Grillo, i Rom, e la diossina
Coloro che temono per la diossina, in ogni caso, possono star tranquilli: non ce n’è.
Enrico Muttoni |
Beppe Grillo ha reagito con la sua consueta vivacità all’avviamento dell’inceneritore di rifiuti di Parma, sul cui non utilizzo aveva basato la campagna elettorale il sindaco poi eletto, Pizzarotti.
Da simpatizzante del M5S devo però osservare che, molto probabilmente, i consiglieri, gli esperti, i consulenti di Grillo non gliela dicono tutta; anzi, promuovono evidenti depistaggi.
Infatti, per dare forza ed efficacia ai suoi argomenti, Grillo fa apparire lo spettro della diossina che, uscendo dalle ciminiere dell’ inceneritore parmense, andrebbe addirittura a contaminare il formaggio parmigiano, e tutto il territorio.
Con argomenti simili, gruppi di opinione di Alghero desiderano l’allontanamento dei Rom dal campo di Fertilia, in quanto questi ultimi si dedicherebbero allo smaltimento di rifiuti industriali e domestici, con la produzione, guarda caso, proprio di diossina.
La diossina non viene prodotta da nessuno, in quanto assolutamente inutile. La sua fama deriva dall’incidente di Seveso (Milano) dove, il 10 luglio 1976,l’esplosione di un reattore (un recipiente sigillato dove avvengono le reazioni chimiche) contenente 6 tonnellate di triclorofenolo portò alla produzione e all’immissione in atmosfera di 1,4 kg di diossina.. E, nonostante la paura ed alcuni effetti nocivi, non risultano decessi a causa di questo composto chimico.
Con argomenti simili, gruppi di opinione di Alghero desiderano l’allontanamento dei Rom dal campo di Fertilia, in quanto questi ultimi si dedicherebbero allo smaltimento di rifiuti industriali e domestici, con la produzione, guarda caso, proprio di diossina.
La diossina non viene prodotta da nessuno, in quanto assolutamente inutile. La sua fama deriva dall’incidente di Seveso (Milano) dove, il 10 luglio 1976,l’esplosione di un reattore (un recipiente sigillato dove avvengono le reazioni chimiche) contenente 6 tonnellate di triclorofenolo portò alla produzione e all’immissione in atmosfera di 1,4 kg di diossina.. E, nonostante la paura ed alcuni effetti nocivi, non risultano decessi a causa di questo composto chimico.
Nondimeno da quel giorno, il nome della diossina è diventato sinonimo di quanto di peggio possa esistere in materia di alterazione ambientale;e trovare diossina in qualunque contesto ambientale ha significato l’immediata notorietà del servizio che ha eseguito l’indagine.
La diossina, non essendo un prodotto industriale né naturale, non può entrare in un inceneritore, perché nessuno la usa e nessuno potrebbe, anche volendo, comperarla e gettarla tra i rifiuti. E’ possibile che ne fuoriesca? Questa domanda me la posi tempo fa quando, nelle ricerche bibliografiche riguardanti la diossina, trovai, nell’elenco delle fonti di emissione , i forni crematori. E mi chiesi: è chimicamente possibile, mai venga il giorno, che da Enrico Muttoni infilato in un forno crematorio nel suo bel baule, esca diossina per il camino? Risposta :no. Tutte le volte quindi che è stata riscontrata diossina nei fumi di un crematorio, vuol dire che oltre alla salma, che non può avvisare, è stato bruciato qualcosa d’altro; del resto, chi controlla che c’è dentro le bare?
Esistono diversi motivi di carattere chimico per confermare quanto ho appena affermato. Ma per non entrare nello specifico farò osservare che il trattamento termico dei rifiuti, unica via razionale alla soluzione del problema dello smaltimento, si basa su quello che ognuno di noi può osservare quotidianamente. Vale a dire che se noi sottoponiamo a riscaldamento o addirittura a combustione qualsiasi materiale non minerale lo vedremo modificarsi con la trasformazione dei suoi componenti in costituenti più leggeri generalmente gassosi, con la produzione di piccole quantità di ceneri. La formazione di diossina in un’operazione di questo tipo comporterebbe, al contrario, il verificarsi di una impossibile reazione di sintesi: la produzione di un composto complesso a partire da componenti semplici.
Se la notizia dell’individuazione di diossina nelle aree Rom risponde a verità, non sono stati bruciati cavi o altri rifiuti, ma c’è stato uno smaltimento doloso di rifiuti industriali pericolosi. Va da sè che bruciare la spazzatura nei roghi non è un’operazione salubre, tutt’altro. Vuol dire però che una brutta abitudine di alcuni componenti di un gruppo sociale può diventare un rischio se, dolosamente, qualcuno paga per uno smaltimento che, eseguito a regola, sarebbe onerosissimo.
