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Quando anche la politica mostra i propri lati migliori
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Budruni |
Non so quali ragioni lo abbiano spinto a non ricandidarsi, né, all’interno delle mie considerazioni, tali ragioni rivestono particolare importanza. A me preme, in questo momento, evidenziare un fatto: un Consigliere regionale con alle spalle un solo mandato elettorale, decide di non ricandidarsi.
Dal punto di vista “giornalistico”, questa è una notizia. Di fronte ad un panorama fatto di gomitate, spintoni e sgambetti per derogare alle limitazioni poste dagli stessi partiti, uno che non si ripropone è la classica mosca bianca.
E nella politica italiana (e locale) di questi anni, le mosche bianche sono davvero rarissime.
Dunque, è necessario parlarne, è necessario non sottacere questi comportamenti virtuosi.
Proprio in questo momento è necessario evidenziare i meriti di politici, come Carlo Sechi, che, nonostante alcuni errori compiuti da amministratore pubblico, ha contribuito, con determinazione e impegno, a cambiare radicalmente la politica cittadina. Lo ha fatto da assessore alla cultura nella giunta Loffredo, regalando alla città, tra le altre cose, un convegno storico su Alghero al quale hanno portato un contributo di analisi, conoscenze e documentazione di altissimo profilo alcuni tra i migliori specialisti d’Europa. Di quella intuizione e di quella iniziativa resta traccia nel prezioso volume che raccoglie gli atti del convegno (Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo), curato dai docenti dell’Università di Sassari Antonello Mattone e Piero Sanna. Un volume di 840 pagine nelle quali sono condensati contributi di eminenti studiosi di diversi Paesi europei (da Rosalind Brown a Rafael Conde, da Maria-Mercé Costa a Christian Bourret) a cattedratici, studiosi e ricercatori italiani (da Marco Tangheroni a Vito Piergiovanni, da Guido d’Agostino a Giuseppe Ricuperati) e a non pochi esponenti della cultura sarda.
Di portata storica è stata anche la vittoria elettorale del 1994, che ha portato Carlo Sechi a diventare sindaco di Alghero con una coalizione di sinistra, nella quale il Movimento di cui era leader, Algheroviva, ottenne la maggioranza relativa in Consiglio comunale. Un altro suo grande merito fu quello di portare il Piano Urbanistico Comunale all’approvazione del Consiglio. Approvazione mancata per il solito vezzo della sinistra, non solo locale, di suicidarsi.
Da ultimo, leggo anche di una scelta analoga fatta da Elias Vacca, annunciata dalle pagine di alguer.it. Ecco un’altra mosca bianca nella politica locale. Anche di questa scelta occorre parlare.
Perché si tratta di scelte che possono riconciliare, in un momento in cui predominano i populismi di vario genere e foggia, la politica con i cittadini.
Penso anche che non sia un caso se entrambi i personaggi che rinunciano alla candidatura militino nella sinistra. Penso che, in generale, a sinistra vi sia maggiore sensibilità ai temi etici e alla dirittura morale nello svolgere ruoli istituzionali e di rappresentanza.
Una delle cause della mala politica, è, senza dubbio, il carrierismo: concepire l’impegno politico e istituzionale come una comoda e remunerativa occupazione. Ebbene, dire un no chiaro a questa che sembra essere sempre più una regola non scritta aiuta i cittadini a fare differenze. A riconoscere che non tutti i politici sono uguali, che destra e sinistra non sono la medesima cosa. Chi lo dice o addirittura ne fa il perno della propria strategia politica, mente sapendo di mentire. E perciò stesso rappresenta un elemento di pericolo per la democrazia. Proprio perché intende carpire il consenso negando la verità. Chi racconta bugie ha sempre secondi fini. Uno dei più grandi bugiardi della storia politica italiana resta Silvio Berlusconi. Che, grazie alle menzogne sistematicamente propalate attraverso la proprietà di numerosi organi di informazione ha conquistano milioni di elettori e ancora, nonostante condanne definitive, altre in primo grado e procedimenti penali per imputazioni infamanti, continua ad ottenere notevoli consensi.
So bene che se i populismi dilagano è perché i partiti, in generale (ma con le debite distinzioni), hanno tenuto comportamenti invisi ai cittadini. Ma proprio perché la menzogna non può né deve essere spacciata per verità, non è vero che tutti i partiti si siano comportati allo stesso modo. Scoprirlo è facile: basta conoscere la storia recente del nostro Paese, per rendersene conto.
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