La destra italiana è sempre reazionaria e fascista
Berlusconi e il suo partito contro la legge e l’uguaglianza.
Su “La Repubblica” di ieri (22 agosto) c’è un intelligentissimo articolo di Francesco Merlo sul nuovo dizionario della destra.
L’incipit è il seguente:
Berlusconi e il suo partito si sono caricati, in tutti questi anni, di tanti misfatti politici, di veri e propri reati penali – l’elenco di esponenti politici di centro-destra condannati richiederebbe spazi troppo ampi per potere essere riprodotto – da spingerli (e da spingere soprattutto il capo della destra italiana) a tutto pur di sottrarsi alle punizioni stabilite da sentenze passate in giudicato.
Scriveva Gramsci, nel lontano 1921, ben prima che il fascismo prendesse il potere:
Gramsci, poneva allora in guardia i socialisti dal commettere errori politici in un momento così delicato. Scriveva, dalle colonne de L’Ordine Nuovo l’11 giugno del 1921:
La continuità della destra italiana col fascismo, dunque, non è da ricercare nel folclore esteriore (il saluto romano, i gagliardetti, le uniformi e i toni roboanti), ma nell’atteggiamento irrimediabilmente antidemocratico e all’allergia alle regole che vincolino anche i ricchi e i potenti. Cioè all’uguaglianza dei cittadini, alla parità di diritti ed obblighi, al rispetto della legalità democratica.
L'altro ieri, gli organi d’informazione di tutto l’occidente democratico riportavano, con grande risalto, le parole della cancelleria tedesca Angela Merkel pronunciate davanti al lager nazista di Dachau. Ecco uno stralcio del suo importante discorso:
Angela Merkel è leader di un partito conservatore (CDU), principale avversario del partito socialista tedesco (SPD). Ma mai e poi mai userebbe un linguaggio giustificazionista del nazismo, come sempre ha fatto il capo della destra italiana, a proposito del fascismo. L’Italia è il paese europeo con la maggiore presenza di razzisti e antisemiti. È il paese nel quale si commette un gran numero di femminicidi, nel quale c’è un’intolleranza diffusa nei confronti di tutte le diversità (di sesso, razza, religione, culture). È un paese nel quale esistono leggi sull’immigrazione (come la Bossi-Fini) che ci fanno vergognare, all’estero, di essere italiani.
Una parte non insignificante degli italiani non ha mai imparato nulla dalla sciagurata esperienza del ventennio fascista. Questa parte degli italiani è quella che più corrisponde alle caratteristiche descrittive della piccola borghesia proposte da Gramsci. Che, non a caso, in un articolo del 1921, richiamando la novella di R. Kipling, del Bandar-Log, la paragonò al “Popolo delle scimmie”.
Antonio Budruni
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L’incipit è il seguente:
“L’uso astuto e disonesto della lingua è il primo atto di ogni guerra. Dunque Berlusconi, che ha commesso il delitto, chiama ‘pacificazione’ l’abolizione del castigo che è la guerra del delitto al diritto, l’esatto contrario della pace. E il voto del Parlamento, che è la massima espressione civile della democrazia, per Cicchitto è un ‘tribunale speciale’ che, secondo Quagliarello, si trasforma esso stesso in ‘plotone d’esecuzione’. Attenzione, però, questa non è una guerra di parole ma sono parole di guerra.”Ecco, noi stiamo vivendo una fase di questa guerra della destra italiana alla legalità, all’uguaglianza, alla certezza del diritto – i capisaldi della nostra Costituzione democratica e antifascista – che dura da un ventennio.
Berlusconi e il suo partito si sono caricati, in tutti questi anni, di tanti misfatti politici, di veri e propri reati penali – l’elenco di esponenti politici di centro-destra condannati richiederebbe spazi troppo ampi per potere essere riprodotto – da spingerli (e da spingere soprattutto il capo della destra italiana) a tutto pur di sottrarsi alle punizioni stabilite da sentenze passate in giudicato.
