Il Ministro Cancellieri inaugura il Museo sulla Memoria della colonia penale di Tramariglio
Sarà intitolato all’agente di custodia Giuseppe Tomasiello.
Casa Gioiosa, sede del Parco di Porto Conte |
Sarà inaugurato martedì prossimo 9 luglio a partire dalle 16,30 il museo della memoria della colonia penale di Tramariglio.
Uno spazio espositivo allestito all’interno dell’ex carcere che oggi ospita la sede del Parco naturale regionale di Porto Conte.
Al taglio del nastro inaugurale sarà presente il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri. La struttura museale inoltre sarà intitolata alla memoria dell’agente di custodia Giuseppe Tomasiello ucciso da un detenuto il 24 gennaio del 1960, durante un tentativo di evasione.
L'apertura di questo nuovo spazio culturale fa parte di un progetto di recupero degli archivi di un ex carcere ad opera di un gruppo di detenuti, in articolo 21.
Il carcere nasce nel 1941 come centro di rieducazione e segregazione dei detenuti inserito nell’ampio programma di colonizzazione del territorio già sperimentato altrove in Sardegna. Per vent’anni, l’area è stata utilizzata per ospitare complessivamente circa 5mila detenuti che sotto sorveglianza lavoravano nei campi e la sera facevano ritorno al villaggio ed in particolare alla Diramazione Centrale.
Nel 1963 l’amministrazione penitenziaria abbandonò tutti gli stabili e trasferì nelle diverse carceri della Sardegna e in Italia i detenuti, gli agenti di custodia e tutti coloro che vi lavoravano.
Nel 1963 l’amministrazione penitenziaria abbandonò tutti gli stabili e trasferì nelle diverse carceri della Sardegna e in Italia i detenuti, gli agenti di custodia e tutti coloro che vi lavoravano.
Da allora, l’insieme delle strutture ha subito un generale degrado dovuto all’abbandono, ancora oggi piuttosto evidente in molti edifici mai più utilizzati.
La struttura dove è ospitata la sede del Parco è stata recuperata grazie ad un finanziamento della Regione Sardegna, con vincolo di destinazione d’uso a sede del Parco e dal 2007, vi sono stati localizzati gli uffici dell'area protetta.
Per dare anche un'anima al luogo la direzione del Parco ha da subito pianificato la nascita di un museo del carcere e da oltre un anno è attivo un progetto di recupero degli archivi (che erano stati abbandonati negli scantinati umidi del carcere di San Sebastiano, in condizioni di forte degrado).
Sei detenuti che, dopo uno specifico corso di formazione, hanno lavorato quotidianamente presso la sede di Tramariglio per poi fare rientro la sera nel carcere di San Sebastiano. E’ stato fatto veramente un imponente lavoro di ricerca di documenti, fascicoli e articoli delle cronache del tempo, pulizia, scannerizzazione e archiviazione del materiale, che ha fatto riemergere tutta la storia umana inedita di Tramariglio: ritmi di vita dei detenuti, storia delle evasioni, racconti sulle attività lavorative, la vita sociale dei secondini, lettere, poesie, racconti, ecc.
Ad oggi sono stati ripuliti, schedati ed esposti 1190 registri e 290 fascicoli (corrispondenti a 52 metri lineari di documentazione) e si sta redigendo un elenco informatico delle unità, propedeutico al riordino virtuale delle serie archivistiche.
Inoltre è stato recuperato del materiale "storico", come manette, divise, oggetti dei detenuti, utensili da lavoro. Il lavoro ha inoltre permesso ai detenuti di accrescere le loro competenze informatiche (hanno acquisito la qualifica), favorendone un prossimo reinserimento lavorativo.
L'aspetto più innovativo del progetto riguarda proprio il coinvolgimento dei detenuti anche nella fase di interpretazione ed elaborazione dei fatti e degli episodi, dove riescono a mettere a disposizione la loro esperienza di vita vissuta, di errori e punizioni.
Il Museo sarà intitolato a Giuseppe Tomasiello, nato a Benevento il 3 maggio 1933, ucciso in servizio nella colonia penale di Tramariglio.
Il 22 gennaio 1960 l’agente fu incaricato di scortare il detenuto Edoardo Corsi, addetto alla mansione di elettricista. Il recluso doveva scontare diversi anni per numerose condanne, tra le quali una per furto sacrilego. Al mattino l’agente Tomasiello e il detenuto uscirono per raggiungere la cabina elettrica situata sulla falda del monte Timidone. Al momento della distribuzione del pasto nella sede centrale della colonia, i due non fecero più ritorno. Inizialmente nessuno si accorse dell’assenza, perché diverse volte il detenuto consumava il pasto sul posto di lavoro, rientrando per l’ora di cena.
Nel pomeriggio cominciarono a manifestarsi i primi campanelli di allarme e scattarono subito le ricerche. Partiti diversi agenti trovarono a poca distanza, l’agente Tomasiello sanguinante, con un’impressionante ferita alla testa. Ma di Corsi non c’era traccia. Desideroso di evadere, aveva colpito alle spalle il giovane militare con una mazza che il recluso usava per le riparazioni alla linea elettrica. L’agente, immediatamente soccorso da alcuni colleghi, fu caricato sulle spalle e condotto sino alla strada, per essere trasportato all’ospedale di Alghero. Mori il 24 gennaio 1960, due giorni dopo, senza aver ripreso conoscenza.
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