alle indicazioni che vietano lo sfruttamento commerciale di questa specie protetta.
«Non lo sapevo - si difende Caminiti - l'avrei data via anche a un prezzo simbolico. Volevo cederla a un acquario più grande, dove avrebbe potuto vivere meglio, inserita in vasche molto più capienti della mia». Intanto dovrà giustificarsi di fronte all'accusa di maltrattamento di animale. Ma non si arrende. Si prepara a continuare la battaglia legale perché le due testuggini tornino ad Alghero. In particolare confida in un esito positivo per la tartaruga alligatore, di origini sud americane, acquistata nel 1991: «Non è una specie protetta - spiega Caminiti - ma è stata classificata tra gli animali pericolosi e avrei dovuto denunciarne la detenzione quando è entrata in vigore la legge».
Il sequestro è scattato anche in seguito ad alcune denunce presentate dall'Ente nazionale protezione animali. L'associazione e l'Ospedale delle tartarughe di Bagnoli hanno offerto il proprio supporto al Servizio Cites del Corpo Forestale per un programma finalizzato alla riabilitazione e alla reintroduzione di Genoveffa nell'ambiente naturale.
«Non lo sapevo - si difende Caminiti - l'avrei data via anche a un prezzo simbolico. Volevo cederla a un acquario più grande, dove avrebbe potuto vivere meglio, inserita in vasche molto più capienti della mia». Intanto dovrà giustificarsi di fronte all'accusa di maltrattamento di animale. Ma non si arrende. Si prepara a continuare la battaglia legale perché le due testuggini tornino ad Alghero. In particolare confida in un esito positivo per la tartaruga alligatore, di origini sud americane, acquistata nel 1991: «Non è una specie protetta - spiega Caminiti - ma è stata classificata tra gli animali pericolosi e avrei dovuto denunciarne la detenzione quando è entrata in vigore la legge».
Il sequestro è scattato anche in seguito ad alcune denunce presentate dall'Ente nazionale protezione animali. L'associazione e l'Ospedale delle tartarughe di Bagnoli hanno offerto il proprio supporto al Servizio Cites del Corpo Forestale per un programma finalizzato alla riabilitazione e alla reintroduzione di Genoveffa nell'ambiente naturale.
«Il mio più grande auspicio - dice il direttore scientifico dell'Enpa Ilaria Ferri - è che Genoveffa possa essere restituita al mare e che il proprietario della struttura, cui sono stati contestati i reati di maltrattamento e di detenzione incompatibile, e al quale potranno essere contestati anche altri reati, sia chiamato a rendere conto delle sue responsabilità».
Genoveffa da 34 anni era tra le attrazioni dell'acquario algherese. Era stata donata a Caminiti da un pescatore, alla fine degli anni '70, quando ancora non esistevano le leggi di tutela della specie. Quando è stata trovata era in fin di vita, con un amo da palamito per pesce spada conficcato in gola e un filo di nylon che le avvolgeva collo e pinne.
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