Operazione Tarragona: nei guai spacciatori in erba
Quattordici giovanissimi coinvolti in un giro di stupefacenti al parco.
ALGHERO / I carabinieri della compagnia di Alghero questa mattina hanno eseguito otto provvedimenti restrittivi dell’Autorità giudiziaria di Sassari a carico di quattro maggiorenni (1 in carcere e 3 ai domiciliari) e quattro minorenni (in comunità), a conclusione di un’attività di contrasto allo spaccio di stupefacenti.
Ulteriori provvedimenti di obbligo di dimora con permanenza domiciliare nei confronti di sei ragazzi (un maggiorenne e cinque minori) sono stati emessi dal Tribunale di Sassari e dal Tribunale per i Minori.
Le indagini sono iniziate a inizio estate in seguito ad alcune segnalazioni di privati cittadini che, mentre si trovavano al parco Tarragona con i propri figli, avevano notato alcuni giovani cedere stupefacenti ad altri coetanei.
I controlli hanno consentito nel tempo di rinvenire e sequestrare marijuana/hashish per 150 grammi circa e di arrestare in flagranza di reato due minorenni e denunciarne sette.
Il gruppo era capitanato da Emanuele Durgoni, Serra Alessandro, Giovanni Mirko Diana, Giovanni Antonio Peronnia, già noti alle forze dell'ordine, e D.G., i maggiorenni che, in base a quanto riferito dai carabinieri, gestivano il traffico della droga e rifornivano i minori, i quali, a loro volta, cedevano ad altri coetanei.
In particolare Emanuele Durgoni, per il quale è stato emesso un provvedimento restrittivo in carcere, è stato trovato in possesso della contabilità gestionale dello stupefacente dalla quale risultano debiti di alcuni minori per cifre che si aggirano mediamente intorno ai 300 euro a testa con punte di 1000 euro.
Per quanto è stato ricostruito fino ad oggi, alcuni maggiorenni hanno inizialmente fatto attività di proselitismo pagando loro stessi i più piccoli per poter provare l’ebbrezza dello spinello. Dopo “il primo sballo” alcuni diventavano clienti e successivamente spacciatori per potersi permettere l’uso quotidiano dello stupefacente. Infatti si è appurato che la droga una volta arrivata nelle mani dei capobanda, veniva da questi affidato “a credito” ai coetanei che provvedevano a smerciarlo direttamente ai loro clienti. Una volta terminato il quantitativo i “cavallini” dovevano riconsegnare i soldi ricavati per ottenere altro stupefacente da spacciare.
Molto spesso accadeva che i ragazzi, presi dall’ebbrezza dello spinello, consumavano più stupefacente di quello che riuscivano a vendere indebitandosi anche per cifre elevate e in alcuni casi compensavano ricorrendo all’oro sottratto presso le proprie abitazioni facendolo rivendere ai Compro Oro dai maggiorenni. I carabinieri nei mesi scorsi hanno recuperato e restituito diversi monili ai legittimi proprietari che, in alcuni casi, non si erano resi conto della sottrazione da parte dei loro figli.
Il quadro probatorio è stato poi confermato dalle dichiarazioni rese da clienti e spacciatori appartenenti alla banda prevalentemente minori che, sorpresi in possesso di marijuana, hanno confessato di averla acquistata da alcuni degli indagati.
Per quanto è stato ricostruito fino ad oggi, alcuni maggiorenni hanno inizialmente fatto attività di proselitismo pagando loro stessi i più piccoli per poter provare l’ebbrezza dello spinello. Dopo “il primo sballo” alcuni diventavano clienti e successivamente spacciatori per potersi permettere l’uso quotidiano dello stupefacente. Infatti si è appurato che la droga una volta arrivata nelle mani dei capobanda, veniva da questi affidato “a credito” ai coetanei che provvedevano a smerciarlo direttamente ai loro clienti. Una volta terminato il quantitativo i “cavallini” dovevano riconsegnare i soldi ricavati per ottenere altro stupefacente da spacciare.
Molto spesso accadeva che i ragazzi, presi dall’ebbrezza dello spinello, consumavano più stupefacente di quello che riuscivano a vendere indebitandosi anche per cifre elevate e in alcuni casi compensavano ricorrendo all’oro sottratto presso le proprie abitazioni facendolo rivendere ai Compro Oro dai maggiorenni. I carabinieri nei mesi scorsi hanno recuperato e restituito diversi monili ai legittimi proprietari che, in alcuni casi, non si erano resi conto della sottrazione da parte dei loro figli.
Il quadro probatorio è stato poi confermato dalle dichiarazioni rese da clienti e spacciatori appartenenti alla banda prevalentemente minori che, sorpresi in possesso di marijuana, hanno confessato di averla acquistata da alcuni degli indagati.
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