Come uscire dalla crisi algherese
Il discrimine tra il rilancio e il perdurare nelle vecchie logiche è molto, molto sottile.
Il 16 marzo scorso (circa 5 mesi fa) scrivevo che “la crisi della maggioranza di centrosinistra al governo della città è palese, chiara, di dominio pubblico.
Antonio Budruni |
È un bene? È un male? Credo che il dibattito pubblico sulla crisi sia assolutamente un bene”. Oggi, la situazione è ulteriormente peggiorata: che il centrosinistra algherese stia vivendo un momento di profondissima crisi è un dato di fatto incontestabile. Nessuno dei partiti e dei movimenti che hanno dato vita alla coalizione di centrosinistra che ha vinto le elezioni con il candidato a sindaco Stefano Lubrano si è salvato dalle lacerazioni interne e da quella che potremo chiamare “incapacità di governo”.
Detta (e letta) così, la situazione è disastrosa. Comunque lo si voglia interpretare, questo stato di cose dimostra platealmente la difficoltà del centrosinistra locale di smettere gli abiti dell’opposizione per indossare quelli del governo.
Quindici anni fuori dall’amministrazione civica hanno pesato non poco, evidentemente. E si vede.
L’analisi, però, non può ridursi alla valutazione, senz’altro negativa, di questo primo anno di amministrazione. La valutazione deve essere fatta nell’arco del quinquennio che la legge assegna a chi vince una competizione elettorale democratica.
Per le forze di centrosinistra, questo primo anno dovrebbe essere vissuto come un duro e salutare insegnamento politico e culturale. Dovrebbe insegnare, ad esempio, che nell’amministrazione della cosa pubblica si vince (leggi: si ottengono risultati per la collettività) se si è capaci di fare squadra, se l’obiettivo comune è l’interesse generale, se le carriere individuali e gli interessi di partito o di gruppo vengono messi in secondo piano rispetto agli interessi della popolazione.
Se si capisse questo, e se lo si capisse in fretta, questo primo anno potrebbe essere considerato come il superamento della burrasca, necessario per poter prendere il largo, per lavorare, nonostante le gravissime difficoltà che vivono tutti i comuni d’Italia in questo periodo, a dare un impulso forte di cambiamento alla gestione dell’ente locale e alle scelte politiche di prospettiva, quelle che possono determinare il salto di qualità di una città che deve crescere, non solo economicamente, ma anche culturalmente, civilmente e socialmente. Alghero ha tante energie da mettere in campo, ci sono tante donne e uomini di valore disponibili a dare una mano. Questa è la prima risorsa alla quale il centrosinistra deve fare affidamento.
L’altra scelta strategia da compiere riguarda l’attuazione del programma presentato agli elettori. Ci sono esigenze fortemente sentite dalla popolazione, dagli operatori economici e dal mondo della cultura rispetto alle quali, sinora, le risposte sono state modeste o addirittura nulle. L’esigenza, ad esempio, di dotare la città di un Piano Urbanistico Comunale, non è più rinviabile. Ecco, se la coalizione di centrosinistra concordasse un percorso, verificabile dai cittadini, con tappe prestabilite da rispettare rigorosamente, per giungere, entro il 2014 all’approvazione del PUC, si creerebbero le condizioni per dimostrare, concretamente e non a parole, che questa coalizione è in grado di realizzare un’opera di importanza strategica per la città e per la sua economia, dopo che per 20 anni tutte le amministrazioni precedenti hanno fallito.
Lo stesso discorso vale per altre deliberazioni di grande impatto economico e sociale: dal recupero ambientale della laguna del Calic all’appalto per il servizio di raccolta dei rifiuti e della pulizia della città, strategici per una città che vuole continuare a fare turismo; dalla programmazione delle attività di promozione e di organizzazione delle attività culturali alla partecipazione dei cittadini all’amministrazione della cosa pubblica.
Per Alghero, poter contare su questi risultati concreti, con ampie ricadute sulla vita dei singoli cittadini, della comunità nel suo complesso, della propria immagine all’esterno sarebbe una sorta di rivoluzione. E se la coalizione nel suo complesso si rendesse conto che tutto ciò si può fare purché lo si voglia, lo si sappia programmare ed eseguire, con una grande solidarietà tra tutte le forze politiche, sarebbe già questa una vittoria politica importantissima.
