La storia di Sugar Man
Carpentiere a Detroit ed eroe rock in Sud Africa (a sua insaputa).
A volte il cinema documentario scova delle storie così pazzesche che, se le avesse scritte uno sceneggiatore, qualunque produttore gli avrebbe riso in faccia. La realtà sa essere sovente più sorprendente della finzione.
Chi è in continente in questi giorni ha un film da andare a vedere assolutamente, si intitola Searching for Sugar Man, e nel sito ufficiale trovate trailer e calendario delle proiezioni. Si tratta del film che ha vinto (meritatamente) l’ultimo oscar per il miglior documentario.
A volte il cinema documentario scova delle storie così pazzesche che, se le avesse scritte uno sceneggiatore, qualunque produttore gli avrebbe riso in faccia. La realtà sa essere sovente più sorprendente della finzione.
Chi è in continente in questi giorni ha un film da andare a vedere assolutamente, si intitola Searching for Sugar Man, e nel sito ufficiale trovate trailer e calendario delle proiezioni. Si tratta del film che ha vinto (meritatamente) l’ultimo oscar per il miglior documentario.
Ed è bellissimo. E’ fatto bene, sa coinvolgere ed emozionare lo spettatore dall’inizio alla fine.
Ma è bellissimo perché racconta una storia tanto sconosciuta quanto incredibile. Una storia a cui non manca nulla, suspance, colpi di scena, caduta e redenzione, perfino il lieto fine conciliatorio. E’ una storia vera, tanto vera che se la fosse inventata uno sceneggiatore l’avrebbero preso per matto.
E’ la storia di Sixto Rodriguez, un cantautore di Detroit. Anche i più esperti di musica tra voi non hanno mai sentito nominare. Se invece foste sudafricani lo conoscereste senz’altro e forse sareste suoi fan.
Cominciamo dall’inizio. Alla fine degli anni 60 Sixto Rodriguez viene scoperto mentre suona le sue canzoni nei bar di Detroit da due produttori. I suoi brani, intrisi di ruvida poesia, parlano di una quotidianità disperante, ma anche d’amore e di ribellione. Sono canzoni notevoli, e lui ha un grande talento. Secondo i produttori è meglio di Dylan. Rodriguez incide due dischi con la Sussex Records, gloriosa casa discografica di Clarence Avant, futuro presidente della Motown Records, che ha scoperto gente come Bill Whiters (Ain’t no sunshine) e il gruppo soul The President. Gli album sono Cold Fact (1970) e Coming from reality (1971). Sono un fiasco clamoroso e inspiegabile. Nel film Avant dice che Cold Fact ha venduto 6 copie, e non sembra scherzare.
Sixto ha avuto la sua occasione, non è andata, e smette di fare dischi. Fa il muratore e il carpentiere, mette su famiglia, si sposa e ha tre figlie. Intanto dall’altra parte del mondo succede qualcosa di incredibile, di cui Rodriguez è all’oscuro. In Sudafrica c’è un feroce regime totalitario, che, oltre a imporre l’apartheid, esercita una censura rigidissima anche sulla musica. C’è naturalmente anche la ribellione, la resistenza. Gli afrikaans, i bianchi contrari al regime, hanno come colonna sonora le canzoni di un cantautore americano di origine messicane che sembra parlare a loro e di loro: “Un giorno il regime crollerà, per una canzone melodica, una musica giovane e arrabbiata, e questo è un cold fact”.
E’ la storia di Sixto Rodriguez, un cantautore di Detroit. Anche i più esperti di musica tra voi non hanno mai sentito nominare. Se invece foste sudafricani lo conoscereste senz’altro e forse sareste suoi fan.
Cominciamo dall’inizio. Alla fine degli anni 60 Sixto Rodriguez viene scoperto mentre suona le sue canzoni nei bar di Detroit da due produttori. I suoi brani, intrisi di ruvida poesia, parlano di una quotidianità disperante, ma anche d’amore e di ribellione. Sono canzoni notevoli, e lui ha un grande talento. Secondo i produttori è meglio di Dylan. Rodriguez incide due dischi con la Sussex Records, gloriosa casa discografica di Clarence Avant, futuro presidente della Motown Records, che ha scoperto gente come Bill Whiters (Ain’t no sunshine) e il gruppo soul The President. Gli album sono Cold Fact (1970) e Coming from reality (1971). Sono un fiasco clamoroso e inspiegabile. Nel film Avant dice che Cold Fact ha venduto 6 copie, e non sembra scherzare.
