Il culatello è di destra. La nutella è di sinistra
Sulla stupidità ad esempio siamo certi della validità delle ferree leggi di Cipolla.
Arnaldo Cecchini |
Cos’è la destra, cos’è la sinistra?
Potrebbe sembrare stucchevole e un po’ retrò parlare ancora di destra e sinistra, dopo oltre duecento anni dal giuramento della Pallacorda.
E infatti uno dei movimenti più forti del panorama politico italiano rifiuta di definirsi a partire da questa classificazione e così fanno in molti paesi i movimenti ecologisti.
Io sono retrò.
E nonostante non partecipi alla demonizzazione o allo sberleffo contro il movimento cinque stelle verso cui ho una distante benevola attenzione (in fondo è l’unica opposizione seria al governo Napolitano-Berlusconi che potrebbe essere chiamato un po’ ironicamente governo Letta-Letta), rimango convinto che questa distinzione abbia un senso.
Più o meno quella che ha proposto Norberto Bobbio in Destra e sinistra, un suo piccolo libro del 1994; in sintesi come scrive Nadia Urbinati nell’introduzione all’edizione del 2009:
Fatta questa premessa è vero che ci sono molte destre e molte sinistre e non è vero che quelli di destra siano tutti stupidi, violenti, ignoranti e incivili (non è vero neanche che lo siano tutti quelli di sinistra).
Sulla stupidità ad esempio siamo certi della validità delle ferree leggi di Cipolla che la distribuzione degli stessi tra destra e sinistra non varia:
Fatta questa seconda premessa, possiamo dire che ci sono almeno tre dimensioni in cui in qualche modo si può (da un punto di vista pratico) valutare la collocazione di una persona tra destra e sinistra: quella economica, quella sociale (dei diritti civili diciamo), quella identitaria (prendiamo come parametro l’immigrazione); potremmo avere persone che sono per l’eguaglianza economica, ma non per quella dei diritti e che sono xenofobe, altre che sono per i diritti e l’inclusione, ma contro l’eguaglianza economica e così via per otto combinazioni possibili; una nuvola in uno spazio tridimensionale (e non abbiamo considerato altre dimensione pur importanti: l’atteggiamento nei confronti dell’innovazione ad esempio).
Insomma anche avendo un criterio non è facile.
Nella sinistra del Novecento un ruolo importante l’hanno giocato i comunisti che – in senso proprio – nell’Ottocento non esistevano e che – a occhio – quasi non esistono nel Duemila.
Da dove nascono i (partiti) comunisti? C’è una rimozione sconsolante al proposito.
Nascono dal fatto che i gloriosi partiti socialisti di Germania e Francia (e non solo) decidono in grande maggioranza di votare a favore dei crediti di guerra nel 1914, permettendo lo scatenarsi dell’immane conflitto che farà milioni di vittime.
Vale la pena ricordarlo?
Magari rileggendoci per capire cosa fu quel conflitto e per ricordare il criminale comportamento dei vertici militari che mandarono al macello molte decine di migliaia di contadini e operai (e altre decine di migliaia i loro compari tedeschi, francesi, austriaci, russi, …) il libro del nostro conterraneo Lussu Un anno sull’altipiano?
Per quello si sfascio la seconda internazionale, di lì nacque la scissione generalizzata del movimento comunista.
Gli storici faranno, hanno fatto, stanno facendo il loro lavoro per ricostruire tutte le vicende di quegli anni terribili e di quelli successivi, compresi quelli della seconda guerra mondiale il cui punto di svolta avvenne in una città chiamata Stalingrado.
Ma non c’è dubbio che la storia del comunismo, nei paesi dove hanno vinto i partiti comunisti, è stata tragica e terribile.
Molto gli storici hanno studiato, stanno studiando e studieranno per capire le vicende di quella complessa vicenda che chiamiamo Resistenza e che è stata anche una guerra civile.
