Quanto può essere pervasiva e condizionante la vecchia politica
I casi di San Cataldo (Siracusa) e Alghero.
Allo stesso modo, ad Alghero, tutti coloro che vogliono i politici importanti e i consiglieri comunali in giunta sono gli stessi che hanno attribuito – qualcuno addirittura sin dal giorno dopo l’insediamento – e attribuiscono tutte le responsabilità dell’inefficienza amministrativa al sindaco. Però, siccome non possono chiedere al sindaco di dimettersi perché andrebbero a casa tutti, allora affermano (tentando di convincere gli elettori) che la soluzione del problema sta nel cambiamento della giunta. Salvo, poi, nel momento in cui un partito della coalizione “ritira” i suoi assessori, osannarli come i migliori amministratori mai capitati sul pianeta. Giustamente, qualche cittadino si è chiesto il perché. Se, appunto, questi assessori erano così bravi perché li volete sostituire con i politici navigati? E se i partiti non erano rappresentati in giunta da un assessore, chi ha indicati il nome (o i nomi) di quegli assessori al sindaco? La risposta è fin troppo scontata: quegli stessi partiti e quegli stessi consiglieri che ora li vogliono sostituire.
Qualcuno, più arguto, evidenzia che l’inserimento in giunta dei consiglieri comunali potrà essere utile perché, mettendoci la faccia, lavoreranno bene per essere poi rieletti. Anche qui, l’obiezione è anch’essa scontata: e perché questi politici bravi ed esperti non hanno sostenuto e aiutato nel loro lavoro da assessore coloro che essi stessi avevano suggerito al sindaco per la nomina ad essessori?
E, ancora: perché i consiglieri comunali hanno chiesto i voti ai cittadini per rappresentarli in Consiglio se poi era loro intenzione svolgere il ruolo di assessori? Sapevano, al momento della sottoscrizione della candidatura, che esiste l’incompatibilità tra consigliere e assessore? E conoscono la “ratio” della norma che prevede tale incompatibilità? “Ratio” ulteriormente confermata dal decreto legislativo 39 del 2013 attuativo dei commi 49 e 50 dell’art. 1 della legge 190 del 2012, comunemente nota come “legge anticorruzione”. La volontà del legislatore, che finalmente ha preso atto del malcostume così diffuso nella gestione della cosa pubblica in Italia, è quella di ridurre le occasioni che, spesse volte, hanno indotto gli amministratori al ladrocinio delle risorse pubbliche.
Una coalizione di centrosinistra dovrebbe innalzare la bandiera del cambiamento e del rispetto, non solo formale, delle disposizioni legislative che aiutano la buona politica a combattere i rischi di corruzione e di malversazione. Una coalizione di centrosinistra dovrebbe cercare di superare le difficoltà e le incomprensioni interne per conseguire l’unico traguardo condiviso e prioritario rispetto a qualunque altro: l’attuazione del programma presentato agli elettori. Vincolandosi, pubblicamente, alla luce del sole, ad impegni precisi, con scadenze precise, sulle cose da fare nell’interesse della città. Tutto il resto viene dopo.
Se, invece, il problema vero fosse il sindaco, allora bisognerebbe dirlo pubblicamente e trarne tutte le conseguenze: chiedergli di dimettersi o sfiduciarlo in consiglio comunale. Le scorciatoie, “nulla di buono fanno presagire per il futuro della città”.
Antonio Budruni |
Il sindaco del comune di San Cataldo (Caltanissetta), si è dimesso a causa delle troppe pressioni dei partiti della sua maggioranza affamati di assessorati. Ha scritto una lettera aperta ai suoi concittadini per denunciare l’invadenza dei partiti della coalizione nel chiedere posti in giunta.
Quali partiti? Il sindaco Raimondi, eletto con un largo consenso popolare nel 2012, li elenca in ordine alfabetico: Pd, Primavera sancataldese, Rifondazione comunista e Sel.
Tutti che chiedevano più posti in giunta, fino al punto che il sindaco si è stufato e ha rassegnato le dimissioni, sostenendo:
“nessun uomo politico di buon senso può accettare questi condizionamenti che nulla di buono fanno presagire per il futuro della città”.
E conclude:
“Io non voglio esserci ad ogni costo”.
Ecco, per la vecchia politica e, in generale, per i partiti, nonostante le affermazioni pubbliche di voler cambiare, di non voler occupare le istituzioni e di volersi accostare alla politica con atteggiamenti e intenzioni diverse, il richiamo della foresta (leggi: la gestione del potere) è troppo forte, a prescindere dalle sigle e dagli schieramenti. E, sempre per restare nel nostro ambito geografico, le situazioni dei comuni di Porto Torres, Sennori e anche Sassari (tutte amministrazioni guidate dal centrosinistra) rappresentano altrettante prove di ciò che accade in giro per l’Italia.
Per questo, perché la vecchia politica spartitoria è l’unica che quasi tutti i partiti (e la gran parte dell’informazione) conoscono, tutti si stupiscono quando qualche movimento o partito si comporta in maniera diversa. Ad Alghero, per restare in casa, quasi tutti gli organi d’informazione e diversi esponenti politici, si sono chiesti come mai il movimento C’è un’Alghero migliore avesse deciso di sospendere la propria partecipazione dalle riunioni della maggioranza, senza ritirare il proprio assessore. D’altronde, per costoro, è normale fare così. Ciò che è scioccante e che a nessuno venga in mente di pensare che gli assessori sono nominati e revocati dal sindaco e non dai partiti. E che, quindi, i partiti non possono “ritirare” gli assessori.