Sixto ha avuto la sua occasione, non è andata, e smette di fare dischi. Fa il muratore e il carpentiere, mette su famiglia, si sposa e ha tre figlie. Intanto dall’altra parte del mondo succede qualcosa di incredibile, di cui Rodriguez è all’oscuro. In Sudafrica c’è un feroce regime totalitario, che, oltre a imporre l’apartheid, esercita una censura rigidissima anche sulla musica. C’è naturalmente anche la ribellione, la resistenza. Gli afrikaans, i bianchi contrari al regime, hanno come colonna sonora le canzoni di un cantautore americano di origine messicane che sembra parlare a loro e di loro: “Un giorno il regime crollerà, per una canzone melodica, una musica giovane e arrabbiata, e questo è un cold fact”.
Chissà come, una delle copie di Cold Fact è finita in Sudafrica, e da lì è stata bootlegata (cioè duplicata e diffusa) decine, poi centinaia, poi migliaia di volte. Rodriguez, ignaro di tutto dall’altra parte del mondo, in Sudafrica è un mito dei ribelli. Finisce che una casa discografica sudafricana pubblica il disco (sempre all’insaputa di Rodriguez e senza che lui veda mai un soldo) e vende qualcosa come mezzo milione di copie. Rodriguez in Sudafrica è più famoso di Dylan, forse anche di Elvis Presley. E lui non sa nulla. E di lui non si sa nulla, è un mistero. Iniziano a circolare le leggende: è morto sul palco, si è suicidato, è in carcere, è morto di overdose. Star ed eroe misterioso in Sudafrica, tranquillo carpentiere padre di tre figlie a Detroit.
Alla metà dei novanta due suoi fan decidono di fare chiarezza, e iniziano un’indagine. Per anni non ne cavano piedi. Poi arriva Internet, aprono un blog e un giorno ricevono un messaggio dalla figlia di Sixto. L’hanno trovato. E’ vivo, anche se anziano e malridotto, e non sa nulla del suo successo dall’altra parte del mondo.
Di questa vicenda si innamora il regista svedese Malik Bendjelloul e ci costruisce sopra un gran bel film. La struttura è quella dell’indagine, ci sono interviste ai produttori, ai due fan che conducono l’inchiesta, gruppi sudafricani antiregime ammiratori di Rodriguez, alternate a immagini di Detroit e Cape Town, ieri e oggi. La colonna sonora è interamente composta dai brani di Rodriguez, uno più bello dell’altro. Cercatele su Youtube o su Spotify, perché meritano.
Alla fine della visione, superata la soddisfazione per aver scoperto una storia pazzesca e visto un riuscitissimo film, restano alcune domande. La prima, semplice: com’è potuto succedere? Come mai un artista così pieno di talento ha venduto sei copie di un disco bellissimo? Come mai dall’altra parte del mondo è diventato una star solo col passaparola? Certo, la storia è piena di geni scoperti dopo la morte o quasi, da Van Gogh a Kafka a John Fante, ma questo caso è forse più inspiegabile di altri.
L’ultima riflessione che voglio fare è questa, e mi perdonerete la provocazione: se oggi possiamo ancora godere delle canzoni di Rodriguez, se lui ha potuto scoprire ancora vivo di essere una star, beh, è per merito della pirateria….
Grazie a Stefano Messina per la preziosa segnalazione.
Alla metà dei novanta due suoi fan decidono di fare chiarezza, e iniziano un’indagine. Per anni non ne cavano piedi. Poi arriva Internet, aprono un blog e un giorno ricevono un messaggio dalla figlia di Sixto. L’hanno trovato. E’ vivo, anche se anziano e malridotto, e non sa nulla del suo successo dall’altra parte del mondo.
Di questa vicenda si innamora il regista svedese Malik Bendjelloul e ci costruisce sopra un gran bel film. La struttura è quella dell’indagine, ci sono interviste ai produttori, ai due fan che conducono l’inchiesta, gruppi sudafricani antiregime ammiratori di Rodriguez, alternate a immagini di Detroit e Cape Town, ieri e oggi. La colonna sonora è interamente composta dai brani di Rodriguez, uno più bello dell’altro. Cercatele su Youtube o su Spotify, perché meritano.
Alla fine della visione, superata la soddisfazione per aver scoperto una storia pazzesca e visto un riuscitissimo film, restano alcune domande. La prima, semplice: com’è potuto succedere? Come mai un artista così pieno di talento ha venduto sei copie di un disco bellissimo? Come mai dall’altra parte del mondo è diventato una star solo col passaparola? Certo, la storia è piena di geni scoperti dopo la morte o quasi, da Van Gogh a Kafka a John Fante, ma questo caso è forse più inspiegabile di altri.
L’ultima riflessione che voglio fare è questa, e mi perdonerete la provocazione: se oggi possiamo ancora godere delle canzoni di Rodriguez, se lui ha potuto scoprire ancora vivo di essere una star, beh, è per merito della pirateria….
Grazie a Stefano Messina per la preziosa segnalazione.
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