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Tedde e compagni bacchettati dal partito
«Nessuno può permettersi di sovvertire le decisioni democraticamente assunte».
«La mozione presentata in aula dai consiglieri Cacciotto e Daga nasce da un percorso che il Partito Democratico ha intrapreso fin dal marzo scorso, legittimato dagli organismi del partito, democraticamente eletti e pienamente rappresentativi, chiedendo a gran voce un cambio di passo nell’azione amministrativa».
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Conferenza stampa Pd in cui è stata annunciata la mozione |
Arriva la risposta di un gruppo di dirigenti, iscritti e consiglieri comunali del Pd all'intervento dei quattro compagni che non hanno aderito all'atto di sfiducia nei confronti del sindaco (leggi qui).
«Di fronte all’inerzia e alla difficoltà di Stefano Lubrano, anche come leader della coalizione, di capire e cogliere l’aiuto che gli veniva offerto dal Pd, mettendo a disposizione progettualità e competenze, il partito non ha potuto far altro che prenderne atto e con responsabilità avviare una riflessione che ponesse al centro la città - si legge nella nota - Ci siamo chiesti se fosse più responsabile sfiduciare il sindaco oppure continuare in un’azione amministrativa decisamente al di sotto delle attese e incapace di aggredire i problemi che attanagliano la nostra città; se davvero contassero di più le convenienze personali e di partito o il bene della città. E abbiamo, ancora una volta, scelto la città».
«Tra l’altro, proprio dal Partito Democratico sono giunte in modo unitario le indicazioni delle figure istituzionali a ricoprire incarichi assessoriali per collaborare col sindaco nella auspicata svolta: mentre Mario Bruno e Enrico Daga, rispettivamente vicepresidente del consiglio regionale e assessore provinciale hanno dato e mantenuto la disponibilità, il capogruppo Matteo Tedde ha prima accettato e poi declinato l’invito - prosegue il documento - A questo percorso hanno contribuito anche i consiglieri che oggi, riconoscendosi nelle posizioni del consigliere Calvia, lanciano accuse ignobili e infamanti contro quelle espresse democraticamente all’interno del partito».
«La mozione discussa in consiglio comunale, ben più moderata rispetto al deliberato degli organismi del partito, è stata l’occasione finalmente per parlare di punti qualificanti del programma. Purtroppo, ancora una volta il sindaco ha eluso il confronto in aula, preferendo la dialettica dell’insulto e della demagogia spicciola - proseguono gli esponenti democratici - Ma anche i quattro coraggiosi colleghi di partito hanno deciso di non partecipare al dibattito, preferendo una ricostruzione anacronistica e scorretta, solo sulla stampa: scappano dai direttivi, si assentano dai consigli comunali, non hanno avuto neppure la volontà di difendere le posizioni del sindaco, lasciato da solo in aula. Appare evidente chi, bramoso di qualche incarico e di visibilità, è disposto a barattare la propria dignità e difendere il proprio posto in consiglio comunale e chi vuole il bene della città».
Le polemica tutta interna al Pd continua: «Una città senza guida politica, paralizzata nell’azione amministrativa, in cui qualcuno cerca di servirsi delle istituzioni piuttosto che di servirle. Così come qualcuno cerca di servirsi del partito e laddove non ci riesce perché in posizione minoritaria nelle assemblee democratiche, riversa sulla stampa tutto il suo livore».
E poi ancora: «Folgorati sulla via di Sant’Anna i quattro consiglieri rinnegano anche quanto da loro stessi detto in precedenza: c’è chi ha proposto la mozione di sfiducia, chi ha immediatamente rinnegato quanto affermato in conferenza stampa solo qualche ora prima (leggi qui), chi aveva giurato che si sarebbe rimesso alla volontà del partito e invece ha preferito dividere il gruppo. Unica nota positiva deriva dal fatto che finalmente sentiamo la voce del capogruppo: peccato che anziché unire alimenti frizioni e divisioni e preferisca ricostruire, infantilmente, agli organi di partito provinciale e regionale, una situazione assolutamente falsa, piena di ipocrisia e di becere accuse».