Scriveva qualche giorno fa su “La Repubblica” Francesco Merlo
Per questo, perché la vecchia politica spartitoria è l’unica che quasi tutti i partiti (e la gran parte dell’informazione) conoscono, tutti si stupiscono quando qualche movimento o partito si comporta in maniera diversa. Ad Alghero, per restare in casa, quasi tutti gli organi d’informazione e diversi esponenti politici, si sono chiesti come mai il movimento C’è un’Alghero migliore avesse deciso di sospendere la propria partecipazione dalle riunioni della maggioranza, senza ritirare il proprio assessore. D’altronde, per costoro, è normale fare così. Ciò che è scioccante e che a nessuno venga in mente di pensare che gli assessori sono nominati e revocati dal sindaco e non dai partiti. E che, quindi, i partiti non possono “ritirare” gli assessori.
Scriveva qualche giorno fa su “La Repubblica” Francesco Merlo
“L’uso astuto e disonesto della lingua è il primo atto di ogni guerra”.
La destra italiana, diceva in sostanza, stravolge la realtà utilizzando la lingua italiana al solo scopo di ingannare i cittadini. Da ultimo, l’attribuzione della responsabilità della crisi di governo al Pd nel caso votasse per la decadenza di Berlusconi da senatore. Per capire. Il Pdl, un giorno sì e l’altro pure, usa la minaccia della crisi di governo nel caso in cui la giunta delle immunità del Senato decida per la decadenza del capo della destra italiana. Sono loro, con tutta evidenza, che minacciano di “ritirare” i ministri dal governo Letta. Però, ecco qui l’inganno, la responsabilità della crisi è del Pd.
Allo stesso modo, ad Alghero, tutti coloro che vogliono i politici importanti e i consiglieri comunali in giunta sono gli stessi che hanno attribuito – qualcuno addirittura sin dal giorno dopo l’insediamento – e attribuiscono tutte le responsabilità dell’inefficienza amministrativa al sindaco. Però, siccome non possono chiedere al sindaco di dimettersi perché andrebbero a casa tutti, allora affermano (tentando di convincere gli elettori) che la soluzione del problema sta nel cambiamento della giunta. Salvo, poi, nel momento in cui un partito della coalizione “ritira” i suoi assessori, osannarli come i migliori amministratori mai capitati sul pianeta. Giustamente, qualche cittadino si è chiesto il perché. Se, appunto, questi assessori erano così bravi perché li volete sostituire con i politici navigati? E se i partiti non erano rappresentati in giunta da un assessore, chi ha indicati il nome (o i nomi) di quegli assessori al sindaco? La risposta è fin troppo scontata: quegli stessi partiti e quegli stessi consiglieri che ora li vogliono sostituire.
Qualcuno, più arguto, evidenzia che l’inserimento in giunta dei consiglieri comunali potrà essere utile perché, mettendoci la faccia, lavoreranno bene per essere poi rieletti. Anche qui, l’obiezione è anch’essa scontata: e perché questi politici bravi ed esperti non hanno sostenuto e aiutato nel loro lavoro da assessore coloro che essi stessi avevano suggerito al sindaco per la nomina ad essessori?
E, ancora: perché i consiglieri comunali hanno chiesto i voti ai cittadini per rappresentarli in Consiglio se poi era loro intenzione svolgere il ruolo di assessori? Sapevano, al momento della sottoscrizione della candidatura, che esiste l’incompatibilità tra consigliere e assessore? E conoscono la “ratio” della norma che prevede tale incompatibilità? “Ratio” ulteriormente confermata dal decreto legislativo 39 del 2013 attuativo dei commi 49 e 50 dell’art. 1 della legge 190 del 2012, comunemente nota come “legge anticorruzione”. La volontà del legislatore, che finalmente ha preso atto del malcostume così diffuso nella gestione della cosa pubblica in Italia, è quella di ridurre le occasioni che, spesse volte, hanno indotto gli amministratori al ladrocinio delle risorse pubbliche.
Una coalizione di centrosinistra dovrebbe innalzare la bandiera del cambiamento e del rispetto, non solo formale, delle disposizioni legislative che aiutano la buona politica a combattere i rischi di corruzione e di malversazione. Una coalizione di centrosinistra dovrebbe cercare di superare le difficoltà e le incomprensioni interne per conseguire l’unico traguardo condiviso e prioritario rispetto a qualunque altro: l’attuazione del programma presentato agli elettori. Vincolandosi, pubblicamente, alla luce del sole, ad impegni precisi, con scadenze precise, sulle cose da fare nell’interesse della città. Tutto il resto viene dopo.
Se, invece, il problema vero fosse il sindaco, allora bisognerebbe dirlo pubblicamente e trarne tutte le conseguenze: chiedergli di dimettersi o sfiduciarlo in consiglio comunale. Le scorciatoie, “nulla di buono fanno presagire per il futuro della città”.
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