A proposito della variante per le zone B
Il Comune subisce la politica dell'attesa di chi pensa a raschiare il fondo del barile.
La questione urbanistica ,che sembra stia ritornando di attualità in questi giorni, ha aspetti per certi versi preoccupanti.
Se verrà mantenuta in piedi la proposta di variante per le zone B, questa prospettiva rappresenterà l’ultima deriva amministrativa nella gestione dell’edilizia privata nelle zone urbane cosiddette “di completamento".
Ora queste zone della città, anche ad uno sguardo superficiale e da non addetti ai lavori, appaiono con tutta evidenza congestionate, sprovviste degli standard di legge per i servizi: prive di parcheggi, di aree verdi e spazi pubblici di aggregazione, travolte da un caos complessivo che si materializza in alcune vie cittadine anche nel disordine delle quote dei marciapiedi oltre che delle altezze dei fabbricati.
Nell’ultimo decennio queste zone della città sono cresciute più caoticamente di prima, tanto che sembra non esistere più una conduzione del Comune, che persegua un interesse collettivo, ma che invece si stia di fatto attuando un unico scopo privato: indici di fabbricazione da incrementare con artifici, senza altro obbiettivo che non sia la massimizzazione degli utili.
Sembra non esistere più un disegno collettivo, concordato democraticamente, da rispettare, ma solo “volumetrie edilizie” da realizzare, che si sommano, concessione dopo concessione, e non esiste nessun dato aggregato su di queste che possa consentire di fare verifiche attente sugli standard dichiarati insussistenti/insufficienti da documenti della stessa amministrazione comunale.
Si preferisce procedere al buio, si fa finta di niente, snobbando anche l’unico studio che si ha a disposizione, ossia la relazione allegata al Puc presentato da oltre due anni dall’equipe che ci ha lavorato per oltre quindici anni, e che avverte della grave deficienza degli standard all’interno delle zone di completamento e individua nel contenimento degli indici nelle zone B, l’unica strada praticabile. La variante presentata invece indugia ancora su uno scenario urbano che sta ormai degenerando e su pratiche che ne aggravano ancor più le condizioni. Una parte importante della città viene resa sempre più invivibile, per un’inerzia che sta evidentemente e inspiegabilmente trascinando anche gli attuali amministratori.
Lo scandalo di una città che peggiora le sue condizioni di vivibilità anziché migliorarle è davanti agli occhi di tutti: a quelli dei suoi cittadini che lo subiscono quotidianamente e a quelli degli stessi increduli visitatori, un po’ attenti. Non serve attardarsi a commentare le irresponsabili variazioni proposte, a segnare con la matita blu gli errori di tecnica redazionale. Il caso delle zone B di Alghero sembra attenere più al tema della legalità che a quello dell'urbanistica.
Meraviglia il fatto che a più di un anno dall’elezione del nuovo sindaco, anziché la necessaria discontinuità nelle pratiche di governo delle questioni edilizie ed urbanistiche, ci si trovi davanti una proposta di variante che rappresenterebbe un ulteriore strappo alla già critica situazione.
La variante presentata non può quindi essere approvata per vari motivi sostanziali:
1) non sono rispettati gli standard di legge;
2) non esiste un disegno organico degli isolati supportato da profili regolatori, come chiede la legge su ogni Piano Particolareggiato;
3) la variante non è congrua a un disegno futuro che punti sulla qualità urbana e rispetti il principio democratico che il diritto alla città appartiene anche a chi non possiede neanche un metro quadro di terreno fabbricabile.
Tutto questo mentre del Puc non si parla. Il Comune di Alghero che potrebbe dare l'esempio e fare scuola di buon governo del territorio, subisce la politica dell'attesa di chi pensa a raschiare il fondo del barile alla ricerca di metri cubi da mettere sui tetti e sui tetti dei tetti. Vista corta anzi cortissima e penalizzante il futuro delle giovani generazioni.
