Ecologia e realtá
Il tener pulito non è un problema politico.
Muttoni |
L'iscrizione di Nichi Vendola nel registro degli indagati, dell'inchiesta riguardante la situazione ambientale derivante dalle acciaierie di Taranto, porta alla luce tutte le contraddizioni insite nei movimenti ecologisti nel nostro Paese.
Ognuno di noi è, o dovrebbe essere, un ecologo: nel senso che un cittadino ben educato dovrebbe provvedere, per la sua piccola parte, a tener puliti la propria abitazione e le immediate vicinanze.
Da questa ovvietà ne consegue un'altra: che il tener pulito non è un problema
politico, dato che non esiste un partito dei disciplinati ed uno degli zozzoni,
ma un problema tecnico trasversale e comune a tutta la società.
Ma viviamo in un'epoca in cui hanno facile presa sull'opinione pubblica espressioni come rifiuti zero, sviluppo sostenibile e diritto alla salute (anziché diritto alle cure : il rispetto ambientale é una cura preventiva).
Ogni attività umana genera rifiuti, e, in diversa misura, incide in modo irreversibile sull'ambiente. Molti di noi, per esempio, hanno in casa una cucina con le superfici in pietra, generalmente granito. Ma quel granito viene da una cava aperta sul fianco di una montagna che non tornerà mai com'era in origine. Tutta la lavorazione,
dall'estrazione alla lucidatura del granito, dà poi origine a una non trascurabile frazione di rifiuti.
Produrre e trattare i rifiuti è dunque obbligatorio, in modo da alterare il meno possibile l'ambiente. Il controllo
della gestione rifiuti e dei siti di produzione primaria è un compito tipico della pubblica amministrazione, che deve, a livello politico, stabilire quale sia il giusto equilibrio tra il diritto al lavoro dei cittadini ed il loro diritto a vivere in un ambiente che, se non può essere un paradiso terrestre, non può essere nemmeno un inferno avvelenato.
A complicare le cose è sopravvenuta la richiesta di operare bonifiche anche a ritroso, quando si scopre che un determinato materiale, largamente usato, è pericoloso.
È esemplare il caso dell'amianto: lavorato per anni e su larghissima scala, date le sue molteplici qualità, ha rivelato solo dopo decenni la sua pericolosità.
La capillare diffusione dei manufatti in amianto è diventato così un affare lucrosissimo per le aziende di bonifica da un lato, e politicamente cavalcato dalla maggioranza degli ecologisti militanti dall'altro. Infatti questi richiedono la bonifica senza prima accertare la gravità del rischio, il quale è limitato solo a coloro che hanno avuto nel loro ambiente quotidiano polvere di amianto, o cemento-amianto.
Il rischio lo si misura a costi contenuti, analizzando terreni, acque e atmosfera, confrontando i risultati con i limiti di legge.
In termini di costi, la differenza tra il bonificare i siti effettivamente a rischio, e lo smantellamento indiscriminato di tutti i manufatti è economicamente tanto enorme quanto appetibile.
Sulla stampa nazionale, ma taciuta in Sardegna, é apparsa la notizia di finanziamenti multimilionari dati ad aziende regionali e private per la bonifica delle miniere metallifere del Sulcis. Finanziamenti finiti tutti in regalie verso coloro che, addetti ai lavori ( si fa per dire) non avevano altro incarico che perpetuare il funzionamento di questa macchina da soldi.
Naturalmente, non una tonnellata di materiale è stata rimossa. Non fosse altro perché per bonificare una discarica di inerti o di sterili di miniera bisogna aprirne un'altra altrettanto grande, visto che è tutto materiale che non brucia, e che non può essere per motivi economici trattato chimicamente. Può essere solo spostato da un luogo in cui esistono discariche di epoca romana, che non tornerà vergine, ad un altro da sacrificare, con la soddisfazione di avere due siti diversamente inquinati.
La morale della favola è che per un ecologista militante (e ritorno a Vendola e ai suoi), fare una vera politica ambientale, è assai difficile senza cadere in trabocchetti e contraddizioni.
Essere il leader di un movimento ecologista, e insieme presidente della Regione in cui si trova l'Ilva, lascia
prefigurare lunghi soggiorni sul lettino dello psicanalista.
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