La quiete dopo la tempesta in casa Pd
Bruno candidato unico. Daga: «Tutto chiarito». Gli alleati chiedono subito un confronto.
Sembra essere scoppiata la pace in casa Pd dopo l'acceso dibattito dei giorni scorsi, Primarie si-Primarie no.
L'unica candidatura, quella dell'ex consigliere regionale Mario Bruno mette a tacere la diatriba e viene superata la regola interna al partito che impone la consultazione popolare per la scelta del candidato sindaco.
Nessun altro esponente democratico ha avviato la raccolta di firme come da regolamento, pertanto non sarà necessario ricorrere alle urne per stabilire la leadership.
«Questo il risultato di un confronto duro ma leale, aperto, franco, in sede di direttivo e assemblea. Nessuna guerra, nessuna lacerazione», tiene a precisare Enrico Daga, fino a qualche giorno fa dato in corsa per la candidatura.
«Le discussioni avvengono anche all'interno delle famiglie, e servono a crescere, a capirsi, a chiarirsi. Tutto questo è positivo, e nel nostro partito avvengono alla luce del sole. Non esistono "capi bastone", non esistono padroni che comandano; esistono leader e personalità politiche che si guadagnano consensi giorno dopo giorno con il lavoro, la passione e la dedizione che in questo lavoro ripongono».
Il fatto che alla fine nessuno a parte Bruno abbia raccolto le firme, secondo Daga è «il segno che le altre candidature a primarie tanto sbandierate erano candidature strategiche, senza convincimento, messe sul tavolo solo per andar contro la tesi maggioritaria del partito, ottenere qualche risultato per meri fini personali».
Mario Bruno |
L'unica candidatura, quella dell'ex consigliere regionale Mario Bruno mette a tacere la diatriba e viene superata la regola interna al partito che impone la consultazione popolare per la scelta del candidato sindaco.
Nessun altro esponente democratico ha avviato la raccolta di firme come da regolamento, pertanto non sarà necessario ricorrere alle urne per stabilire la leadership.
«Questo il risultato di un confronto duro ma leale, aperto, franco, in sede di direttivo e assemblea. Nessuna guerra, nessuna lacerazione», tiene a precisare Enrico Daga, fino a qualche giorno fa dato in corsa per la candidatura.
«Le discussioni avvengono anche all'interno delle famiglie, e servono a crescere, a capirsi, a chiarirsi. Tutto questo è positivo, e nel nostro partito avvengono alla luce del sole. Non esistono "capi bastone", non esistono padroni che comandano; esistono leader e personalità politiche che si guadagnano consensi giorno dopo giorno con il lavoro, la passione e la dedizione che in questo lavoro ripongono».
Il fatto che alla fine nessuno a parte Bruno abbia raccolto le firme, secondo Daga è «il segno che le altre candidature a primarie tanto sbandierate erano candidature strategiche, senza convincimento, messe sul tavolo solo per andar contro la tesi maggioritaria del partito, ottenere qualche risultato per meri fini personali».
Infine Daga difende la posizione del segretario, attaccato nei giorni scorsi: «Mario Salis ha svolto il suo ruolo in modo egregio, garante di tutte le posizioni, arbitro e capitano della corsa del Partito Democratico algherese».
Intanto le altre frange della coalizione (così come è rappresentata attualmente in Regione) chiedono la convocazione urgente del tavolo di centrosinistra in vista delle Amministrative di Alghero. Centro Democratico, Italia dei Valori, La Base, Partito dei Sardi, Psi, Rossomori, Sel, Sinistra Sarda e Upc hanno scritto al segretario cittadino del Pd Salis e a quello provinciale Giuseppe Lorenzoni per ribadire che «il tavolo provinciale del centrosinistra si è già espresso per la chiusura verso altre forze politiche non riconducibili alla coalizione di centrosinistra». Le forze alleate chiedono inoltre «la convocazione immediata del tavolo di coalizione per discutere del suo perimetro politico dei criteri per le candidature per le prossime elezioni comunali ad Alghero. Si chiede inoltre che alla riunione siano presenti i coordinatori e i segretari provinciali di ciascuna forza politica».
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