Via l'Iva e tutti più ricchi
Carlo Mannoni |
I negozianti hanno chiarito che è solo una provocazione: si tratta di sconti promozionali sulla merce venduta per far toccare con mano alla clientela cosa accadrebbe con la Zona franca integrale e con l'abolizione in Sardegna dell'Iva.
Lo studente, chiamato a svolgere il compito in classe su tale clamorosa notizia, all'oscuro della colossale bugia con conseguente presa in giro del popolo sardo del presidente della Regione, si lancerebbe in una sorta di trionfale commento alla storica rivoluzione fiscale che, nella storia, potrebbe essere ricordata come "i moti fiscali di Sassari del 2013", dopo quelli antifeudali del 1795.
Chi non è d'accordo, infatti, nel fare gli acquisti con lo sconto del 21 per cento? E chi non è altrettanto d'accordo nel vendere la propria merce con l'identico sconto quando lo sconto lo fa lo Stato rinunciando ai suoi tributi? Penso tutti, nessuno escluso: un successo quindi.
E chi non esulterebbe sapendo che si è tornati indietro di 100 anni, prima della Grande guerra, quando le imposte indirette, come l'Iva, ancora non esistevano?
Infatti é solo negli anni '20 che fu istituita l'"imposta unica sugli scambi commerciali", poi sostituita, nel 1940, dall'Ige, l'imposta generale sull'entrata, alla quale subentrò nel 1973 l'Iva, l'attuale imposta sul valore aggiunto.
L'Iva porta allo Stato italiano un'entrata annua (dato 2012) di 116 miliardi: di tale cifra lo Stato stesso non solo non può fare a meno, ma è addirittura in procinto di portare l'aliquota massima dal 21 al 22%. Si tratta di una fonte di entrata indispensabile che costituisce il 28% circa delle entrate tributarie statali.La scommessa del nostro futuro è, pertanto, quella di ridurre le aliquote a misure ragionevoli e non certamente quella di abolire il tributo.
Lo stesso tributo porta annualmente alla Regione un'entrata di 2 miliardi pari ai 9/10 del gettito del tributo stesso in Sardegna che, con le entrate delle accise, pari a 800 milioni, che lo stesso Cappellacci vorrebbe abolire, a parole, assieme all'Iva, porta l'entra annuale di queste due tipologie di tributi a 2,8 miliardi, ovvero il 40% delle voci del bilancio gestibile della Regione. Anche la Regione non può, dunque, fare a meno di tali introiti, a meno di volerla chiudere domani stesso e con essa affondare i comuni dell'Isola che dal bilancio regionale traggono importanti risorse.
Il comune di Alghero ad esempio, dove scrivo questo intervento, su un totale delle entrate del 2012, pari a 60 milioni circa, ha acquisito dalla Regione risorse finanziarie pt 14,5 milioni, che costituiscono quasi un quarto del totale delle entrate stesse. Senza tali entrate addio servizi e opere pubbliche, assistenza sociale, lotta alla povertà, aiuti alla scuola, cantieri di lavoro ed altro.
Ma lo stratega Cappellacci ci rassicura che con la Zona franca integrale saremo tutti keynesianamente più ricchi e che con il maggior gettito dell'Irpf compenseremo i 2,8 miliardi persi dalla Regione con la zona franca.
A parole, ovviamente, dato che sul tema specifico è stato contraddetto da più di un economista perché tale compensazione potrebbe operare solo in misura trascurabile.
D'altronde se la "ricetta Cappellacci" è valida in assoluto, perché non proporla all'attuale governo per estenderla a livello nazionale? Così, via i 116 miliardi annui provenienti
dall'Iva e italiani tutti più ricchi, compreso lo Stato con le maggiori entrate Irpef derivanti dalla nuova ricchezza. E tutto con un semplice anagramma di tre lettere: "via l'Iva e vai", e il gioco è fatto.
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