Un tempo non propizio
Non sarà che la natura, umanizzatasi, ha preso ad ingannarci?
In questa primo pomeriggio algherese datato 8 luglio 2013, denso di borbottii di tuono, il cielo si è fatto improvvisamente scuro, quasi ad annunciare un'imminente autunno. Ed invece siamo appena agli inizi dell'estate!
Eppure ieri sera il tramonto, nel suo rosso sfavillante quasi a rappresentare un'eruzione vulcanica prorompente dai rilievi che portano a Capo Caccia, ci annunciava il bel tempo.
In questa primo pomeriggio algherese datato 8 luglio 2013, denso di borbottii di tuono, il cielo si è fatto improvvisamente scuro, quasi ad annunciare un'imminente autunno. Ed invece siamo appena agli inizi dell'estate!
Eppure ieri sera il tramonto, nel suo rosso sfavillante quasi a rappresentare un'eruzione vulcanica prorompente dai rilievi che portano a Capo Caccia, ci annunciava il bel tempo.
"Rosso di sera, buon tempo si spera", recitava infatti la saggezza degli antichi.
Ma che succede allora? Non sarà che la natura, umanizzatasi, ha preso ad ingannarci? Una volta i pescatori che prendevano quotidianamente il mare nelle turbolente acque dello Stretto di Bonifacio solevano scrutare il cielo, al tramonto, per sapere se all'alba del giorno seguente il tempo sarebbe stato per loro propizio. Altro che modelli matematici: il patto era che la natura mai avrebbe tradito!
No, rispondo subito, la natura non si è umanizzata e non è ingannevole. Siamo noi, infatti, ad aver umanizzato al peggio la natura. I meno giovani ricorderanno il famoso scritto di Pasolini del 1975 sulle lucciole scomparse, uccise dalle luci accecanti della modernità.Pasolini non era contro la modernità ma contro la disumanità che da essa scaturiva. Cosa avrebbe scritto oggi il grande intellettuale ed artista del scolo scorso?
Oggi ci mancano, eccome, le lucciole di Pasolini e ciò non certo per colpa della natura. Viviamo, infatti, in un'epoca altamente tecnologica che semplifica, certamente, i rapporti interpersonali, ma dove l'umanità sembra, però, perduta per sempre.Davanti alle scorciatoie della tecnologia, che tutto facilita in termini di conoscenza, ci siamo illusi di contare qualcosa e di essere padroni coscienti del mondo che ci circonda, quali attori partecipi di una democrazia solida.
Tutto, infatti, doveva essere più facile per noi soggetti decisori ed attori attivi di questa democrazia formale che nasce nel nostro paese o città, si sviluppa nella regione, si espande nello stato per diffondersi poi nella grande federazione degli stati europei. Ma così non è stato.
Da meri consumatori apparentemente "informati" abbiamo preso a fidarci di questa "grande democrazia" e dei suoi padri "nobili" e la sera abbiamo smesso di consultare il cielo al tramonto fidandoci dell'ombrello protettivo della tecnologica e dell'economia infinitamente in espansione come il nostro universo, che ci ha fatto andare a letto, la notte, sicuri che qualsiasi cosa fosse accaduto nel mondo noi non ne saremmo stati colpiti.
Poi d'un tratto con un clic su un tasto di un computer collocato in un punto qualsiasi del pianeta, assieme a tanti altri clic su altri tasti di altrettanto lontani computer, qualcuno ha deciso per noi e della nostra vita. Il grande amministratore delegato ha stabilito che l'impresa e la fabbrica chiuderà, che il nostro posto di lavoro e' stato spostato a 1000 chilometri di distanza, e che d'ora in poi saremo solo un dato statistico da considerare nelle politiche assistenziali, ottimisticamente chiamate di "riconversione" o di "reimpiego".
Dal sole siamo passati, d'un tratto, al tuono, come questa mattina ad Alghero, ed alla pioggia conseguente. Abbiamo così perso la sicurezza di un tempo ed ora pensiamo con paura ed apprensione al futuro. E se cerchiamo l'ombrello su cui tanto avevamo contato ci accorgiamo che non s'apre, che non funziona se non come bastone per sorreggerci in questa zoppia collettiva.
Mentre termino questo pezzo il tempo ad Alghero è migliorato ed è tornato il sole.Sarà così anche per la nostra Italia e per gli italiani che non hanno lavoro o che lo avevano e lo hanno perso? Oppure sarà un vero autunno che precede, a sua volta, un lungo ed inclemente inverno?
