Ma anche i giovani abbandonino la vecchia politica
Le new entry si sono limitate a solleticare il lato “ludico” dei giovani.
Giancarlo Balbina |
Ho letto con attenzione l’intervento del prof. Tonio Mura (leggi qui) sulla questione giovanile algherese e non posso che condividerne la preoccupazione per la condizione di disagio e di subalternità con la quale convivono tanti giovani della città, in particolare quelli privi di “paracadute familiare” o di “amorevoli santi in paradiso”.
Chi mi conosce sa che negli ultimi anni, ho profuso un largo impegno politico, non solo dentro le organizzazioni partitiche – creando in città la sezione di Sinistra Ecologia e Libertà e aderendo successivamente al PD - ma anche fondando, insieme ad altri ragazzi, un movimento giovanile, Kosmopolis, che fra gli obiettivi programmatici, aveva proprio quello di mobilitare i giovani algheresi mettendoli in sintonia, oltre che con i problemi della loro città, con il più vasto malessere proveniente dal “mondo”, con il quale grazie alle nuove tecnologie, “stiamo” quotidianamente in “rete”.
Un impegno caratterizzato, tra l’altro, dalla partecipazione costante alla vita di partito e alla puntuale elaborazione di documenti politici; e che mi ha anche visto metterci, come si suol dire, la faccia in prima persona, in due diverse competizioni elettorali: nelle regionali del 2009, con Sinistra per la Sardegna, e lo scorso anno nelle comunali con il Partito Democratico.
I risultati elettorali sono stati, in entrambi i casi, deludenti, per le ragioni espresse con chiarezza nell’intervento del prof. Mura. Io sono proprio uno di quei giovani che non si sono mai voluti “allineare” acriticamente a nessuno, non avendo successioni nepotistiche, parrocchie, lobby del mattone, correnti partitiche o leader politici cui fare riferimento.
Ho partecipato, è vero, alla primarie cittadine del PD, esponendomi per uno dei due candidati, perché così ho ritenuto “etico” fare, in un momento di grande competizione dentro il partito in cui militavo; ma l’ho fatto sempre a testa alta e con la massima lealtà politica. Ho scritto queste poche cose su di me (e non avrei voluto farlo), perché ho provato una grande amarezza nel vedere riportate nell’articolo proposte che sono state fatte da me nella recente campagna elettorale, in particolare la Consulta Giovanile, e che sono passate totalmente “ inosservate”, a beneficio di altre altamente demagogiche, fatte da altri “giovani”, come, per citarne una, la rinuncia al gettone di presenza da consigliere comunale, messa tale e quale nel cassetto una volta raggiunto lo scopo di entrare nel “Palazzo”.
Si sono affermati, e questo è un bene, diversi giovani nell’ultima tornata elettorale; qualche altro è stato anche brillantemente riconfermato nel suo precedente incarico; ma nessuno mi pare ha speso, in oltre un anno di consiliatura, una parola o fatto una reale proposta politica di coinvolgimento del mondo giovanile nel dibattito politico cittadino. In realtà, le new entry si sono limitate a solleticare il lato “ludico” dei giovani (questo porta tanti voti), o a rappresentarne qualche interesse particolare, o, per la maggior parte, a eludere totalmente la questione.
Ma, allora mi chiedo, non è proprio questa la “vecchia politica” da cui i giovani devono liberarsi se vogliono operare un autentico rinnovamento? Io ho cercato, in tutti i modi, anche dopo il mio insuccesso elettorale, di trovare dentro il Partito Democratico, sponde politiche e personali per portare avanti il discorso sulla Consulta Giovanile, elaborandone da solo uno Statuto e tentando di portarlo all’attenzione generale. Ma ho solo trovato porte chiuse.
Dentro il PD, evidentemente, si pensava ad altro, con risultati che sono oggi sotto gli occhi di tutti. Anche questo ha pesato nella mia scelta di uscire, non so se definitivamente, dalla politica. Un disgusto profondo, e tanta sfiducia, certo; anche se ben lontano da facili qualunquismi, come di chi crede che la politica sia solo marciume o che i politici siano solo dei ladri.
Oggi vivo a Monaco di Baviera, alle prese con una esperienza di vita incerta ma certamente stimolante, come tanti miei coetanei “integri” e “senza paracadute” stanno compiendo in questi stessi giorni. Il rischio vero è che il protrarsi dell’esclusione di tanti giovani dalla soddisfazione di bisogni primari, come il lavoro, possa causare, non solo sfiducia nella politica, ma anche in sé stessi e nel futuro, determinando un disastro antropologico e sociale di cui ancora non si è nemmeno valutata la portata.
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