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L'autonomia di Porto Conte e i terreni vista mare
Due associazioni impegnate nella valorizzazione dell'identità algherese contro il futuro ipotetico Comune.
Abbiamo letto le recenti dichiarazioni della sig.ra Desogos sull’iniziativa del Comitato Rinascita della Bonifica di inviare all’Ufficio Enti Locali della Regione Sardegna la documentazione necessaria per supportare la richiesta di istituzione di un nuovo comune: quello di Porto Conte.
La richiesta presentata alla Regione, con acclusa raccolta di firme, è motivata dai promotori dell’iniziativa come una reazione alle profonde ingiustizie vissute dagli abitanti della zona a causa dell’indifferenza e disinteresse dimostrati nei loro confronti dai politici locali. Però anziché concretarsi in un’azione collettiva di denuncia pubblica per interventi necessari che non sono mai stati fatti o, magari, in una conseguente minaccia di non votare nelle prossime elezioni comunali, come forse ci si sarebbe potuti aspettare, la reazione della presidente opta più drasticamente per una scelta separatista. Scelta che certamente vuole approfittare del momento favorevole delle elezioni regionali, momento in cui i politici (tanto quelli contrari all’iniziativa che quelli che nascostamente l’assecondano) preferiscono non esprimere ufficialmente il proprio parere per non pregiudicarsi il consenso di alcune fasce dell’elettorato.
Un comune tutto nuovo sarebbe dunque l’unica soluzione ai problemi del territorio della Bonifica secondo i firmatari della petizione. Ma chi dovrebbe costituire la classe politica in grado di assicurare al nuovo comune quel buon governo di cui tanto lamentano la mancanza? Solo persone rigorosamente del territorio dell’ex Bonifica? Presumibilmente alcuni dei membri del Comitato di Rinascita, magari quelli e solo quelli che si sentono sardi doc? Perché in un passaggio dell’articolo si legge che i membri del Comitato si sentono “orgogliosamente sardi” e evidenziano che l’agro è popolato quasi interamente da persone di origine “non catalana”.
E’ davvero significativo che le stesse persone che affermano di essere vittime della discriminazione perpetrata dalla classe politica di Alghero passino poi tranquillamente sopra quei pochi che sono di “origine catalana”, e che potrebbero non desiderare di separasi dal comune di Alghero, ma soprattutto è deprimente che si faccia ricorso ad argomentazioni di carattere “etnico-culturale” che se sentite in bocca di algheresi parlanti avrebbero suscitato il biasimo generale e che invece gli estensori dell’articolo ribadiscono senza vergognarsi, anzi quasi sperando nel consenso della maggioranza dei “sardi”. Infatti non si può non notare la coloritura “etnico-razzista” dell’articolo, dal momento che questa viene confermata dalla frase “abbiamo bisogno di liberarci del modus operandi della classe politica di Alghero”. Frase che sottintende una cromosomica attitudine della classe politica algherese per il mal governo e pertanto l’esistenza di classi politiche migliori. Magari una proveniente dal capoluogo di provincia.
Non credano, però, i componenti del comitato che vogliamo difendere la classe politica algherese, anzi siamo solidali con loro nel criticarla, tuttavia avremmo preferito che alle giuste critiche si associassero delle proposte costruttive volte al cambiamento. E quale miglior atto per tentare di realizzare l’agognato cambiamento che quello di candidarsi per le prossime elezioni comunali e così partecipare di persona fattivamente al governo di tutto il territorio di Alghero?
La scelta separatista non solo non è la scelta migliore, ma poggia su un fondamento d’ingiustizia. Infatti leggiamo che per garantire e valorizzare l’economia del nuovo comune si vorrebbe danneggiare quella dell’antico comune d’appartenenza, che verrebbe privato del 50% del suo territorio, e per di più del 50% più economicamente rilevante. Elemento quest’ultimo che si spera venga valutato come merita dagli enti competenti e sia motivo di riflessione per i politici affinché determinate scelte, dettate da interessi egoistici, vengano combattute con forza. Infine poiché tanto si parla d’ingiustizie, perché non pensare a ciò che potrebbero dire e provare i parenti di coloro che ebbero espropriati, e mai risarciti, i propri terreni per la realizzazione della bonifica dell’agro e che ora vedono gli eredi di coloro ai quali tali terreni furono dati gratis sostenere un progetto che vorrebbe separare quelle terre dal Comune di Alghero cui appartennero per secoli?