Chissà se chi ci governa avrà cura di trattarci almeno da "consumatori realmente informati" raccontando come sta davvero la nostra finanza pubblica, essendo noi passati, in pochi mesi, dai fondamentali economici positivi (!) del duo Berlusconi-Tremonti dei primi del 2011, all'Italia non più in grado di pagare gli stipendi di Monti, nel dicembre dello stesso anno.
Ma che succede allora? Non sarà che la natura, umanizzatasi, ha preso ad ingannarci? Una volta i pescatori che prendevano quotidianamente il mare nelle turbolente acque dello Stretto di Bonifacio solevano scrutare il cielo, al tramonto, per sapere se all'alba del giorno seguente il tempo sarebbe stato per loro propizio. Altro che modelli matematici: il patto era che la natura mai avrebbe tradito!
No, rispondo subito, la natura non si è umanizzata e non è ingannevole. Siamo noi, infatti, ad aver umanizzato al peggio la natura. I meno giovani ricorderanno il famoso scritto di Pasolini del 1975 sulle lucciole scomparse, uccise dalle luci accecanti della modernità.Pasolini non era contro la modernità ma contro la disumanità che da essa scaturiva. Cosa avrebbe scritto oggi il grande intellettuale ed artista del scolo scorso?
Oggi ci mancano, eccome, le lucciole di Pasolini e ciò non certo per colpa della natura. Viviamo, infatti, in un'epoca altamente tecnologica che semplifica, certamente, i rapporti interpersonali, ma dove l'umanità sembra, però, perduta per sempre.Davanti alle scorciatoie della tecnologia, che tutto facilita in termini di conoscenza, ci siamo illusi di contare qualcosa e di essere padroni coscienti del mondo che ci circonda, quali attori partecipi di una democrazia solida.
Tutto, infatti, doveva essere più facile per noi soggetti decisori ed attori attivi di questa democrazia formale che nasce nel nostro paese o città, si sviluppa nella regione, si espande nello stato per diffondersi poi nella grande federazione degli stati europei. Ma così non è stato.
Da meri consumatori apparentemente "informati" abbiamo preso a fidarci di questa "grande democrazia" e dei suoi padri "nobili" e la sera abbiamo smesso di consultare il cielo al tramonto fidandoci dell'ombrello protettivo della tecnologica e dell'economia infinitamente in espansione come il nostro universo, che ci ha fatto andare a letto, la notte, sicuri che qualsiasi cosa fosse accaduto nel mondo noi non ne saremmo stati colpiti.
Poi d'un tratto con un clic su un tasto di un computer collocato in un punto qualsiasi del pianeta, assieme a tanti altri clic su altri tasti di altrettanto lontani computer, qualcuno ha deciso per noi e della nostra vita. Il grande amministratore delegato ha stabilito che l'impresa e la fabbrica chiuderà, che il nostro posto di lavoro e' stato spostato a 1000 chilometri di distanza, e che d'ora in poi saremo solo un dato statistico da considerare nelle politiche assistenziali, ottimisticamente chiamate di "riconversione" o di "reimpiego".
Dal sole siamo passati, d'un tratto, al tuono, come questa mattina ad Alghero, ed alla pioggia conseguente. Abbiamo così perso la sicurezza di un tempo ed ora pensiamo con paura ed apprensione al futuro. E se cerchiamo l'ombrello su cui tanto avevamo contato ci accorgiamo che non s'apre, che non funziona se non come bastone per sorreggerci in questa zoppia collettiva.
Mentre termino questo pezzo il tempo ad Alghero è migliorato ed è tornato il sole.Sarà così anche per la nostra Italia e per gli italiani che non hanno lavoro o che lo avevano e lo hanno perso? Oppure sarà un vero autunno che precede, a sua volta, un lungo ed inclemente inverno?
Chissà se chi ci governa avrà cura di trattarci almeno da "consumatori realmente informati" raccontando come sta davvero la nostra finanza pubblica, essendo noi passati, in pochi mesi, dai fondamentali economici positivi (!) del duo Berlusconi-Tremonti dei primi del 2011, all'Italia non più in grado di pagare gli stipendi di Monti, nel dicembre dello stesso anno.
Attendiamo, dunque, di sapere che sarà di noi, ma soprattutto di riprendere un cammino interrotto verso un benessere sociale diffuso. Ma se scrutiamo il cielo, come i pescatori dello Stretto di Bonifacio, il tempo che ci aspetta non ci appare propizio.
Altri in
Recenti in
Recenti in
Commenti