Verdina Pensé († 5 gennaio 1984)
Alghero ha il dovere di non dimenticare i suoi figli migliori.
Antonio Budruni |
A volte capita di pensare a domani.
No, non al domani in senso metaforico (il futuro), ma al domani del calendario.
Domani è infatti il 5 gennaio. E, quindi? Nulla. Così.
Una domanda come un’altra. Ci capita spesso, no? Oppure, uno può chiedersi: “ma cosa sarà mai successo di importante il 5 di gennaio?”. Beh!, sicuramente sono accadute molte cose.
Per esempio, il 5 gennaio del 1920 è nato Arturo Benedetti Michelangeli.
Ma, anche, qualche anno dopo, nel 1951, è nato Christian De Sica, forse più popolare.
Il 5 gennaio 1932, ad Alessandria vide la luce un grandissimo della cultura italiana, Umberto Eco. Ma il 5 gennaio saranno morti milioni di donne e uomini. Ricchi e poveri, famosi e sconosciuti.
Era il 5 gennaio del 1381, quando morì Pietro IV d’Aragona, colui che colonizzò la nostra città nel 1354. Il 5 gennaio 1984 la mafia uccise Giuseppe Fava, giornalista, scrittore e drammaturgo. Quello stesso giorno di quello stesso anno, ad Alghero, morì anche Verdina Pensé, un personaggio importante per la nostra città che oggi dovrebbe ricordarla, ma, forse, non lo farà. Così come la città ha dimenticato il centesimo anniversario della sua nascita, il 26 ottobre scorso.
Verdina Pensé è nata, appunto, il 26 ottobre 1913 da Ottavio e Carmina Langella.: l’unica figlia femmina nei quattordici parti di cià Calmina.
Verdina – forse uno dei nomi femminili più autenticamente algherese – è una bambina intelligente, attenta, con una grande passione per il disegno. Si diploma all’istituto d’Arte di Sassari con i grandi maestri della pittura sarda del Novecento: Stanis Dessì, Figari, Tavolara.
Incoraggiata dallo stesso Figari, decide di specializzarsi nell’arte della lavorazione e dell’intaglio delle pietre e, in particolare del corallo. In Sardegna non c’erano scuole per apprendere quell’arte. Ce n’era una, importante, a Torre del Greco, paese d’origine di suo madre, ma la famiglia non aveva le risorse necessarie per mandarla lì a studiare. Secondo Beppe Sechi Copello, nel suo bello e utile Conchiglie sotto un ramo di corallo, fu organizzata una serata danzante al Cavallino Bianco, allo scopo di raccogliere i fondi necessari per consentire alla giovane Verdina Pensé di coronare il suo sogno.
Tornò da quell’esperienza piena di entusiasmo, di nuove conoscenze e con una forte determinazione: avviare in città una sezione staccata dall’Istituto d’arte di Sassari con una specializzazione nuova per la Sardegna, patria del corallo: la lavorazione dell’oro rosso.
Dopo molte difficoltà, delusioni, diffidenze, riuscì, grazie anche all’aiuto di Figari, ad ottenere l’avvio della sezione staccata dell’Istituto d’Arte ad Alghero, con la specializzazione in oreficeria e lavorazione del corallo.
Verdina Pensé fu, per tutta la vita, un’artista a tutto tondo: pittrice, creatrice di gioielli, animatrice culturale. Alcune generazioni di artisti locali devono a lei l’insegnamento e lo spirito dell’arte della lavorazione del corallo.
Verdina Pensé è nata, appunto, il 26 ottobre 1913 da Ottavio e Carmina Langella.: l’unica figlia femmina nei quattordici parti di cià Calmina.
Verdina – forse uno dei nomi femminili più autenticamente algherese – è una bambina intelligente, attenta, con una grande passione per il disegno. Si diploma all’istituto d’Arte di Sassari con i grandi maestri della pittura sarda del Novecento: Stanis Dessì, Figari, Tavolara.
Incoraggiata dallo stesso Figari, decide di specializzarsi nell’arte della lavorazione e dell’intaglio delle pietre e, in particolare del corallo. In Sardegna non c’erano scuole per apprendere quell’arte. Ce n’era una, importante, a Torre del Greco, paese d’origine di suo madre, ma la famiglia non aveva le risorse necessarie per mandarla lì a studiare. Secondo Beppe Sechi Copello, nel suo bello e utile Conchiglie sotto un ramo di corallo, fu organizzata una serata danzante al Cavallino Bianco, allo scopo di raccogliere i fondi necessari per consentire alla giovane Verdina Pensé di coronare il suo sogno.
Tornò da quell’esperienza piena di entusiasmo, di nuove conoscenze e con una forte determinazione: avviare in città una sezione staccata dall’Istituto d’arte di Sassari con una specializzazione nuova per la Sardegna, patria del corallo: la lavorazione dell’oro rosso.
Dopo molte difficoltà, delusioni, diffidenze, riuscì, grazie anche all’aiuto di Figari, ad ottenere l’avvio della sezione staccata dell’Istituto d’Arte ad Alghero, con la specializzazione in oreficeria e lavorazione del corallo.
Verdina Pensé fu, per tutta la vita, un’artista a tutto tondo: pittrice, creatrice di gioielli, animatrice culturale. Alcune generazioni di artisti locali devono a lei l’insegnamento e lo spirito dell’arte della lavorazione del corallo.
Lo stesso Agostino Marogna, la cui bottega di Piazza Civica è sicuramente la più nota in ambito internazionale, riconosce, nel proprio sito online, che la tecnica dell’intarsio:
Alghero ha il dovere di non dimenticare i suoi figli migliori.
”Negli anni cinquanta […] fu riportata in auge ad Alghero dall’artista Verdina Pensè, pioniera nella lavorazione moderna del corallo”.L’artista algherese partecipò a numerose mostre collettive in Sardegna, in Italia e all’estero; ebbe numerosi riconoscimenti e premi. Recentemente, l’Obra cultural de l’Alguer ha istituito un premio a suo nome per i migliori giovani artisti di Sardegna.
Alghero ha il dovere di non dimenticare i suoi figli migliori.
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