La galassia degli indipendentisti sardi e la nuova legge elettorale regionale
Alla ricerca di una larga intesa contro la frammentazione.
Antonio Mura |
Sono almeno due gli appuntamenti elettorali sicuri del 2014: le elezioni regionali e quelle europee.
Poi ci sono alcune contingenze che potrebbero determinare altri appuntamenti elettorali, ad esempio il fallimento del Governo delle larghe intese a guida Letta e, per non uscire di casa, la déblacle del sindaco Lubrano e della sua litigiosa maggioranza.
Detto questo, in Sardegna l’area attualmente più attiva è quella indipendentista-sovranista e il motivo è presto detto: nella logica delle “larghe intese” anche a Cagliari il PdL e il PD hanno pensato di poter fare qualcosa insieme, non ultima la nuova legge elettorale per le regionali.
E cosa hanno partorito? Ovviamente una legge che premiando le coalizioni, e imponendo lo sbarramento del 5 per cento per chi si presenta da solo, obbligasse i partiti minori a stringere alleanze con l’uno o con l’altro partito.
Verrebbe da scrivere, ad memoriam, un elogio delle minoranze, destinate all’estinzione! Reagire a questo ennesimo sopruso, perpetrato da quelli che al Delta Center di Olbia, in occasione della riunione dell’area dei partiti indipendentisti sardi (Laboratorio di Gallura, 30 luglio u.s.), sono stati definiti “partiti stranieri”, è il minimo che si possa fare. Solo il minimo però, per il resto dovremmo chiederci perché la maggioranza dei sardi si divide ancora tra queste due aree italianizzanti?
Anche qui la risposta viene quasi spontanea: perché in Sardegna la galassia degli indipendentisti-sovranisti è a dir poco frammentata, ancora disunita e, come se non bastasse, concorrente a se stessa!
Rimanendo alle prossime elezioni regionali, però, mi pare che finalmente si stia percorrendo la strada giusta, cioè la riunificazione delle varie componenti indipendentiste dentro una possibile e auspicata coalizione. Data la nuova legge, quindi, anziché guardare a uno dei due partiti “stranieri” si tenta quello che sino a ieri sembrava impossibile, cioè la ricerca di un programma comune, che unisca le varie anime della sardità politica, per liberare la Sardegna dalle dipendenze di tipo coloniale.
Diciamo subito che l’operazione non è facile, e che i “partiti stranieri” avevano previsto anche questa eventualità, stabilendo un altro limite: lo sbarramento al 10 per cento per la coalizione!
“Custa est s’ora”. Con questo moto gli indipendentisti del Laboratorio di Gallura hanno lanciato la sfida, nel senso che quel 10 per cento non deve rappresentare un impedimento; al contrario deve essere di stimolo per raggiungere l’accordo più largo che l’area indipendentista possa sperare.
“Custa est s’ora”. Con questo moto gli indipendentisti del Laboratorio di Gallura hanno lanciato la sfida, nel senso che quel 10 per cento non deve rappresentare un impedimento; al contrario deve essere di stimolo per raggiungere l’accordo più largo che l’area indipendentista possa sperare.
Significa far muovere partiti e movimenti per un obiettivo comune, perché attraverso lo strumento elettorale si realizzi quello che i “partiti stranieri” temono come fumo negli occhi, cioè una presenza consistente in consiglio regionale della componente indipendentista. Non per nulla hanno voluto una legge elettorale che potesse fagocitare proprio tali componenti dentro coalizioni spurie.
Ma quali sono tali soggetti e come si presentano nel panorama politico? Ci sono, innanzitutto, le tre componenti che possiamo definire storiche: il PSd’Az di Giacomo Sanna, Sardigna Natzione di Bustianu Cumpostu e l’ IRS di Gavino Sale.
Ma quali sono tali soggetti e come si presentano nel panorama politico? Ci sono, innanzitutto, le tre componenti che possiamo definire storiche: il PSd’Az di Giacomo Sanna, Sardigna Natzione di Bustianu Cumpostu e l’ IRS di Gavino Sale.
A queste si aggiungono i nuovi nati: I Rossomori di Gesuino Muledda, ProgReS di Franco Contu, Sardigna Libera della consigliera regionale Claudia Zuncheddu, Forza Paris di Gianfranco Scalas e A Manca pro s’indipendentia, di ispirazione comunista. Di questi ultimi è nota la vicenda del ferroviere Bruno Bellomonte, prima accusato di far parte delle nuove BR e poi assolto con formula piena.
Segue l’area movimentista: il Quinto moro dell’ex assessore all’Agricoltura Andrea Prato, il Movimento per la Sardegna-Fiocco verde, organizzazione che fa riferimento ai soci della Banca di Cagliari, il Movimento Unidos del deputato PdL Mauro Pili ed ex governatore della Sardegna. E’ facile intuire, anche dai nomi, che tale area si propone in forme meno ideologizzate.
Infine (ma forse ho dimenticato qualcuno) c’è l’ultimo nato, un ipotetico “Partito dei sardi”, tenuto a battesimo il 20 luglio u.s. nel Centro Servizi Losa da Paolo Maninchedda (Consigliere regionale ex PSd’Az ) e da Franciscu Sedda (ex ProgReS).
Sia chiaro: non tutti questi soggetti sono affini tra loro, le differenze che per un lettore distratto possono sembrare superflue per i militanti politici sono di sostanza, non sempre le personalità di riferimento sono inclini alla mediazione politica. Sta di fatto però che gli sbarramenti della nuova legge elettorale possono essere superati solo attraverso le prove di dialogo e uno sforzo di coalizione.
Siamo solo all’inizio, il percorso è ancora lungo, le decisioni vere poi si prendono sempre e solo negli ultimi due mesi.
Detto questo vorrei tuttavia indicare anche una prospettiva, che non sempre per i politici è ovvia: bisogna fare in modo che il confronto sia il più partecipato possibile, il sardo elettore deve sapere che i partiti indipendentisti-sovranisti hanno imboccato la strada del dialogo e della collaborazione, bisogna diffondere i programmi e discuterli con la gente, creare occasioni d’incontro, eventi e feste che esaltino il senso di appartenenza e il desiderio di incontrare gli altri così come siamo, senza mascheramenti italioti.
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