La diossina, non essendo un prodotto industriale né naturale, non può entrare in un inceneritore, perché nessuno la usa e nessuno potrebbe, anche volendo, comperarla e gettarla tra i rifiuti. E’ possibile che ne fuoriesca? Questa domanda me la posi tempo fa quando, nelle ricerche bibliografiche riguardanti la diossina, trovai, nell’elenco delle fonti di emissione , i forni crematori. E mi chiesi: è chimicamente possibile, mai venga il giorno, che da Enrico Muttoni infilato in un forno crematorio nel suo bel baule, esca diossina per il camino? Risposta :no. Tutte le volte quindi che è stata riscontrata diossina nei fumi di un crematorio, vuol dire che oltre alla salma, che non può avvisare, è stato bruciato qualcosa d’altro; del resto, chi controlla che c’è dentro le bare?
Esistono diversi motivi di carattere chimico per confermare quanto ho appena affermato. Ma per non entrare nello specifico farò osservare che il trattamento termico dei rifiuti, unica via razionale alla soluzione del problema dello smaltimento, si basa su quello che ognuno di noi può osservare quotidianamente. Vale a dire che se noi sottoponiamo a riscaldamento o addirittura a combustione qualsiasi materiale non minerale lo vedremo modificarsi con la trasformazione dei suoi componenti in costituenti più leggeri generalmente gassosi, con la produzione di piccole quantità di ceneri. La formazione di diossina in un’operazione di questo tipo comporterebbe, al contrario, il verificarsi di una impossibile reazione di sintesi: la produzione di un composto complesso a partire da componenti semplici.
Se la notizia dell’individuazione di diossina nelle aree Rom risponde a verità, non sono stati bruciati cavi o altri rifiuti, ma c’è stato uno smaltimento doloso di rifiuti industriali pericolosi. Va da sè che bruciare la spazzatura nei roghi non è un’operazione salubre, tutt’altro. Vuol dire però che una brutta abitudine di alcuni componenti di un gruppo sociale può diventare un rischio se, dolosamente, qualcuno paga per uno smaltimento che, eseguito a regola, sarebbe onerosissimo.
Coloro che temono per la diossina, in ogni caso, possono star tranquilli: non ce n’è. In compenso da un mucchio di rifiuti incendiato può però uscire un notevole numero di prodotti di combustione, tutti pericolosi, e in quantità tale da superare di gran lunga la pericolosità della diossina e che non deve lasciare tranquilli. Quei Rom (non I Rom) che, ben sapendolo, bruciano rifiuti, dunque, dovrebbero astenersi dal farlo comunque. Così come gli ambientalisti dovrebbero evitare di citare la diossina usandola come spauracchio, evitando contemporaneamente a chi ha sete di notorietà di trovarla, per finire in prima pagina.
Lo stesso discorso vale per Grillo e i deprecati (da lui) inceneritori. Che, ripeto, sono l’unica via valida di smaltimento dei rifiuti, in quanto le discariche, anche quelle autorizzate, sono un’autentica cambiale in bianco a carico dei nostri discendenti e un autentico incubo per le falde acquifere. Da un inceneritore può uscire diossina solo se è gestito dolosamente, facendovi entrare materiali come il tricloro fenolo, i suoi consimili, ed in generale clorurati organici aromatici. Ma di fronte alla delinquenza, eretta a sistema, il miglior impianto gestito dal miglior tecnico non serve a nulla.
Nella pratica, per non avere emissioni di diossine e congeneri, basta garantire che nell’impianto di trattamento non entrino clorurati organici. Lo stesso Grillo, di recente, evidentemente costretto a ragionamenti come questi, ha cambiato spauracchio indicando , per l’inceneritore di Parma, non più la diossina ma le micropolveri: altro fantasma? E’ probabile. La dialettica tra amministratori e gestori va comunque a tutto vantaggio dell’utenza, basta che non si accettino e diffondano falsità.
Chi desiderasse approfondire, può digitare, per cominciare, “Seveso disaster” su Wikipedia.
Lo stesso discorso vale per Grillo e i deprecati (da lui) inceneritori. Che, ripeto, sono l’unica via valida di smaltimento dei rifiuti, in quanto le discariche, anche quelle autorizzate, sono un’autentica cambiale in bianco a carico dei nostri discendenti e un autentico incubo per le falde acquifere. Da un inceneritore può uscire diossina solo se è gestito dolosamente, facendovi entrare materiali come il tricloro fenolo, i suoi consimili, ed in generale clorurati organici aromatici. Ma di fronte alla delinquenza, eretta a sistema, il miglior impianto gestito dal miglior tecnico non serve a nulla.
Nella pratica, per non avere emissioni di diossine e congeneri, basta garantire che nell’impianto di trattamento non entrino clorurati organici. Lo stesso Grillo, di recente, evidentemente costretto a ragionamenti come questi, ha cambiato spauracchio indicando , per l’inceneritore di Parma, non più la diossina ma le micropolveri: altro fantasma? E’ probabile. La dialettica tra amministratori e gestori va comunque a tutto vantaggio dell’utenza, basta che non si accettino e diffondano falsità.
Chi desiderasse approfondire, può digitare, per cominciare, “Seveso disaster” su Wikipedia.
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