Rinvigorire le istituzioni oltre i partiti
A rischio le conquiste democratiche faticosamente conseguite dopo il Fascismo.
Tonino Baldino |
La attuale crisi delle istituzioni merita di essere seriamente analizzata poiché sono a rischio le conquiste democratiche faticosamente conseguite dopo il Fascismo.
Alcide De Gasperi, nel corso del dibattito politico preparatorio della Carta costituzionale repubblicana, aveva proposto di associare il sistema di suffragio economico a quello più squisitamente politico attraverso una“adeguata rappresentanza alle categorie dei tecnici e delle libere professioni e una speciale rappresentanza ai consumatori”.Questa articolazione della rappresentanza istituzionale –seppure datata- oggi sarebbe incredibilmente più garantista di quanto viene offerto dal vigente sistema partitico, nei fatti ormai esclusivo di pochi e, perciò, fuori del dettato costituzionale espresso nell’art. 49. Il peso dei partiti nella nostra società è divenuto infatti meramente residuale: se ancora godono di una qualche considerazione, è soltanto in virtù del fatto che sono gli unici strumenti legittimati di approdo al governo degli Enti dello Stato nelle sue diverse stratificazioni.
Cessando di essere luogo di analisi e di elaborazione motivazionale delle problematiche politiche, hanno mancato di rinvigorire le istituzioni ai fini della crescita dei livelli di democrazia e di giustizia sociale nel nostro Paese. Il risultato è nell’impoverimento del concetto di rinnovamento politico, sminuito al semplice ricambio generazionale e, da taluni, presentato miseramente con la infelice metafora della rottamazione: un modo come un altro per proporsi nel governo della cosa pubblica adottando meccanismi di avvicendamento affini a contenuti talmente aleatori da poter consentire ogni eventuale elusione di coerenza politica.
Il dibattito sul funzionamento dei partiti è al centro delle riforme costituzionali. L’esercizio della democrazia al loro interno, ampiamente praticato fino agli anni ’70, oggi è il grande assente che indebolisce significativamente la loro utilità e valore sociale. Una questione non sottovalutata già in fase di Assemblea Costituente e sin da allora rimasta senza risposta per il timore che un qualunque sistema di controllo dall’esterno ne avrebbe potuto limitare la piena libertà dell’agire politico.
“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” (cfr. Art. 49 – Costituzione della Repubblica italiana).
Affidare –ad es.- agli organi giudiziari il controllo dei partiti, come da taluni si vorrebbe, significherebbe rendere le nostre istituzioni ancor più farraginose e conflittuali: il sistema giudiziario accumulerebbe altri ritardi e le sacche di ingiustizia sociale finirebbero per aumentare. Dove starebbe il giovamento?
Avrebbe, allora, ancora senso l’attuale percorso che conduce al governo delle istituzioni? O non sarebbe il caso di affiancare -parallelamente al sistema partitico- un nuovo meccanismo, a compensazione almeno parziale delle attuali inefficienze, che sia in grado di garantire migliori livelli di partecipazione democratica e di rappresentanza istituzionale?
Ad es. (è mero esempio!) alcune entità-cardine (naturali e/o costituite) che la nostra Costituzione riconosce, quali la famiglia, i Comuni e le istituzioni di alta cultura (Università e Accademie), meriterebbero di essere rappresentate in Parlamento attraverso appositi meccanismi elettorali extra-partitici. Esse, seppure notoriamente preesistenti allo Stato moderno, non godono della autorevolezza e dignità istituzionale che invece meriterebbero. Eppure, sono espressione di insiemi in cui è coltivato naturaliter il bene comune, quindi luoghi dove viene a forgiarsi la cultura della responsabilità. Marginalizzare tali entità significherebbe non voler alimentare - anzi voler indebolire - la cultura della solidarietà strutturata nelle istituzioni, per essere considerata soltanto come fatto residuale a livello di esclusivo impegno personale: un peccato di accidia non perdonabile specie a coloro che –essendosene avveduti- permanessero nella loro indifferenza. Perché non parlarne?
L’alternativa che si profila è nella accentuazione del modello di società polverizzata, caratterizzata da una cultura rivendicazionistica a senso unico (quindi egoistica) che, radicalizzandosi sempre più, condurrà al caos. Saranno allora nuovamente gli autoritarismi a prendere il sopravvento.
Avrebbe, allora, ancora senso l’attuale percorso che conduce al governo delle istituzioni? O non sarebbe il caso di affiancare -parallelamente al sistema partitico- un nuovo meccanismo, a compensazione almeno parziale delle attuali inefficienze, che sia in grado di garantire migliori livelli di partecipazione democratica e di rappresentanza istituzionale?
Ad es. (è mero esempio!) alcune entità-cardine (naturali e/o costituite) che la nostra Costituzione riconosce, quali la famiglia, i Comuni e le istituzioni di alta cultura (Università e Accademie), meriterebbero di essere rappresentate in Parlamento attraverso appositi meccanismi elettorali extra-partitici. Esse, seppure notoriamente preesistenti allo Stato moderno, non godono della autorevolezza e dignità istituzionale che invece meriterebbero. Eppure, sono espressione di insiemi in cui è coltivato naturaliter il bene comune, quindi luoghi dove viene a forgiarsi la cultura della responsabilità. Marginalizzare tali entità significherebbe non voler alimentare - anzi voler indebolire - la cultura della solidarietà strutturata nelle istituzioni, per essere considerata soltanto come fatto residuale a livello di esclusivo impegno personale: un peccato di accidia non perdonabile specie a coloro che –essendosene avveduti- permanessero nella loro indifferenza. Perché non parlarne?
L’alternativa che si profila è nella accentuazione del modello di società polverizzata, caratterizzata da una cultura rivendicazionistica a senso unico (quindi egoistica) che, radicalizzandosi sempre più, condurrà al caos. Saranno allora nuovamente gli autoritarismi a prendere il sopravvento.
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