L’unica cosa che non si potrà fare è “sbianchettare” le foto della nascita della Repubblica, quella della liberazione di Milano ad esempio in cui sfilano Mario Argenton, Giovan Battista Stucchi, Ferruccio Parri, Raffaele Cadorna (il figlio di Luigi), Luigi Longo (che diventerà segretario del PCI), Enrico Mattei; o quella della firma della Costituzione italiana da parte del Presidente dell’Assemblea costituente Umberto Terracini, insieme con De Gasperi e con De Nicola.
O dimenticare il comandante Bulow, Arrigo Boldrini, presidente dell’ANPI, amico fraterno di Benigno Zaccagnini che diventò segretario della DC. Non sarà inutile riportare la motivazione della medaglia d’oro al valor militare conferita al comunista Boldrini a Ravenna nel febbraio ’45 dal generale Richard Mc Creery, comandante dell’ VIII Armata britannica.
O dimenticare il Sindaco di Bologna Giuseppe Dozza, per 21 anni alla guida della città, ottimo amministratore, capace di battersi e di confrontarsi, avversario e interlocutore di Francesco Zanardi, il sindaco del pane del 1914, nel dopoguerra nel PSDI, di Giuseppe Dossetti che lo sfidò alle elezioni del 1956, del cardinal Giacomo Lercaro (destituito dalla sua carica per aver denunciato il primo gennaio del 1968 i bombarde manti americani in Vietnam).
E potrei proseguire.
Ovviamente la sinistra non era in Italia solo il PCI, che ne era parte cospicua tuttavia.
Ovviamente il PCI ha fatto molti errori, ma non è stato il PCI a guidare il sacco urbanistico di Napoli o quello di Roma, ad esempio.
Io al PCI non sono mai stato iscritto per inciso.
Dobbiamo riconoscere quindi che ci sono e ci sono state diverse sinistre in Italia e diverse destre.
Per esempio una destra francese nel dopoguerra, tutt’altro che tenera con la sinistra e con i comunisti, per chi conosce i metodi e la personalità del generale De Gaulle, ma una destra antifascista, che ha accettato di perdere elezioni politiche e presidenziale per non mescolare i suoi voti con quelli di Le Pen; una destra che inaugura monumenti alla Resistenza, che fa cantare nelle scuole le Chant de partisans.
Ne propongo qui la versione per l’insediamento di Sarkozy, che mi sta tutto meno che simpatico, ma anche quella straordinaria di Yves Montand.
A scanso di equivoci l’inno non è comunista, anche se le parole sono molto truci (era in corso una guerra atroce), l’ha composto Anna Marly ovvero Anna Betoulinsky, profuga russa il cui padre fu fucilato dai bolscevichi; Yves Montand, uno degli uomini più belli del mondo (è stato compagno di tre grandi donne: Edith Piaf, Marilyn Monroe e Simone Signoret) è stato a lungo vicino ai comunisti, da cui si allontanò denunciando l’invasione della Cecoslovacchia, negli anni 80 si avvicinò alla destra neo-liberale; come è vasto e vario il mondo!
La destra repubblicana francese non si sognerebbe mai di fare lapidi in cui si sostiene che i volontari della divisione SS francese Charlemagne sono caduti perché la Francia fosse libera e giusta: non è una differenza da poco.
Potrebbe sembrare stucchevole e un po’ retrò parlare ancora di destra e sinistra, dopo oltre duecento anni dal giuramento della Pallacorda.
E infatti uno dei movimenti più forti del panorama politico italiano rifiuta di definirsi a partire da questa classificazione e così fanno in molti paesi i movimenti ecologisti.
Io sono retrò.
E nonostante non partecipi alla demonizzazione o allo sberleffo contro il movimento cinque stelle verso cui ho una distante benevola attenzione (in fondo è l’unica opposizione seria al governo Napolitano-Berlusconi che potrebbe essere chiamato un po’ ironicamente governo Letta-Letta), rimango convinto che questa distinzione abbia un senso.
