Rete e democrazia
C'è uso e uso della rete.
Franco Donnini |
Sempre più spesso vengono organizzate da partiti e movimenti politici, più o meno strutturati, tavole rotonde, convegni o semplici incontri assembleari con lo scopo di individuare la maniera più efficace per sfruttare le potenzialità di Internet e dei social media ai fini del coinvolgimento attivo dei cittadini nella loro vita politica. Ancora spiazzati dal successo ottenuto alle scorse elezioni politiche dal M5S, e timorosi della ulteriore ascesa che Grillo potrebbe avere nella prossima tornata elettorale, dopo le larghe intese, i partiti si accingono a predisporre delle piattaforme partecipative basate sul Web.
La cosa in sé non avrebbe niente di anomalo - considerati i tempi e la moda - se i promotori non ne facessero un uso meramente strumentale e propagandistico buono solo per dare l’illusione a qualche ingenuo militante di essere determinante nelle scelte e nei processi decisionali del partito o nella formulazione dei programmi di qualche candidato.
Ma prima di approfondire il tema desidero spendere qualche parola per analizzare brevemente la genesi dell’affermazione elettorale del M5S, il cui uso della Rete è ritenuto da molti (sbagliando) il principale fattore del suo successo.
Cominciamo con il mettere ben a fuoco uno degli aspetti maggiormente rilevanti ai fini della portata, diffusione e autorevolezza di una comunicazione, in gergo post, inserita all’interno dei social network. Nel cyberspazio, come i navigatori più esperti sanno, e in special modo nei social media, l’opinione espressa da un semplice utente ha un peso specifico molto basso rispetto a quella espressa da un personaggio con una buona social authority (influencer). Naturalmente nel caso di Beppe Grillo la social authority ha beneficiato della grande popolarità che egli ha raggiunto nel corso degli anni mediante la tivù, gli spettacoli in teatri e palazzetti e, infine, il blog. Per cui chi attribuisce proprio al comico genovese la larga parte del merito del successo del M5S ha pienamente ragione.
Allora l'affermazione elettorale del Movimento non è dipesa dall’uso massiccio e pervasivo che Casaleggio & Grillo hanno fatto della Rete? Dirà qualcuno. La mia risposta è: no, non è dipesa solo dalla Rete. Il blog ha svolto una funzione importante tra i cosiddetti militanti, ma non così importante tra gli elettori non politicizzati e i delusi. La prova è il risultato delle amministrative svoltesi qualche mese fa, dove il M5S ha registrato un vero e proprio tracollo elettorale, nonostante la supremazia nel Web.
Il successo del M5S alle elezioni di febbraio è multifattoriale. Per ragioni di spazio mi limito a considerare i più rilevanti.
Certamente ha inciso molto il fattore politico, che con il rifiuto dei cittadini di una classe dirigente ormai manifestamente inadeguata, ingorda e autoreferenziale, insieme alla protesta per la quantità di promesse mai mantenute e i privilegi dei parlamentari, ha costituito la principale motivazione di voto per milioni di italiani. Al fattore politico aggiungo la comunicazione: sostanzialmente incardinata in frame iper-emozionali con contenuti prevalentemente anti-sistema, decisamente più rivoluzionari che riformisti. (Grillo ha dimostrato di aver letto e fatto tesoro del libro intitolato Non pensare all’elefante, scritto dal linguista e cognitivista statunitense George Lakoff.) Come Berlusconi e più di Berlusconi Grillo ha fatto del proprio corpo il veicolo del suo messaggio. Forse mai come questa volta il corpo ha incarnato il messaggio, il corpo è stato il messaggio. Infine il disagio sociale e la crisi economica, su cui non mi soffermo poiché tutti possiamo osservarne portata e drammaticità.
Come evincerete, dunque, la questione non si riduce alla scelta di piattaforme aperte o chiuse, a dibattiti offline o online. Vogliamo realmente usare la Rete e la sua tecnologia? Allora guardiamo all’esperienza più avanzata che sia stata fatta finora in ambito politico: guardiamo al lavoro svolto dalla struttura “OFA” (Obama for America) per le elezioni americane del 2012. Scopriremmo così che la Rete è stata utilizzata per organizzare 700.000 volontari, per attività di fundraising, per veicolare messaggi con precise strategie di micro-targeting, che sono state sviluppate, nel solo periodo di campagna elettorale, circa 200 App per dispositivi mobili e che queste sono state gestite, insieme a Dashboard e BarackObama.com, mediante il progetto Narwhal, un sistema che ha connesso le diverse piattaforme e con il quale venivano elaborati tutti i flussi di dati in entrata.
I social network come Facebook sono stati usati non come piattaforme di sola propaganda elettorale ma come strumenti per lo studio e la targetizzazione degli elettori potenziali di Obama. L’Ofa ha usato il data mining in maniera massiccia, ciò è stato possibile grazie alle enormi potenzialità offerte da Internet. Questo è l’unico utilizzo possibile in ambito politico? Non lo so. Ma certamente è il modo più evoluto e intelligente che di essa ha sperimentato la politica, sia in campagna elettorale, con Obama for America, che durante l’attuale governo, con Organizing for Action.
Franco Donnini è pubblicitario, consulente di comunicazione politica e digital strategist
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