Temo che, senza questa consapevolezza, senza disponibilità e generosità, senza fughe a ritroso verso le alchimie della “politica senza qualità”, la strada di questa maggioranza sia segnata in modo definitivo.
In fondo, a pensarci bene, il discrimine tra il rilancio e la vittoria finale e il perdurare nelle vecchie logiche con una sconfitta prossima ventura, è molto, molto sottile.
Detta (e letta) così, la situazione è disastrosa. Comunque lo si voglia interpretare, questo stato di cose dimostra platealmente la difficoltà del centrosinistra locale di smettere gli abiti dell’opposizione per indossare quelli del governo.
Quindici anni fuori dall’amministrazione civica hanno pesato non poco, evidentemente. E si vede.
L’analisi, però, non può ridursi alla valutazione, senz’altro negativa, di questo primo anno di amministrazione. La valutazione deve essere fatta nell’arco del quinquennio che la legge assegna a chi vince una competizione elettorale democratica.
Per le forze di centrosinistra, questo primo anno dovrebbe essere vissuto come un duro e salutare insegnamento politico e culturale. Dovrebbe insegnare, ad esempio, che nell’amministrazione della cosa pubblica si vince (leggi: si ottengono risultati per la collettività) se si è capaci di fare squadra, se l’obiettivo comune è l’interesse generale, se le carriere individuali e gli interessi di partito o di gruppo vengono messi in secondo piano rispetto agli interessi della popolazione.
Se si capisse questo, e se lo si capisse in fretta, questo primo anno potrebbe essere considerato come il superamento della burrasca, necessario per poter prendere il largo, per lavorare, nonostante le gravissime difficoltà che vivono tutti i comuni d’Italia in questo periodo, a dare un impulso forte di cambiamento alla gestione dell’ente locale e alle scelte politiche di prospettiva, quelle che possono determinare il salto di qualità di una città che deve crescere, non solo economicamente, ma anche culturalmente, civilmente e socialmente. Alghero ha tante energie da mettere in campo, ci sono tante donne e uomini di valore disponibili a dare una mano. Questa è la prima risorsa alla quale il centrosinistra deve fare affidamento.
L’altra scelta strategia da compiere riguarda l’attuazione del programma presentato agli elettori. Ci sono esigenze fortemente sentite dalla popolazione, dagli operatori economici e dal mondo della cultura rispetto alle quali, sinora, le risposte sono state modeste o addirittura nulle. L’esigenza, ad esempio, di dotare la città di un Piano Urbanistico Comunale, non è più rinviabile. Ecco, se la coalizione di centrosinistra concordasse un percorso, verificabile dai cittadini, con tappe prestabilite da rispettare rigorosamente, per giungere, entro il 2014 all’approvazione del PUC, si creerebbero le condizioni per dimostrare, concretamente e non a parole, che questa coalizione è in grado di realizzare un’opera di importanza strategica per la città e per la sua economia, dopo che per 20 anni tutte le amministrazioni precedenti hanno fallito.
Lo stesso discorso vale per altre deliberazioni di grande impatto economico e sociale: dal recupero ambientale della laguna del Calic all’appalto per il servizio di raccolta dei rifiuti e della pulizia della città, strategici per una città che vuole continuare a fare turismo; dalla programmazione delle attività di promozione e di organizzazione delle attività culturali alla partecipazione dei cittadini all’amministrazione della cosa pubblica.
Per Alghero, poter contare su questi risultati concreti, con ampie ricadute sulla vita dei singoli cittadini, della comunità nel suo complesso, della propria immagine all’esterno sarebbe una sorta di rivoluzione. E se la coalizione nel suo complesso si rendesse conto che tutto ciò si può fare purché lo si voglia, lo si sappia programmare ed eseguire, con una grande solidarietà tra tutte le forze politiche, sarebbe già questa una vittoria politica importantissima.
Temo che, senza questa consapevolezza, senza disponibilità e generosità, senza fughe a ritroso verso le alchimie della “politica senza qualità”, la strada di questa maggioranza sia segnata in modo definitivo.
In fondo, a pensarci bene, il discrimine tra il rilancio e la vittoria finale e il perdurare nelle vecchie logiche con una sconfitta prossima ventura, è molto, molto sottile.
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