Più o meno quella che ha proposto Norberto Bobbio in Destra e sinistra, un suo piccolo libro del 1994; in sintesi come scrive Nadia Urbinati nell’introduzione all’edizione del 2009:
“Il discrimine tra destra e sinistra ruota intorno alla questione dell'eguaglianza. Mentre la destra tende a essere inegualitaria e a proporre o attuare politiche che effettivamente rendono i cittadini meno eguali, la sinistra ha l'eguaglianza come sua stella polare e cerca di promuovere politiche che contrastino le diseguaglianze".
Fatta questa premessa è vero che ci sono molte destre e molte sinistre e non è vero che quelli di destra siano tutti stupidi, violenti, ignoranti e incivili (non è vero neanche che lo siano tutti quelli di sinistra).
Sulla stupidità ad esempio siamo certi della validità delle ferree leggi di Cipolla che la distribuzione degli stessi tra destra e sinistra non varia:
“La probabilità che una certa persona sia stupida é indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona, spesso ha l'aspetto innocuo/ingenuo e ciò fa abbassare la guardia.
Se studiamo la percentuale di stupidi fra i bidelli che puliscono le classi dopo che se ne sono andati alunni e maestri, scopriremo che è molto più alta di quello che pensavamo. Potremmo supporre che è in relazione con il basso livello culturale o col fatto che le persone non stupide hanno maggiori opportunità di avere buoni lavori. Però se analizziamo gli studenti ed i professori universitari (o i programmatori di software) la percentuale è esattamente la stessa. Le femministe militanti potranno arrabbiarsi, ma la percentuale di stupidi è la stessa in ambo i sessi (o in tutti i sessi a seconda di come si considerano).
Non si può trovare nessuna differenza del fattore Y nelle razze, condizioni etniche, educazione, eccetera.”
Fatta questa seconda premessa, possiamo dire che ci sono almeno tre dimensioni in cui in qualche modo si può (da un punto di vista pratico) valutare la collocazione di una persona tra destra e sinistra: quella economica, quella sociale (dei diritti civili diciamo), quella identitaria (prendiamo come parametro l’immigrazione); potremmo avere persone che sono per l’eguaglianza economica, ma non per quella dei diritti e che sono xenofobe, altre che sono per i diritti e l’inclusione, ma contro l’eguaglianza economica e così via per otto combinazioni possibili; una nuvola in uno spazio tridimensionale (e non abbiamo considerato altre dimensione pur importanti: l’atteggiamento nei confronti dell’innovazione ad esempio).
Insomma anche avendo un criterio non è facile.
Nella sinistra del Novecento un ruolo importante l’hanno giocato i comunisti che – in senso proprio – nell’Ottocento non esistevano e che – a occhio – quasi non esistono nel Duemila.
Da dove nascono i (partiti) comunisti? C’è una rimozione sconsolante al proposito.
Nascono dal fatto che i gloriosi partiti socialisti di Germania e Francia (e non solo) decidono in grande maggioranza di votare a favore dei crediti di guerra nel 1914, permettendo lo scatenarsi dell’immane conflitto che farà milioni di vittime.
Vale la pena ricordarlo?
Magari rileggendoci per capire cosa fu quel conflitto e per ricordare il criminale comportamento dei vertici militari che mandarono al macello molte decine di migliaia di contadini e operai (e altre decine di migliaia i loro compari tedeschi, francesi, austriaci, russi, …) il libro del nostro conterraneo Lussu Un anno sull’altipiano?
Per quello si sfascio la seconda internazionale, di lì nacque la scissione generalizzata del movimento comunista.
Gli storici faranno, hanno fatto, stanno facendo il loro lavoro per ricostruire tutte le vicende di quegli anni terribili e di quelli successivi, compresi quelli della seconda guerra mondiale il cui punto di svolta avvenne in una città chiamata Stalingrado.
Ma non c’è dubbio che la storia del comunismo, nei paesi dove hanno vinto i partiti comunisti, è stata tragica e terribile.
Molto gli storici hanno studiato, stanno studiando e studieranno per capire le vicende di quella complessa vicenda che chiamiamo Resistenza e che è stata anche una guerra civile.
