Il vuoto delle politiche giovanili ad Alghero
Necessari strumenti culturali e tecnici in grado di svelare questa parte di società.
Tonio Mura |
Si può costruire una governance cittadina senza sentire l’esigenza di scommettere sui giovani? Si può pensare alla città di domani senza percepire le attese e i desideri di quelli che dovranno viverla? Cosa si fa per dare ai giovani la possibilità di partecipare alle scelte che contano, per garantire il loro diritto di parola, per dare una prospettiva alle loro speranze?
Lascio queste domande così, senza risposta, convinto che ogni lettore attento saprà trarne le dovute conclusioni.
Invece lancio uno sguardo alle ultime notizie di stampa, diciamo che abbraccio un arco di tempo che può corrispondere all’estate algherese che sta per finire o poco più. Cosa vedo? Violenza, furti, droga, arresti domiciliari, morti e feriti per strada, atti vandalici, suicidi, fughe da casa e quant’altro, quasi a dimostrare che quando parliamo dei giovani è solo per metterne in evidenza il lato trasgressivo, la devianza o il male di vivere.
Purtroppo anche l’informazione contribuisce a deformare la realtà, perché se si tratta di giovani assai spesso si ferma alla cronaca giudiziaria in modo acritico, senza chiedersi come abbiamo fatto a crescere dei giovani così?
Ma c’è di peggio: l’informazione è generalista, mette tutti dentro lo stesso sacco, e diffonde un’immagine dei giovani che corrisponde alla triste cronaca ma non alla realtà; che decisamente è una realtà complessa, difficile da interpretare, che rivela i giovani nella loro dimensione plurale, quindi inafferrabile, specialmente se si adottano criteri pregiudizialmente orientati.
Da qui la necessità di dotarsi di strumenti culturali e tecnici in grado di svelare, per quanto possibile, questa parte di società. Con lo scopo di individuare, nella logica della prevenzione, i luoghi dove si generano le criticità del mondo giovanile; nel contempo tracciare anche la mappa delle risorse che il mondo giovanile esprime, per valorizzarle e renderle maggiormente fruibili.
Veniamo subito al dunque: chi si assume responsabilità pubbliche, come ad esempio un sindaco e la sua giunta, non può estraniarsi dal prendere in considerazione il tema delle politiche giovanili. Sindaco e giunta non possono non chiedersi, ogni volta che prendono una decisione, se hanno tenuto conto oppure no delle ricadute che quella decisione avrà anche sui giovani di Alghero. Diversamente si sta negando il loro diritto di cittadinanza! Tuttavia, per quanto importante, questo comportamento non è sufficiente.
Veniamo subito al dunque: chi si assume responsabilità pubbliche, come ad esempio un sindaco e la sua giunta, non può estraniarsi dal prendere in considerazione il tema delle politiche giovanili. Sindaco e giunta non possono non chiedersi, ogni volta che prendono una decisione, se hanno tenuto conto oppure no delle ricadute che quella decisione avrà anche sui giovani di Alghero. Diversamente si sta negando il loro diritto di cittadinanza! Tuttavia, per quanto importante, questo comportamento non è sufficiente.
Farsi la domanda “Ma ai nostri giovani va bene?” implica un altro impegno, e cioè quello di coinvolgere i giovani, di inserirli concretamente nel processo democratico delle decisioni, di organizzare un sistema consultivo che li veda protagonisti e ascoltati.
Una volta allo scopo bastavano i partiti e i loro settori giovanili; oggi non è più così, e mi fermo, perché la tentazione è quella di denunciare con i fatti come, in modo sistematico, i partiti escludano i giovani, denunciare la loro incapacità di fidarsi di una creatività nuova ma, soprattutto, di vero cambiamento, quella di cui i giovani sono portatori. E quando c’è un giovane che sfonda elettoralmente, e passa le maglie della selezione partitocratica, è quasi sempre perché si tratta di un allineato, di un giovane che si è nutrito del vecchio della politica. Tante volte è uno che va avanti per nepotismo! Detto in breve: nella politica e nei partiti c’è poco ricambio generazionale, la nostra comincia ad essere una gerontocrazia!
Andiamo avanti, e provo ad essere propositivo. Per farlo mi affido a quelle che altrove sono considerate buone pratiche, cioè modi apprezzati e condivisi di fare politiche giovanili. Prima però c’è una premessa, anzi due: lungi da me la presunzione di voler dare consigli a chi ci governa, purtroppo hanno già dimostrato di saper sbagliare da soli! Poi bisogna trovare qualcuno che sia disposto a fare politica senza guardare alle rendite. Voglio dire che lavorare per e con i giovani spesso non è così gratificante, come quando per esempio si traccia una strada e si assecondano i desiderata delle famiglie che contano, cioè gli sponsor della prossima campagna elettorale. I giovani non si prestano a questo voto di scambio, sono a rendita zero!