Inoltre quale destinazione urbanistica vorrebbero i proprietari delle terre incluse nell’ipotetico nuovo Comune che si trovano lungo la fascia costiera, dal “Lazzaretto” a Porto Ferro passando per i terreni vista a mare di Capo Galera? Non vogliamo credere e non lo pensiamo affatto che con questa iniziativa la firmataria dell’articolo vorrebbe far diventare edificabili quei terreni allora espropriati ed assegnati gratuitamente, magari assecondando volontà speculative da sempre ostacolate dalla maggioranza degli algheresi, compresi quelli dell’agro. In questo caso il nuovo e ipotetico nuovo Comune di Porto Conte sarebbe il “ cavallo di Troia” per conquistare territori inespugnabili grazie alle “inefficienti e distratte “ Amministrazioni succedutesi negli ultimi 50 anni.
E’ importante ricordare infatti che dagli anni “70” la stragrande maggioranza della classe politica e dei cittadini algheresi compresi quelli residenti di tutto l’agro, hanno combattuto le ripetute ipotesi di speculazione nella baia di Porto Conte (vedi Baroudi) e tale scelta è oggi risultata vincente poiché ha determinato la tutela ambientale e la nascita del Parco di Porto Conte e quindi la valorizzazione economica di questa importante porzione di territorio.
Comprendiamo e condividiamo i forti disagi e disservizi che da anni subiscono i nostri concittadini algheresi che risiedono nell’agro, ma sono gli stessi disagi che subiscono da anni coloro che risiedono alla Pietraia, a Sant'Agostino, alla Taulera, a Sant'Anna, nel centro storico, a Fertilia, a Pollina, a Punta Moro, Nuraghe Majore, Ungias, Galanté, il Carmine, Salondra, etc etc.; anche questi concittadini devono chiedere di costituirsi in Comune autonomo ?
Attenzione quindi a non creare artatamente steccati o ridicole e inesistenti contrapposizioni “ razziali” che richiamano periodi tristi della nostra storia e che rappresentano fallimentari e goffe emulazioni di rivendicazioni secessioniste magari con l’utilizzo dello slogan “Alghero ladrona”.
Òmnium Cultural de l’Alguer
Stefano Campus
Abbiamo letto le recenti dichiarazioni della sig.ra Desogos sull’iniziativa del Comitato Rinascita della Bonifica di inviare all’Ufficio Enti Locali della Regione Sardegna la documentazione necessaria per supportare la richiesta di istituzione di un nuovo comune: quello di Porto Conte.
La richiesta presentata alla Regione, con acclusa raccolta di firme, è motivata dai promotori dell’iniziativa come una reazione alle profonde ingiustizie vissute dagli abitanti della zona a causa dell’indifferenza e disinteresse dimostrati nei loro confronti dai politici locali. Però anziché concretarsi in un’azione collettiva di denuncia pubblica per interventi necessari che non sono mai stati fatti o, magari, in una conseguente minaccia di non votare nelle prossime elezioni comunali, come forse ci si sarebbe potuti aspettare, la reazione della presidente opta più drasticamente per una scelta separatista. Scelta che certamente vuole approfittare del momento favorevole delle elezioni regionali, momento in cui i politici (tanto quelli contrari all’iniziativa che quelli che nascostamente l’assecondano) preferiscono non esprimere ufficialmente il proprio parere per non pregiudicarsi il consenso di alcune fasce dell’elettorato.
Un comune tutto nuovo sarebbe dunque l’unica soluzione ai problemi del territorio della Bonifica secondo i firmatari della petizione. Ma chi dovrebbe costituire la classe politica in grado di assicurare al nuovo comune quel buon governo di cui tanto lamentano la mancanza? Solo persone rigorosamente del territorio dell’ex Bonifica? Presumibilmente alcuni dei membri del Comitato di Rinascita, magari quelli e solo quelli che si sentono sardi doc? Perché in un passaggio dell’articolo si legge che i membri del Comitato si sentono “orgogliosamente sardi” e evidenziano che l’agro è popolato quasi interamente da persone di origine “non catalana”.