Scriveva Gramsci, nel lontano 1921, ben prima che il fascismo prendesse il potere:
“Rientra nella comune logica dei fatti elementari che i fascisti non vogliano andare in galera e che vogliano invece usare la loro forza, tutta la forza di cui dispongono, per rimanere impuniti e per raggiungere il fine massimo di ogni movimento: il possesso del governo politico."Ecco, i fascisti di allora – quando non erano ancora al potere e probabilmente neppure immaginavano di poterci andare così presto – usarono tutta la loro forza per evitare di andare in galera. Quelli di oggi, invece, cercano di usare la forza degli altri (il Presidente della Repubblica e il Pd) per raggiungere i loro scopi.
Gramsci, poneva allora in guardia i socialisti dal commettere errori politici in un momento così delicato. Scriveva, dalle colonne de L’Ordine Nuovo l’11 giugno del 1921:
“Può darsi, è vero, che i fascisti, che sono italiani, che hanno tutte le indecisioni e le debolezze di carattere della piccola borghesia italiana imitino la tattica seguita dai socialisti nell’occupazione delle fabbriche: si traggano indietro e abbandonino alla giustizia punitiva di un governo ricostruttore della legalità quei dei loro che hanno commesso dei delitti e i loro complici. Può darsi; è però cattiva tattica affidarsi agli errori degli avversari; immaginare i propri avversari incapaci e inetti. Chi ha la forza, se ne serve. Chi sente il pericolo di andare in galera, si arrampica sugli specchi per conservare la libertà. Il colpo di stato dei fascisti, cioè dello stato maggiore, dei latifondisti, dei banchieri, è lo spettro che dall’inizio incombe su questa legislatura.”
La continuità della destra italiana col fascismo, dunque, non è da ricercare nel folclore esteriore (il saluto romano, i gagliardetti, le uniformi e i toni roboanti), ma nell’atteggiamento irrimediabilmente antidemocratico e all’allergia alle regole che vincolino anche i ricchi e i potenti. Cioè all’uguaglianza dei cittadini, alla parità di diritti ed obblighi, al rispetto della legalità democratica.
L'altro ieri, gli organi d’informazione di tutto l’occidente democratico riportavano, con grande risalto, le parole della cancelleria tedesca Angela Merkel pronunciate davanti al lager nazista di Dachau. Ecco uno stralcio del suo importante discorso:
“Luoghi come questo ammoniscono ciascuno di noi oggi a riflettere sul presente, ad aiutare e fare tutto il possibile perché ciò non accada più. Perché non accada più che l’indifferenza, il voltarsi dall’altra parte, o addirittura l’applauso consenta che esseri umani siano discriminati, maltrattati, repressi, perseguitati, fino a dover temere totalmente indifesi per la loro vita.
Ecco, questa è la responsabilità che resta e cresce per noi tedeschi, per quel che è accaduto allora, e questo è il motivo per cui è irrinunciabile tenere vive (…) istituzioni e luoghi della memoria.
Noi lottiamo e dobbiamo lottare decisi e determinati contro ogni forma di antisemitismo, razzismo ed estremismo di destra…”.
Angela Merkel è leader di un partito conservatore (CDU), principale avversario del partito socialista tedesco (SPD). Ma mai e poi mai userebbe un linguaggio giustificazionista del nazismo, come sempre ha fatto il capo della destra italiana, a proposito del fascismo. L’Italia è il paese europeo con la maggiore presenza di razzisti e antisemiti. È il paese nel quale si commette un gran numero di femminicidi, nel quale c’è un’intolleranza diffusa nei confronti di tutte le diversità (di sesso, razza, religione, culture). È un paese nel quale esistono leggi sull’immigrazione (come la Bossi-Fini) che ci fanno vergognare, all’estero, di essere italiani.
Una parte non insignificante degli italiani non ha mai imparato nulla dalla sciagurata esperienza del ventennio fascista. Questa parte degli italiani è quella che più corrisponde alle caratteristiche descrittive della piccola borghesia proposte da Gramsci. Che, non a caso, in un articolo del 1921, richiamando la novella di R. Kipling, del Bandar-Log, la paragonò al “Popolo delle scimmie”.
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