Porre rimedio al disastro urbanistico della città
Questo è l’impegno che il centrosinistra ha preso con gli elettori.
Antonio Budruni |
Cominciamo da una sentenza che è, incredibilmente e paradossalmente, ciò che ha scatenato la scelta dell’Assessorato all’urbanistica del Comune di Alghero di ricorrere all’ennesima variante al Piano Regolatore Generale.
Il Tribunale Penale di Sassari, in data 7 Maggio 2012, statuiva l’illegittimità di una concessione edilizia accordata in violazione dell’art. 6 delle norme di attuazione del Piano particolareggiato delle zone B1 e B2 del Comune di Alghero, citando, a conforto, una sentenza della Cassazione (2008/23681) – che dovrebbe essere un punto di riferimento imprescindibile per ogni assessore “democratico” – nella quale è contenuto questo riferimento: “l’esecuzione di interventi edilizi in zona vincolata ne protrae nel tempo e ne aggrava le conseguenze, determinando e radicando il danno all’ambiente ed al quadro paesaggistico che il vincolo ambientale mira a salvaguardare”.
E allora, che cosa si fa di fronte a norme che pongono vincoli per la tutela e la salvaguardai di interessi collettivi? Le si eliminano. Magari, invocando buone e sante intenzioni, come narrano le cronache di Palazzo.
Un assessore, un sindaco, una giunta e un consiglio comunale dovrebbero occuparsi, prioritariamente, degli interessi generali, ponendo in secondo piano quelli del singolo cittadino. Interessi che sono legittimi solo e in quanto coincidano con quelli generali. In questo caso, invece, e da oltre mezzo secolo nella politica urbanistica algherese, si sono capovolte le priorità.
La storia recente di Alghero (in piena armonia, ahinoi, con il resto del Paese) è una storia caratterizzata dall’arraffa-arraffa urbanistico dettato dalle lobbies dei costruttori e dei proprietari delle aree fabbricabili. La città, in virtù di questa disastrosa politica dell’edilizia selvaggia, si è sviluppata in maniera caotica, con servizi ben al di sotto delle disposizioni normativi e delle esigenze generali, in una condizione di sempre più marcata invivibilità.
Di fronte ad un simile scenario, le rappresentanze istituzionali di centrosinistra, espressione del voto maggioritario degli algheresi, hanno un solo mandato da eseguire. Un mandato rigido: porre rimedio a questo disastro. Non certo aggravandolo con la politica delle varianti, lo strumento principe delle vecchie amministrazioni palazzinare.
Al disastro si può porre rimedio unicamente con un Piano Urbanistico Comunale che abbia nel suo fine unico questo obiettivo. Fino ad ora, questo tema è stato relegato nelle cantine della programmazione della giunta, delle forze politiche e del Consiglio Comunale.
Le forze politiche di maggioranza che hanno a cuore il bene comune, gli interessi collettivi e generali della città devono, non solo votare contro le varianti, ma porre, con la necessaria forza, il tema dell’approvazione del Puc in Consiglio Comunale, entro e non oltre il 2014, come punto dirimente per continuare a far parte di questa maggioranza di governo.
Perché: o questa maggioranza ritiene strategica la politica del risanamento urbanistico della città o non è utile alla città. Anzi, proprio come questa incredibile politica delle varianti dimostra, può essere molto dannosa.
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La storia recente di Alghero (in piena armonia, ahinoi, con il resto del Paese) è una storia caratterizzata dall’arraffa-arraffa urbanistico dettato dalle lobbies dei costruttori e dei proprietari delle aree fabbricabili. La città, in virtù di questa disastrosa politica dell’edilizia selvaggia, si è sviluppata in maniera caotica, con servizi ben al di sotto delle disposizioni normativi e delle esigenze generali, in una condizione di sempre più marcata invivibilità.
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