E’ davvero significativo che le stesse persone che affermano di essere vittime della discriminazione perpetrata dalla classe politica di Alghero passino poi tranquillamente sopra quei pochi che sono di “origine catalana”, e che potrebbero non desiderare di separasi dal comune di Alghero, ma soprattutto è deprimente che si faccia ricorso ad argomentazioni di carattere “etnico-culturale” che se sentite in bocca di algheresi parlanti avrebbero suscitato il biasimo generale e che invece gli estensori dell’articolo ribadiscono senza vergognarsi, anzi quasi sperando nel consenso della maggioranza dei “sardi”. Infatti non si può non notare la coloritura “etnico-razzista” dell’articolo, dal momento che questa viene confermata dalla frase “abbiamo bisogno di liberarci del modus operandi della classe politica di Alghero”. Frase che sottintende una cromosomica attitudine della classe politica algherese per il mal governo e pertanto l’esistenza di classi politiche migliori. Magari una proveniente dal capoluogo di provincia.
Non credano, però, i componenti del comitato che vogliamo difendere la classe politica algherese, anzi siamo solidali con loro nel criticarla, tuttavia avremmo preferito che alle giuste critiche si associassero delle proposte costruttive volte al cambiamento. E quale miglior atto per tentare di realizzare l’agognato cambiamento che quello di candidarsi per le prossime elezioni comunali e così partecipare di persona fattivamente al governo di tutto il territorio di Alghero?
La scelta separatista non solo non è la scelta migliore, ma poggia su un fondamento d’ingiustizia. Infatti leggiamo che per garantire e valorizzare l’economia del nuovo comune si vorrebbe danneggiare quella dell’antico comune d’appartenenza, che verrebbe privato del 50% del suo territorio, e per di più del 50% più economicamente rilevante. Elemento quest’ultimo che si spera venga valutato come merita dagli enti competenti e sia motivo di riflessione per i politici affinché determinate scelte, dettate da interessi egoistici, vengano combattute con forza. Infine poiché tanto si parla d’ingiustizie, perché non pensare a ciò che potrebbero dire e provare i parenti di coloro che ebbero espropriati, e mai risarciti, i propri terreni per la realizzazione della bonifica dell’agro e che ora vedono gli eredi di coloro ai quali tali terreni furono dati gratis sostenere un progetto che vorrebbe separare quelle terre dal Comune di Alghero cui appartennero per secoli?
Inoltre quale destinazione urbanistica vorrebbero i proprietari delle terre incluse nell’ipotetico nuovo Comune che si trovano lungo la fascia costiera, dal “Lazzaretto” a Porto Ferro passando per i terreni vista a mare di Capo Galera? Non vogliamo credere e non lo pensiamo affatto che con questa iniziativa la firmataria dell’articolo vorrebbe far diventare edificabili quei terreni allora espropriati ed assegnati gratuitamente, magari assecondando volontà speculative da sempre ostacolate dalla maggioranza degli algheresi, compresi quelli dell’agro. In questo caso il nuovo e ipotetico nuovo Comune di Porto Conte sarebbe il “ cavallo di Troia” per conquistare territori inespugnabili grazie alle “inefficienti e distratte “ Amministrazioni succedutesi negli ultimi 50 anni.
E’ importante ricordare infatti che dagli anni “70” la stragrande maggioranza della classe politica e dei cittadini algheresi compresi quelli residenti di tutto l’agro, hanno combattuto le ripetute ipotesi di speculazione nella baia di Porto Conte (vedi Baroudi) e tale scelta è oggi risultata vincente poiché ha determinato la tutela ambientale e la nascita del Parco di Porto Conte e quindi la valorizzazione economica di questa importante porzione di territorio.
Comprendiamo e condividiamo i forti disagi e disservizi che da anni subiscono i nostri concittadini algheresi che risiedono nell’agro, ma sono gli stessi disagi che subiscono da anni coloro che risiedono alla Pietraia, a Sant'Agostino, alla Taulera, a Sant'Anna, nel centro storico, a Fertilia, a Pollina, a Punta Moro, Nuraghe Majore, Ungias, Galanté, il Carmine, Salondra, etc etc.; anche questi concittadini devono chiedere di costituirsi in Comune autonomo ?
Attenzione quindi a non creare artatamente steccati o ridicole e inesistenti contrapposizioni “ razziali” che richiamano periodi tristi della nostra storia e che rappresentano fallimentari e goffe emulazioni di rivendicazioni secessioniste magari con l’utilizzo dello slogan “Alghero ladrona”.
Òmnium Cultural de l’Alguer
Stefano Campus
Associaciò per a la Salvaguarda del Patrimoni
Historic Cultural de l’Alguer
Guido Sari
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