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Il ruolo delle donne in tempi di crisi
Sono molte le storie, gli aneddoti e ed i pettegolezzi che restano impressi nella memoria degli anziani.
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Antonio Budruni |
Qualche giorno fa, in un mio articolo su questo giornale (leggi qui), evidenziavo, nello sguardo disperato di una nostra concittadina, la punta dell’iceberg di una crisi che colpisce la carne viva di centinaia di persone, costrette a misurarsi, quasi senza protezioni, con una situazione economica davvero drammatica.Settant’anni fa, nei primissimi mesi del 1944, furono sempre le donne algheresi a battersi contro la miseria e la fame regalate agli italiani dalla sciagurata seconda guerra mondiale e dal regime fascista che l’aveva voluta – con un ampio consenso da parte degli stessi italiani, va detto.
Nei freddi giorni di gennaio e febbraio, più volte, le donne algheresi inscenarono manifestazioni di protesta per chiedere pane per i propri figli.
Grandi scritte murali si incaricavano di esprimere le esigenze della popolazione:
“Vi è un nemico che si avvicina: la fame!”, “Siamo all’ultimo buco della cintola”, “Americani, dateci pane, pane e pasta!”
Si ha notizia di cortei di sole donne che attraversarono le principali vie del centro storico, armate di casseruole e mestoli, di bandiere italiane e, in un’occasione, anche di quella inglese chiesta in prestito al contingente di stanza in città. Spesso, questi cortei confluivano nella sede del municipio. In un’occasione, le manifestazione di proteste vennero effettuate di fronte al pastificio Enrico. Ma i carabinieri costrinsero le donne algheresi a desistere.
Donne disperate, disposte a tutto pur di poter sfamare i figli ed incuranti, persino, delle possibili reazioni armate delle truppe angloamericane e degli stessi tutori dell’ordine italiani, non certo felici di dover affrontare manifestazioni di protesta che denunciavano la drammaticità della situazione.
In quei giorni, decine di famiglie vivevano in alloggi di fortuna in conseguenza della devastazione che era stata causata dal bombardamento dell’anno precedente.
Il governo aveva disposto il razionamento nella vendita dei generi di prima necessità ed erano state emanate disposizioni severe per combattere il mercato nero. Gli algheresi si erano dovuti adattare al baratto con gli abitanti dei paesi vicini: olio e pesce, in cambio di farina, latte e un po’ di carne.
Il pesce, spesso, era quello di frodo, pescato con le bombe, grazie alla perizia e all’incoscienza di giovani algheresi che smontavano le bombe inesplose e ne utilizzavano l’esplosivo per confezionare i “cartotxios” (pron.: caltòccius) che si continuò ad utilizzare anche ben oltre quei terribili anni Quaranta. Si accumulava – con seri rischi di finire in carcere – tanta di quella polvere da sparo che doveva essere tenuta, ovviamente, occultata. Si ha notizia di decine di galline e di polli morti per essersene nutriti perché qualche giovane incosciente aveva nascosto l’esplosivo in un pollaio.
La miseria e la disperazione inducevano molte donne a chiedere aiuti agli americani che, vissuti inizialmente con odio e insofferenza come responsabili del bombardamento, diventarono successivamente oggetti del desiderio in quanto ricchi di alimenti e di incredibili diavolerie, mai conosciute prima in città: la carne in scatola, la gomma da masticare, i preservativi e la lavatrice.
I nostri anziani ricordano ancora la mitica “pappa”, contenuta in grandi contenitori di latta, che i soldati americani distribuivano alla popolazione affamata.
Sono molte le storie, gli aneddoti e ed i pettegolezzi che ancora restano impressi nelle memorie dei nostri concittadini più anziani. E, spesso, le protagoniste, erano sempre loro: le donne.
Nei freddi giorni di gennaio e febbraio, più volte, le donne algheresi inscenarono manifestazioni di protesta per chiedere pane per i propri figli.
Grandi scritte murali si incaricavano di esprimere le esigenze della popolazione:
“Vi è un nemico che si avvicina: la fame!”, “Siamo all’ultimo buco della cintola”, “Americani, dateci pane, pane e pasta!”
Si ha notizia di cortei di sole donne che attraversarono le principali vie del centro storico, armate di casseruole e mestoli, di bandiere italiane e, in un’occasione, anche di quella inglese chiesta in prestito al contingente di stanza in città. Spesso, questi cortei confluivano nella sede del municipio. In un’occasione, le manifestazione di proteste vennero effettuate di fronte al pastificio Enrico. Ma i carabinieri costrinsero le donne algheresi a desistere.
Donne disperate, disposte a tutto pur di poter sfamare i figli ed incuranti, persino, delle possibili reazioni armate delle truppe angloamericane e degli stessi tutori dell’ordine italiani, non certo felici di dover affrontare manifestazioni di protesta che denunciavano la drammaticità della situazione.
In quei giorni, decine di famiglie vivevano in alloggi di fortuna in conseguenza della devastazione che era stata causata dal bombardamento dell’anno precedente.
Il governo aveva disposto il razionamento nella vendita dei generi di prima necessità ed erano state emanate disposizioni severe per combattere il mercato nero. Gli algheresi si erano dovuti adattare al baratto con gli abitanti dei paesi vicini: olio e pesce, in cambio di farina, latte e un po’ di carne.
Il pesce, spesso, era quello di frodo, pescato con le bombe, grazie alla perizia e all’incoscienza di giovani algheresi che smontavano le bombe inesplose e ne utilizzavano l’esplosivo per confezionare i “cartotxios” (pron.: caltòccius) che si continuò ad utilizzare anche ben oltre quei terribili anni Quaranta. Si accumulava – con seri rischi di finire in carcere – tanta di quella polvere da sparo che doveva essere tenuta, ovviamente, occultata. Si ha notizia di decine di galline e di polli morti per essersene nutriti perché qualche giovane incosciente aveva nascosto l’esplosivo in un pollaio.
La miseria e la disperazione inducevano molte donne a chiedere aiuti agli americani che, vissuti inizialmente con odio e insofferenza come responsabili del bombardamento, diventarono successivamente oggetti del desiderio in quanto ricchi di alimenti e di incredibili diavolerie, mai conosciute prima in città: la carne in scatola, la gomma da masticare, i preservativi e la lavatrice.
I nostri anziani ricordano ancora la mitica “pappa”, contenuta in grandi contenitori di latta, che i soldati americani distribuivano alla popolazione affamata.
Sono molte le storie, gli aneddoti e ed i pettegolezzi che ancora restano impressi nelle memorie dei nostri concittadini più anziani. E, spesso, le protagoniste, erano sempre loro: le donne.
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