La rivolta di Matteo Tedde e degli altri tre consiglieri che hanno preso le distanze probabilmente avrà delle conseguenze: «La risposta è stata già fornita in direzione provinciale: gli organismi del Partito abilitati a decidere risiedono in città, si sono già espressi unitariamente e chiaramente. Nessuno può permettersi di sovvertire le decisioni democraticamente assunte: non lo consentiremo».
«Di fronte all’inerzia e alla difficoltà di Stefano Lubrano, anche come leader della coalizione, di capire e cogliere l’aiuto che gli veniva offerto dal Pd, mettendo a disposizione progettualità e competenze, il partito non ha potuto far altro che prenderne atto e con responsabilità avviare una riflessione che ponesse al centro la città - si legge nella nota - Ci siamo chiesti se fosse più responsabile sfiduciare il sindaco oppure continuare in un’azione amministrativa decisamente al di sotto delle attese e incapace di aggredire i problemi che attanagliano la nostra città; se davvero contassero di più le convenienze personali e di partito o il bene della città. E abbiamo, ancora una volta, scelto la città».
«Tra l’altro, proprio dal Partito Democratico sono giunte in modo unitario le indicazioni delle figure istituzionali a ricoprire incarichi assessoriali per collaborare col sindaco nella auspicata svolta: mentre Mario Bruno e Enrico Daga, rispettivamente vicepresidente del consiglio regionale e assessore provinciale hanno dato e mantenuto la disponibilità, il capogruppo Matteo Tedde ha prima accettato e poi declinato l’invito - prosegue il documento - A questo percorso hanno contribuito anche i consiglieri che oggi, riconoscendosi nelle posizioni del consigliere Calvia, lanciano accuse ignobili e infamanti contro quelle espresse democraticamente all’interno del partito».
«La mozione discussa in consiglio comunale, ben più moderata rispetto al deliberato degli organismi del partito, è stata l’occasione finalmente per parlare di punti qualificanti del programma. Purtroppo, ancora una volta il sindaco ha eluso il confronto in aula, preferendo la dialettica dell’insulto e della demagogia spicciola - proseguono gli esponenti democratici - Ma anche i quattro coraggiosi colleghi di partito hanno deciso di non partecipare al dibattito, preferendo una ricostruzione anacronistica e scorretta, solo sulla stampa: scappano dai direttivi, si assentano dai consigli comunali, non hanno avuto neppure la volontà di difendere le posizioni del sindaco, lasciato da solo in aula. Appare evidente chi, bramoso di qualche incarico e di visibilità, è disposto a barattare la propria dignità e difendere il proprio posto in consiglio comunale e chi vuole il bene della città».
Le polemica tutta interna al Pd continua: «Una città senza guida politica, paralizzata nell’azione amministrativa, in cui qualcuno cerca di servirsi delle istituzioni piuttosto che di servirle. Così come qualcuno cerca di servirsi del partito e laddove non ci riesce perché in posizione minoritaria nelle assemblee democratiche, riversa sulla stampa tutto il suo livore».
E poi ancora: «Folgorati sulla via di Sant’Anna i quattro consiglieri rinnegano anche quanto da loro stessi detto in precedenza: c’è chi ha proposto la mozione di sfiducia, chi ha immediatamente rinnegato quanto affermato in conferenza stampa solo qualche ora prima (leggi qui), chi aveva giurato che si sarebbe rimesso alla volontà del partito e invece ha preferito dividere il gruppo. Unica nota positiva deriva dal fatto che finalmente sentiamo la voce del capogruppo: peccato che anziché unire alimenti frizioni e divisioni e preferisca ricostruire, infantilmente, agli organi di partito provinciale e regionale, una situazione assolutamente falsa, piena di ipocrisia e di becere accuse».
La rivolta di Matteo Tedde e degli altri tre consiglieri che hanno preso le distanze probabilmente avrà delle conseguenze: «La risposta è stata già fornita in direzione provinciale: gli organismi del Partito abilitati a decidere risiedono in città, si sono già espressi unitariamente e chiaramente. Nessuno può permettersi di sovvertire le decisioni democraticamente assunte: non lo consentiremo».
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