Senza andare lontano, senza varcare il mare, senza uscire dalla Provincia: a Sennori (un paesino rispetto ad Alghero) hanno incardinato un assessorato alle politiche giovanili. Ad Alghero, invece, queste competenze rientrano in un Assessorato alla Comunità e all’Identità, che già il nome crea confusione! Per non parlare del marasma delle competenze; non invidio l’abnegazione dell’assessore.
Andiamo avanti, e provo ad essere propositivo. Per farlo mi affido a quelle che altrove sono considerate buone pratiche, cioè modi apprezzati e condivisi di fare politiche giovanili. Prima però c’è una premessa, anzi due: lungi da me la presunzione di voler dare consigli a chi ci governa, purtroppo hanno già dimostrato di saper sbagliare da soli! Poi bisogna trovare qualcuno che sia disposto a fare politica senza guardare alle rendite. Voglio dire che lavorare per e con i giovani spesso non è così gratificante, come quando per esempio si traccia una strada e si assecondano i desiderata delle famiglie che contano, cioè gli sponsor della prossima campagna elettorale. I giovani non si prestano a questo voto di scambio, sono a rendita zero!
Senza andare lontano, senza varcare il mare, senza uscire dalla Provincia: a Sennori (un paesino rispetto ad Alghero) hanno incardinato un assessorato alle politiche giovanili. Ad Alghero, invece, queste competenze rientrano in un Assessorato alla Comunità e all’Identità, che già il nome crea confusione! Per non parlare del marasma delle competenze; non invidio l’abnegazione dell’assessore.
Sempre senza uscire dalla Sardegna, a Sedilo (un paesino rispetto ad Alghero), esiste la Consulta giovanile, con relativo Statuto e perfettamente funzionante. Si tratta di un organismo eletto democraticamente, che interferisce costantemente col fare amministrativo.
A Iglesias (un paesino rispetto ad Alghero) funziona l’Informagiovani, un organismo gestito dal Comune e in grado di intercettare le domande più frequenti e le attese del mondo giovanile.
Poi c’è la rete, più precisamente la rete delle collaborazioni: scuola, chiesa, associazionismo sportivo, volontariato, organizzazioni culturali, e chi più ne ha più ne metta! Poi ci sono gli spazi, ma qui devo mordermi la lingua, altrimenti mi chiedo che fine ha fatto la proposta di un Centro di Aggregazione Sociale nei locali dell’ex Cooperativa dei falegnami di via Marconi, come propagandato in campagna elettorale dall’attuale maggioranza. Poi ci sono i luoghi della nuova comunicazione giovanile: i graffiti, internet e il wi-fi libero, le nuove tendenze musicali, i tatuaggi e i piercing, gli sport ecologici, il vivere la notte, la personalizzazione dell’immagine ecc.
Non voglio andare oltre, se non dire che nel campo delle politiche giovanili ad Alghero si registra un vuoto. Non voglio neppure accusare alcuno di questo vuoto, perché ho capito che il rodaggio dell’attuale amministrazione è alquanto lento e difficoltoso. Voglio però guardare a domani, e sperare che in una navigazione più tranquilla si possano toccare i temi che davvero contano. Quando parliamo di giovani parliamo di futuro, di speranze, di nuove opportunità. In questo non facciamoci condizionare dallo sbilanciamento giustizialista della cronaca.
Non voglio andare oltre, se non dire che nel campo delle politiche giovanili ad Alghero si registra un vuoto. Non voglio neppure accusare alcuno di questo vuoto, perché ho capito che il rodaggio dell’attuale amministrazione è alquanto lento e difficoltoso. Voglio però guardare a domani, e sperare che in una navigazione più tranquilla si possano toccare i temi che davvero contano. Quando parliamo di giovani parliamo di futuro, di speranze, di nuove opportunità. In questo non facciamoci condizionare dallo sbilanciamento giustizialista della cronaca.
Chi ricopre ruoli di responsabilità pubblica, oltre al contingente, deve saper guardare avanti, e avanti guarda caso ci sono i giovani. Che sia necessaria una svolta non ci sono dubbi, che ci voglia un po’ più di coraggio è nei fatti, certo è che bisogna darsi tempi e obiettivi, e non solo il rimaneggiamento delle poltrone.
C’è di più: i giovani non apprezzano la giostra dei luoghi comuni, le lusinghe della vecchia politica, la solfa dei complimenti di circostanza; men che meno le promesse non mantenute.
Essi sanno giudicare la coerenza e le attenzioni che il fare amministrativo sa mettere in atto; sottovalutarlo non solo è grave ma è da irresponsabili, il che non si addice a chi ha scelto un ruolo pubblico non per recitare una parte ma per cambiare il presente e prepararci ad un futuro migliore. Meglio ricordarlo, in attesa di novità.
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