Cerca nel blog
Dalla parte dei cittadini
Alghero, l’avventura della carta d’identità.
![]() |
Antonio Budruni |
Una normale mattina di ottobre, temperatura mite, il sole che già domina l’orizzonte.
Sono le nove e tre minuti. L’ufficio anagrafe ha appena aperto i battenti. Una piccola folla irrompe all’interno.
La maggioranza dei cittadini ha necessità di avere la carta d’identità. Gli impiegati sono tutti ai loro posti, ma gli utenti si accalcano davanti al bancone dell’unico impiegato addetto alle carte d’identità.
I cittadini – forse sarebbe meglio definirli pazienti, per l’abitudine consolidata a fare file in qualsiasi ambito nel quale predomini la burocrazia sclerotizzata di questo declinante Paese – attendono.
Nell’aria si percepisce l’imbarazzo di alcuni dipendenti che non possono non accorgersi della contradditorietà del momento: sette impiegati sostanzialmente poco impegnati, uno solo a fronte di una fila di cittadini-pazienti.
Qualcuno chiede come mai gli altri impiegati non diano il loro contributo affiancando l’unico addetto alle carte d’identità. Risposta: “C’è una sola stampante”. Quindi: pazientare e attendere.
Alla faccia di chi ancora è convinto che il tempo sia denaro. Ma no? Qui da noi, evo antico, si pratica la vecchia filosofia del “jà hi ha temps, sa farà” (trad.: c’è tempo, si farà).
Qualcuno, calcolando a spanne i tempi, decide che risparmierà code, file e stress recandosi all’ufficio comunale di Fertilia. La fila, dunque, si assottiglia. I tempi, invece, procedono lenti, sincopati, da cesellatori certosini. Pazientare e attendere.
Nell’attesa, tutti pensano. Qualcuno, al bambino che ha lasciato momentaneamente dalla nonna; qualcun altro, all’urgenza di dover tornare al lavoro; altri, altrettanto responsabili, alla soluzione del problema. Per esempio: acquistare un’altra stampante per ridurre della metà le code e i tempi di attesa. O, addirittura, acquistare due stampanti, per ridurre di un terzo le code e i tempi dell’attesa.
Un vecchi signore, in coda anche lui, ricordava quando, trenta o quaranta anni fa, senza le nuove tecnologie, i tempi di preparazione di una carta d’identità erano molto più rapidi rispetto a quelli di una bella mattina d’ottobre del 2013.
La sensazione, dentro quell’ufficio anagrafe di Alghero, era proprio quella di trovarsi in un paesello di montagna, non in una città di 40.000 abitanti che, per di più, dovrebbe essere strutturata anche per far fronte a richieste di decine di migliaia di turisti.
C’è qualcuno che ha interesse a mettere riparo a questa situazione? Che, oggettivamente, suona come offesa alla civiltà e ai diritti dei cittadini? Oppure, continuiamo con il nostro adagio antico: “Jà hi ha temps, sa farà”?
Nell’aria si percepisce l’imbarazzo di alcuni dipendenti che non possono non accorgersi della contradditorietà del momento: sette impiegati sostanzialmente poco impegnati, uno solo a fronte di una fila di cittadini-pazienti.
Qualcuno chiede come mai gli altri impiegati non diano il loro contributo affiancando l’unico addetto alle carte d’identità. Risposta: “C’è una sola stampante”. Quindi: pazientare e attendere.
Alla faccia di chi ancora è convinto che il tempo sia denaro. Ma no? Qui da noi, evo antico, si pratica la vecchia filosofia del “jà hi ha temps, sa farà” (trad.: c’è tempo, si farà).
Qualcuno, calcolando a spanne i tempi, decide che risparmierà code, file e stress recandosi all’ufficio comunale di Fertilia. La fila, dunque, si assottiglia. I tempi, invece, procedono lenti, sincopati, da cesellatori certosini. Pazientare e attendere.
Nell’attesa, tutti pensano. Qualcuno, al bambino che ha lasciato momentaneamente dalla nonna; qualcun altro, all’urgenza di dover tornare al lavoro; altri, altrettanto responsabili, alla soluzione del problema. Per esempio: acquistare un’altra stampante per ridurre della metà le code e i tempi di attesa. O, addirittura, acquistare due stampanti, per ridurre di un terzo le code e i tempi dell’attesa.
Un vecchi signore, in coda anche lui, ricordava quando, trenta o quaranta anni fa, senza le nuove tecnologie, i tempi di preparazione di una carta d’identità erano molto più rapidi rispetto a quelli di una bella mattina d’ottobre del 2013.
La sensazione, dentro quell’ufficio anagrafe di Alghero, era proprio quella di trovarsi in un paesello di montagna, non in una città di 40.000 abitanti che, per di più, dovrebbe essere strutturata anche per far fronte a richieste di decine di migliaia di turisti.
C’è qualcuno che ha interesse a mettere riparo a questa situazione? Che, oggettivamente, suona come offesa alla civiltà e ai diritti dei cittadini? Oppure, continuiamo con il nostro adagio antico: “Jà hi ha temps, sa farà”?
Altri in
Recenti in
Recenti in
Commenti