Il mito Capannori
Un modello nella gestione dei rifiuti.
Enrico Muttoni |
Capannori è un comune della provincia di Lucca, di circa 45mila abitanti, conosciuto soprattutto perché dà il proprio nome ad un casello autostradale sulla trafficatissima Firenze-mare.
E’ assurto agli onori della cronaca grazie ad una organizzazione particolarmente efficace per il ritiro, la differenziazione ed il riciclo dei rifiuti. Grazie a ciò, viene naturalmente portato ad esempio per tutte le amministrazioni che si dibattono nelle difficoltà per il ritiro e lo smaltimento dei Rsu.
Poiché Alghero ha una popolazione numericamente confrontabile con quella di Capannori, potrebbe, in linea di massima, comportarsi nello stesso modo? Purtroppo no. Perché Capannori gode di condizioni geografiche, antropiche, economiche, storiche e politiche che ad Alghero non esistono: né ora, ne in un futuro comunque distante.
Capannori, dunque, si trova in una zona tra le più industrializzate d’Italia, fatta essenzialmente di piccole e medie imprese. Non solo, ma nel raggio di venti chilometri risiedono più abitanti di quelli della Sardegna. Nelle immediate vicinanze si trovano cartiere, fonderie di rottami, segherie e industrie per il legno. Pochi chilometri più in là, ci sono Prato ed Empoli, che hanno fatto le loro fortune col riciclo degli stracci, e con il vetro. Non ho notizia se in zona ci sia riciclo di plastica ed elettronica, ma non mi meraviglierei che ci fossero pure quelle.
Poiché Alghero ha una popolazione numericamente confrontabile con quella di Capannori, potrebbe, in linea di massima, comportarsi nello stesso modo? Purtroppo no. Perché Capannori gode di condizioni geografiche, antropiche, economiche, storiche e politiche che ad Alghero non esistono: né ora, ne in un futuro comunque distante.
Capannori, dunque, si trova in una zona tra le più industrializzate d’Italia, fatta essenzialmente di piccole e medie imprese. Non solo, ma nel raggio di venti chilometri risiedono più abitanti di quelli della Sardegna. Nelle immediate vicinanze si trovano cartiere, fonderie di rottami, segherie e industrie per il legno. Pochi chilometri più in là, ci sono Prato ed Empoli, che hanno fatto le loro fortune col riciclo degli stracci, e con il vetro. Non ho notizia se in zona ci sia riciclo di plastica ed elettronica, ma non mi meraviglierei che ci fossero pure quelle.
Questo però significa che, a Capannori, esistono tutte le condizioni perché il riciclo dei rifiuti, obbligatorio data la densità di popolazione e l’indisponibilità di territorio, costringa le amministrazioni a fare di necessità virtù, giovandosi del fatto che le industrie per il riciclo sono presenti da sempre nelle immediate vicinanze. Esiste poi una tradizione di collaborazione sociale e una cultura del lavoro, del commercio e del guadagno che qui è inesistente.
E noi? Noi niente, perché dopo aver fatto la fatica di differenziare i rifiuti, li perdiamo di vista, perché li portano nel caso più semplice in discarica (a 40 km), oppure ritirati da un’azienda che, non producendo né carta, né vetro, né metalli, né truciolare, lascia pensare che li spedisca addirittura oltremare, beninteso a carissimo prezzo.
E noi? Noi niente, perché dopo aver fatto la fatica di differenziare i rifiuti, li perdiamo di vista, perché li portano nel caso più semplice in discarica (a 40 km), oppure ritirati da un’azienda che, non producendo né carta, né vetro, né metalli, né truciolare, lascia pensare che li spedisca addirittura oltremare, beninteso a carissimo prezzo.
Infatti sono previsti ad Alghero, per lo smaltimento, costi annuali pari a 1,5 milioni di euro. In Sardegna, qualsiasi attività, che poteva consentire il riciclo, è stata chiusa da tempo. Questo significa che quel milione e mezzo serve a dare lavoro al di fuori del territorio che, invece, dovrebbe attrezzarsi per arrestare questa emorragia.
E’ inutile, quindi, che ci si porti sempre l’esempio di Capannori. Perché noi non siamo Capannori. Ed i nostri amministratori, anziché scimmiottare quello che fanno gli altri, partendo tra l’altro da quel principio per cui in continente sanno fare le cose,e noi no, dovrebbero prima di tutto confrontarsi con gli altri comuni della regione Sardegna per stabilire qual è quello più virtuoso. Allora, a parità di condizioni, ci dovrebbe essere parità di costi, e a questo minimo ci si dovrebbe uniformare. Se questo non accade, significa che qualcuno, con una scusa o con l’altra guadagna più del dovuto. Perché, riciclare è un business, ma solo per chi ricicla, mai per il contribuente che paga.
A questo punto, stabilito il costo minimo di smaltimento in ambito regionale, tutta la politica della Regione dovrebbe puntare al miglioramento della situazione con l’individuazione di aree omogenee, sistemi di raccolta e smaltimento; ma non di riciclo: perché questo, da noi, non c’è. L’unico modo per recuperare qualcosa dal rifiuti, quindi, è per il presente il trattamento dell’indifferenziato con la produzione di energia . Tutte cose ampiamente fattibili e già realizzate a Villacidro, per esempio.
E’ inutile, quindi, che ci si porti sempre l’esempio di Capannori. Perché noi non siamo Capannori. Ed i nostri amministratori, anziché scimmiottare quello che fanno gli altri, partendo tra l’altro da quel principio per cui in continente sanno fare le cose,e noi no, dovrebbero prima di tutto confrontarsi con gli altri comuni della regione Sardegna per stabilire qual è quello più virtuoso. Allora, a parità di condizioni, ci dovrebbe essere parità di costi, e a questo minimo ci si dovrebbe uniformare. Se questo non accade, significa che qualcuno, con una scusa o con l’altra guadagna più del dovuto. Perché, riciclare è un business, ma solo per chi ricicla, mai per il contribuente che paga.
A questo punto, stabilito il costo minimo di smaltimento in ambito regionale, tutta la politica della Regione dovrebbe puntare al miglioramento della situazione con l’individuazione di aree omogenee, sistemi di raccolta e smaltimento; ma non di riciclo: perché questo, da noi, non c’è. L’unico modo per recuperare qualcosa dal rifiuti, quindi, è per il presente il trattamento dell’indifferenziato con la produzione di energia . Tutte cose ampiamente fattibili e già realizzate a Villacidro, per esempio.
Il mito Capannori, quindi, non va bene per la nostra “cultura” dei rifiuti. Dobbiamo crearne uno nostro, di mito, se vogliamo davvero uscire da questa situazione. Pensando a quel milione e mezzo di euro che, dalla sola Alghero, ogni anno prende la via del mare.
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