Giovanni Battista Oliva è architetto e coordinatore del circolo Sel di Alghero
Giovanni Oliva |
Se verrà mantenuta in piedi la proposta di variante per le zone B, questa prospettiva rappresenterà l’ultima deriva amministrativa nella gestione dell’edilizia privata nelle zone urbane cosiddette “di completamento".
Ora queste zone della città, anche ad uno sguardo superficiale e da non addetti ai lavori, appaiono con tutta evidenza congestionate, sprovviste degli standard di legge per i servizi: prive di parcheggi, di aree verdi e spazi pubblici di aggregazione, travolte da un caos complessivo che si materializza in alcune vie cittadine anche nel disordine delle quote dei marciapiedi oltre che delle altezze dei fabbricati.
Nell’ultimo decennio queste zone della città sono cresciute più caoticamente di prima, tanto che sembra non esistere più una conduzione del Comune, che persegua un interesse collettivo, ma che invece si stia di fatto attuando un unico scopo privato: indici di fabbricazione da incrementare con artifici, senza altro obbiettivo che non sia la massimizzazione degli utili.
Sembra non esistere più un disegno collettivo, concordato democraticamente, da rispettare, ma solo “volumetrie edilizie” da realizzare, che si sommano, concessione dopo concessione, e non esiste nessun dato aggregato su di queste che possa consentire di fare verifiche attente sugli standard dichiarati insussistenti/insufficienti da documenti della stessa amministrazione comunale.
Si preferisce procedere al buio, si fa finta di niente, snobbando anche l’unico studio che si ha a disposizione, ossia la relazione allegata al Puc presentato da oltre due anni dall’equipe che ci ha lavorato per oltre quindici anni, e che avverte della grave deficienza degli standard all’interno delle zone di completamento e individua nel contenimento degli indici nelle zone B, l’unica strada praticabile. La variante presentata invece indugia ancora su uno scenario urbano che sta ormai degenerando e su pratiche che ne aggravano ancor più le condizioni. Una parte importante della città viene resa sempre più invivibile, per un’inerzia che sta evidentemente e inspiegabilmente trascinando anche gli attuali amministratori.
Lo scandalo di una città che peggiora le sue condizioni di vivibilità anziché migliorarle è davanti agli occhi di tutti: a quelli dei suoi cittadini che lo subiscono quotidianamente e a quelli degli stessi increduli visitatori, un po’ attenti. Non serve attardarsi a commentare le irresponsabili variazioni proposte, a segnare con la matita blu gli errori di tecnica redazionale. Il caso delle zone B di Alghero sembra attenere più al tema della legalità che a quello dell'urbanistica.
Meraviglia il fatto che a più di un anno dall’elezione del nuovo sindaco, anziché la necessaria discontinuità nelle pratiche di governo delle questioni edilizie ed urbanistiche, ci si trovi davanti una proposta di variante che rappresenterebbe un ulteriore strappo alla già critica situazione.
La variante presentata non può quindi essere approvata per vari motivi sostanziali:
1) non sono rispettati gli standard di legge;
2) non esiste un disegno organico degli isolati supportato da profili regolatori, come chiede la legge su ogni Piano Particolareggiato;
3) la variante non è congrua a un disegno futuro che punti sulla qualità urbana e rispetti il principio democratico che il diritto alla città appartiene anche a chi non possiede neanche un metro quadro di terreno fabbricabile.
Tutto questo mentre del Puc non si parla. Il Comune di Alghero che potrebbe dare l'esempio e fare scuola di buon governo del territorio, subisce la politica dell'attesa di chi pensa a raschiare il fondo del barile alla ricerca di metri cubi da mettere sui tetti e sui tetti dei tetti. Vista corta anzi cortissima e penalizzante il futuro delle giovani generazioni.
Giovanni Battista Oliva è architetto e coordinatore del circolo Sel di Alghero
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