I rifiuti urbani di Alghero
Una relazione tecnico-economica che pare una pezza d’appoggio per giustificare l’oppressione fiscale e sollevare dalle responsabilità il Sindaco, la Giunta, gli assessorati e i funzionari del Comune.
Enrico Muttoni |
La “relazione tecnica–economica” riguardo la raccolta dei rifiuti, lodevolmente pubblicata sul sito del Comune di Alghero, merita, con le sue cento e passa pagine, qualche riflessione.
Al primo posto va la constatazione, ovvia, che di riduzione dei rifiuti non se ne parla proprio: tante tonnellate/anno erano e sono, altrettante rimarranno per il futuro. Sperando, al contrario, che aumentino, perché ciò significherebbe un incremento di popolazione, residente e non, e la ripresa dei consumi e la fine della crisi. In un mondo normale, infatti, l’aumento degli utenti dovrebbe portare ad una riduzione dei costi unitari, come insegna il più elementare dei principi economici.
Ne consegue che tutta la fatica fatta dai solerti consulenti risulta in uno studio finalizzato unicamente alle tecniche di raccolta e classificazione dei rifiuti in modo tale da portare la percentuale del differenziato al 65% del totale indifferenziato, il quale si riduce proporzionalmente. Questo a causa delle normative vigenti, che pare premino, in qualche modo, i cosiddetti comuni virtuosi. Il paradosso è che questi premi non ritornano ai contribuenti, i quali continuano a pagare sempre di più grazie ad algoritmi di calcolo delle tasse tanto più precisi quanto più iugulatori. Chi avesse dei dubbi, a questo proposito, non ha che da attendere la Tares. Per tutto ringraziamento, ai cittadini resta la fatica ed il fastidio di differenziare i rifiuti.
Per dare poi un'informazione più esaustiva, i relatori (a cui va, sia chiaro, il mio rispetto: hanno dovuto lavorare una cospicua mole di dati) hanno prospettato due scenari. I quali hanno la caratteristica di risultare, come importi, assai simili tra loro, con circa il 1,3% di differenza, quello che c’è tra 7,6 e 7,7 milioni di euro. Tale scarto è sicuramente più piccolo del margine di errore sulle misure usate per i calcoli; e le due cifre sono superiori, ma non tanto lontane da quella che già l’amministrazione spende.
I compilatori della relazione incappano in un eccesso di precisione indicando importi milionari con il dettaglio dei centesimi. Da segnalare che gli importi relativi agli utili aziendali sono abilmente dissimulati incorporandoli unitamente ai costi generali in un’unica voce del capitolo. L’importo, circa il 20% del costo totale, è elevato. Non sappiamo quindi quanto, a preventivo, spetti all’azienda appaltatrice. Ma non dobbiamo dimenticare che quest’ultima non ha rischio di impresa; non ha costi di materia prima, di magazzino, di ricerca e sviluppo; non deve cercarsi la clientela. E “costi generali e utile d’azienda” è la voce chiave di tutto il prospetto, perché la decisione riguardo la creazione di una municipalizzata dipende proprio dalla valutazione di questo importo. Quanto deve rendere un’impresa a rischio zero?
Ma torniamo al nostro obiettivo del 65% di riciclo. La relazione dimentica di indicare se le percentuali si riferiscano al volume o al peso. Più in seguito si capisce che di peso si tratta: ma la dimenticanza è un segnale di poca accuratezza. E il continuo muoversi tra percentuali in peso ed in volume poco contribuisce alla chiarezza della relazione.
Scorrendo le tabelle si può verificare che i conferimenti del differenziato non portano ad alcun riciclo in ambito regionale; secondo il prospetto, il materiale differenziato finisce in parte in discarica (indifferenziata) a Scala Erre, in parte viene ritirato dalla Gesam di Truncu Reale ; una piccola rimanenza viaggia ancora più lontano. La Gesam, verosimilmente, ridistribuisce e confeziona i carichi per spedirli sul continente, dove si trovano le aziende di lavorazione.
Va anche sottolineato che la fatica della differenziazione non premia chi fa la raccolta e valorizza la merce, anzi. Perché chi ritira il rifiuto differenziato pretende, di solito, un corrispettivo. Così come il trasportatore dei rifiuti, che consuma tempo, mezzo e gasolio per aggiungere inquinamento a inquinamento. Il cosiddetto riciclo si traduce, per gli algheresi e per i sardi, nel semplice allontanamento del rifiuto differenziato. Basti pensare che l’umido per il compostaggio deve viaggiare fino alla provincia di Oristano. La voce costo di smaltimento è, infatti, una delle più alte del prospetto.
Come si dice, la domanda sorge spontanea: ma questo lavoro, che l’Assessorato pagherà, perché non è stato lasciato in carico alle ditte appaltatrici, che, almeno in linea teorica, dovrebbero avere tutta l’esperienza in merito, i risultati ottenuti in altre realtà, e farsi una leale concorrenza? Avremmo avuto due preventivi diversi, come probabilmente gli importi. Il Comune invece si comporta come quei due coniugi dello spot pubblicitario che, dovendo comprare un Suv, lo scartano col commento: ma noi volevamo spendere molto di più!
Ancora una volta si manifesta la dannosità dei regolamenti amministrativi pubblici che devono predisporre, di fronte ad ogni spesa, obbligatoriamente un preventivo bloccato: una manna, in realtà per i disonesti. Queste ingessature normative sono la base del clientelismo dei politici, del cattivo servizio e dell’asfissiante tassazione.
Detto ciò la relazione appare per quello che è: un faticoso lavoro per costruire una pezza d’appoggio per giustificare un’oppressione fiscale ai limiti della sopportazione, e per sollevare dalle responsabilità il Sindaco, la Giunta, gli assessorati e i funzionari del Comune. I quali dovrebbero avere buon senso, informazioni ed opinioni bastanti a giudicare la validità della relazione e l’adozione di questo prospetto di spesa.
Ed il Consiglio Comunale, si dividerà come sempre in favorevoli e contrari a prescindere, o coglierà l’occasione per fare politica vera, e capire che è il sistema, che va rivoltato come un calzino?
Come si dice, la domanda sorge spontanea: ma questo lavoro, che l’Assessorato pagherà, perché non è stato lasciato in carico alle ditte appaltatrici, che, almeno in linea teorica, dovrebbero avere tutta l’esperienza in merito, i risultati ottenuti in altre realtà, e farsi una leale concorrenza? Avremmo avuto due preventivi diversi, come probabilmente gli importi. Il Comune invece si comporta come quei due coniugi dello spot pubblicitario che, dovendo comprare un Suv, lo scartano col commento: ma noi volevamo spendere molto di più!
Ancora una volta si manifesta la dannosità dei regolamenti amministrativi pubblici che devono predisporre, di fronte ad ogni spesa, obbligatoriamente un preventivo bloccato: una manna, in realtà per i disonesti. Queste ingessature normative sono la base del clientelismo dei politici, del cattivo servizio e dell’asfissiante tassazione.
Detto ciò la relazione appare per quello che è: un faticoso lavoro per costruire una pezza d’appoggio per giustificare un’oppressione fiscale ai limiti della sopportazione, e per sollevare dalle responsabilità il Sindaco, la Giunta, gli assessorati e i funzionari del Comune. I quali dovrebbero avere buon senso, informazioni ed opinioni bastanti a giudicare la validità della relazione e l’adozione di questo prospetto di spesa.
Ed il Consiglio Comunale, si dividerà come sempre in favorevoli e contrari a prescindere, o coglierà l’occasione per fare politica vera, e capire che è il sistema, che va rivoltato come un calzino?
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