L’unica cosa che non si potrà fare è “sbianchettare” le foto della nascita della Repubblica, quella della liberazione di Milano ad esempio in cui sfilano Mario Argenton, Giovan Battista Stucchi, Ferruccio Parri, Raffaele Cadorna (il figlio di Luigi), Luigi Longo (che diventerà segretario del PCI), Enrico Mattei; o quella della firma della Costituzione italiana da parte del Presidente dell’Assemblea costituente Umberto Terracini, insieme con De Gasperi e con De Nicola.
O dimenticare il comandante Bulow, Arrigo Boldrini, presidente dell’ANPI, amico fraterno di Benigno Zaccagnini che diventò segretario della DC. Non sarà inutile riportare la motivazione della medaglia d’oro al valor militare conferita al comunista Boldrini a Ravenna nel febbraio ’45 dal generale Richard Mc Creery, comandante dell’ VIII Armata britannica.
”Ufficiale animato da altissimo entusiasmo e dotato di eccezionale capacità organizzativa, costituiva in territorio italiano occupato dai tedeschi due brigate di patrioti che guidava per più mesi in rischiose e sanguinose azioni di guerriglia. Nell’imminenza dell’offensiva alleata nella zona – prosegue la motivazione – sosteneva alla testa dei propri uomini e per più giorni consecutivi duri combattimenti contro forti presidi tedeschi, agevolando così il compito delle armate alleate. Successivamente, con arditissima azione, costringeva il nemico ad abbandonare un’importante località portuale adriatica che occupava per primo. Benché violentemente contrattaccato da forze corazzate tedesche e ferito, manteneva le posizioni conquistate, contrastando con inesauribile tenacia la pressione avversaria. Si univa quindi con i propri uomini alle armate anglo-americane, con le quali continuava la lotta per la liberazione della Patria.”
O dimenticare il Sindaco di Bologna Giuseppe Dozza, per 21 anni alla guida della città, ottimo amministratore, capace di battersi e di confrontarsi, avversario e interlocutore di Francesco Zanardi, il sindaco del pane del 1914, nel dopoguerra nel PSDI, di Giuseppe Dossetti che lo sfidò alle elezioni del 1956, del cardinal Giacomo Lercaro (destituito dalla sua carica per aver denunciato il primo gennaio del 1968 i bombarde manti americani in Vietnam).
E potrei proseguire.
Ovviamente la sinistra non era in Italia solo il PCI, che ne era parte cospicua tuttavia.
Ovviamente il PCI ha fatto molti errori, ma non è stato il PCI a guidare il sacco urbanistico di Napoli o quello di Roma, ad esempio.
Io al PCI non sono mai stato iscritto per inciso.
Dobbiamo riconoscere quindi che ci sono e ci sono state diverse sinistre in Italia e diverse destre.
Per esempio una destra francese nel dopoguerra, tutt’altro che tenera con la sinistra e con i comunisti, per chi conosce i metodi e la personalità del generale De Gaulle, ma una destra antifascista, che ha accettato di perdere elezioni politiche e presidenziale per non mescolare i suoi voti con quelli di Le Pen; una destra che inaugura monumenti alla Resistenza, che fa cantare nelle scuole le Chant de partisans.
Ne propongo qui la versione per l’insediamento di Sarkozy, che mi sta tutto meno che simpatico, ma anche quella straordinaria di Yves Montand.
A scanso di equivoci l’inno non è comunista, anche se le parole sono molto truci (era in corso una guerra atroce), l’ha composto Anna Marly ovvero Anna Betoulinsky, profuga russa il cui padre fu fucilato dai bolscevichi; Yves Montand, uno degli uomini più belli del mondo (è stato compagno di tre grandi donne: Edith Piaf, Marilyn Monroe e Simone Signoret) è stato a lungo vicino ai comunisti, da cui si allontanò denunciando l’invasione della Cecoslovacchia, negli anni 80 si avvicinò alla destra neo-liberale; come è vasto e vario il mondo!
La destra repubblicana francese non si sognerebbe mai di fare lapidi in cui si sostiene che i volontari della divisione SS francese Charlemagne sono caduti perché la Francia fosse libera e giusta: non è una differenza da poco.
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