Indice 202 e la città che invecchia
Per 100 algheresi sotto i 14 anni ce ne sono 202 sopra i sessantacinque.
Enrico Muttoni |
202 è un numero che riveste, per Alghero, un preciso significato.
È infatti l’indice di vecchiaia della nostra città per il 2012, e la sua spiegazione è che per ogni 100 algheresi sotto i 14 anni ce ne sono 202 sopra i sessantacinque.
Nel 2002 l’indice era 135. Ne consegue che, tra dieci anni, l’indice salirà verosimilmente fino a 280, tre anziani per ogni giovane. A meno di variazioni nel costume che, oggi, sembrano davvero improbabili.
Nel 2022, se chi provvede a queste cose vorrà, io e tutti gli amici baby-boomers , ovvero i nati nell’immediato dopoguerra, avremo 75 anni.
Nel 2022, se chi provvede a queste cose vorrà, io e tutti gli amici baby-boomers , ovvero i nati nell’immediato dopoguerra, avremo 75 anni.
Sono numeri che dovrebbero essere, ma purtroppo non lo sono, marchiati a fuoco sulla pelle dei nostri amministratori, perché il futuro è tanto vicino quanto preoccupante.
Avere una popolazione che invecchia, in presenza di una crisi occupativa generale e all’emigrazione giovanile, significa un radicale abbassamento del tenore di vita, e di possibilità di contribuzione.
Chi gestisce la cosa pubblica deve perciò attrezzarsi al contenimento delle spese fisse. Che sarebbe una cosa da fare sempre e comunque, ma nel nostro caso diventa un imperativo.
Chi gestisce la cosa pubblica deve perciò attrezzarsi al contenimento delle spese fisse. Che sarebbe una cosa da fare sempre e comunque, ma nel nostro caso diventa un imperativo.
Mi riferisco in particolar modo a quelle opere e servizi pubblici che annoverano tra le voci di spesa più importanti l’energia elettrica e termica (l’illuminazione pubblica, ma anche il pompaggio dei liquami a S.Marco, ed i riscaldamenti di scuole e locali pubblici), e lo smaltimento rifiuti, che si avvia a diventare onerosissimo.
Ogni sentiero andrebbe quindi esplorato per ottenere autentici risparmi, mentre la politica corrente sembra considerare questo tipo di spese come ineluttabili, evitando di ricercare e proporre alternative, limitandosi a chiedere preventivi di spesa.
È necessario cambiare atteggiamento, chiedendo, per esempio, alle altre amministrazioni comunali quanto spendono, e quanto chiedono per i servizi forniti alla comunità. Non solo, ma anche ogni decisione in materia urbanistica, nel senso più ampio, dovrebbe essere presa tenendo conto della demografia. Anche se un'inutile espansione dovesse portare, nell’immediato, qualche sollievo alla situazione occupativa.
Negli ultimi anni, abbiamo visto, i costi per i servizi e la relativa tassazione non hanno fatto che crescere. È pacifico che questo andamento non potrà essere sopportato da una città di pensionati che, già rassegnati a veder erodere i loro redditi dall’inflazione, sono in molti casi obbligati a mantenere un giovane.
I nostri amministratori e rappresentanti sono, peraltro, a conoscenza dell’indice di vecchiaia e di tutta la serie di dati statistici che dovrebbero dare l’indirizzo di base al governo cittadino, senza distinzione di parte politica? Penso di sì. Il problema è, che all’esterno, sembra tutto il contrario. Ma ignorare la statistica è assai pericoloso, perché essa è in grado di vendicarsi: e sono vendette che non perdonano.
Chi vedesse poi in questo mio intervento il palesarsi di un pessimismo cosmico, sappia che, personalmente, sono un inguaribile ottimista. Al punto di essere convinto che questo scritto sarà capito da chi ne è il destinatario.
Negli ultimi anni, abbiamo visto, i costi per i servizi e la relativa tassazione non hanno fatto che crescere. È pacifico che questo andamento non potrà essere sopportato da una città di pensionati che, già rassegnati a veder erodere i loro redditi dall’inflazione, sono in molti casi obbligati a mantenere un giovane.
I nostri amministratori e rappresentanti sono, peraltro, a conoscenza dell’indice di vecchiaia e di tutta la serie di dati statistici che dovrebbero dare l’indirizzo di base al governo cittadino, senza distinzione di parte politica? Penso di sì. Il problema è, che all’esterno, sembra tutto il contrario. Ma ignorare la statistica è assai pericoloso, perché essa è in grado di vendicarsi: e sono vendette che non perdonano.
Chi vedesse poi in questo mio intervento il palesarsi di un pessimismo cosmico, sappia che, personalmente, sono un inguaribile ottimista. Al punto di essere convinto che questo scritto sarà capito da chi ne è il destinatario.
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