La volontà e la civiltà dei cittadini cambiano il volto di Alghero
Le aiuole curate da alcuni abitanti |
Che cosa ha indotto migliaia di persone a ripetere per migliaia di volte questa “performance”?
La sporcizia dilagante in città.
Le ragioni, le spiegazioni, le attenuanti sono tante. Ma tutto ciò non può (né sarebbe stato possibile) eliminare il dato di fatto: Alghero, la cosiddetta “Porta d’oro” del turismo sardo, era sporca.
Di più: era indecorosa. Si presentava ai turisti in tutta la sua bellezza trasandata, macchiata, sporcata, vilipesa, ferita. Insomma, a giudizio unanime, trascurata.
Da chi? Da coloro che avrebbero dovuto operare per assicurarne la pulizia quotidiana (la ditta appaltatrice del servizio e l’amministrazione civica, in primo luogo), ma anche dai cittadini e dai turisti. Una strada, una piazza, un’aiuola, un’area costiera, una spiaggia, un marciapiede non si sporcano perché, di quando in quando, sulla nostra città piove spazzatura o cacca di cane. Si sporca perché un’alta percentuale di cittadini e di turisti pratica sistematicamente l’ignobile arte dell’inciviltà.
La cultura media del cittadino medio (non solo ad Alghero, evidentemente) è fondata sul disprezzo dei beni pubblici. La strada (da tempo immemorabile) è la destinazione obbligata dei nostri rifiuti. Il motto potrebbe essere (anzi: è): casa linda e strada sporca. A casa nostra non tolleriamo neanche il più piccolo granellino di polvere. In strada, invece, ci può essere di tutto: tanto, mica è nostra?
Questa, com’è evidente, è una cultura primitiva, largamente praticata – in modo particolare nella nostra città, senza che ciò fosse considerato un gesto di inciviltà – per molti secoli e fino agli anni Sessanta del Novecento. Poi, la scuola di massa, la televisione, il contatto con i turisti portatori di altri punti di vista e di altri valori, hanno indotto una parte degli algheresi a vergognarsi di alcuni comportamenti fino ad allora tollerati e a modificarli. Oggi, una parte dei nostri concittadini è attenta ai beni pubblici e si comporta in modo da non deturparli, sporcarli e renderli inservibili per lo scopo per il quale sono stati realizzati.
Ma si tratta, ancora, di una minoranza rispetto all’andazzo corrente della mala educazione, dell’inciviltà e dell’indifferenza.
Oggi, però, tutti noi abbiamo davanti alcuni esempi di civismo che hanno dimostrato, concretamente, quanto possano essere contagiosi i comportamenti virtuosi.
A giugno, un piccolo gruppo di abitanti del quartiere di Sant’Agostino – uno dei primi quartieri popolari sorti al di fuori delle mura cittadine – ha deciso di dimostrare, con la pratica reale, concreta, quotidiana, che un intero quartiere può comportarsi con civiltà. Non solo rispettando i beni comuni, ma curandoli, valorizzandoli e facendoli diventare altrettante attrazioni per i residenti e i visitatori: delle autentiche oasi di pulizia, di tranquillità, di benessere, di civiltà.
Questi nostri benemeriti concittadini si sono quotati, hanno acquistato attrezzature e piante e, dopo un’ampia pulizia delle aiuole, degli spazi verdi e dei marciapiedi, hanno provveduto a recintare le aiuole, a curarle, valorizzarle, renderle belle, dedicando parte del loro tempo libero alla cura e al decoro degli spazi di comunità.
Pian piano, gli altri abitanti del quartiere si sono fatti contagiare e molti contribuiscono alla cura degli spazi comuni. Adesso, tutto è pulito, lindo, curato. Anche i proprietari dei cani hanno imparato che non è civile lasciare nei marciapiedi e nelle aiuole le deiezioni dei loro animali e provvedono di conseguenza.
Ora, il grande esempio di senso civico dimostrato dai residenti di Sant’Agostino dovrebbe essere raccolto dagli abitanti degli altri quartieri cittadini.
Forse, il sogno di vivere in una città pulita, curata, ospitale e civile potrebbe perfino avverarsi. Ad Alghero, Sardegna, anno di grazia 2013.
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