Divisi alla meta?
Antonio Budruni |
Si infiamma la polemica in vista del ballottaggio. Il centro-destra, fiutata la brutta aria che tira nel centrosinistra algherese, tenta il colpaccio: superare Mario Bruno al ballottaggio.
Individuata la crepa nella schieramento avversario (il Pd), Marco Tedde e Maria Grazia Salaris cercano di allargarla.
Ecco che arrivano lettere aperte appassionate, colme di elogi al coraggio di Enrico Daga e di accuse di conservatorismo e di arretratezza (da quale pulpito!) agli avversari nel ballottaggio.
È legittimo (entro certi limiti) che in uno scontro a due si cerchi di colpire l’avversario in tutti i modi e si provi a far diventare proprio amico il nemico dell’avversario. Ciò che non si può fare, però, è scadere nello stile, è abbondare nella propaganda un tanto al chilo, è palesare un cattivo gusto e, soprattutto, offendere l’intelligenza degli elettori.
Che Maria Grazia Salaris accusi Mario Bruno di “voler tenere Alghero ancorata a vecchie ed insopportabili logiche di mera spartizione del potere” può anche starci, se si fa riferimento all’alleanza con l’UDC che di queste logiche è stato da sempre uno dei vessilliferi. Ma che lo dica lei che appartiene ad uno schieramento che queste logiche le ha non solo praticate costantemente, ma persino teorizzate ed esaltate come l’essenza stessa della Politica con la “P” maiuscola, questo non è proprio accettabile. Anzi, è decisamente sconveniente.
Analogo discorso merita l’intervento del consigliere regionale Marco Tedde, interamente intriso di propaganda spicciola. Per vincere al ballottaggio serviranno, da l’una e dell’altra parte, altri argomenti, altre strategie, altro stile.
Nel centrosinistra, che in questo momento è la coalizione più debole, le contrapposizioni sono forti e radicate e bisogna prenderne atto per capire come si possano superare. Non si può superare qualcosa che non si capisce. Qualcosa che nasce da molto lontano.
Bisogna, necessariamente, tornare indietro, riavvolgere il nastro e posizionarlo sulla scelta politica di far fuori Lubrano dopo 15 mesi di amministrazione. Ammesso che avessero ragione coloro che spinsero per cacciare via la precedente amministrazione di centrosinistra, il problema politico è la scelta del modo: sottoscrivere le dimissioni simultanee insieme al centrodestra. Bisognava fare in fretta, si disse allora.
E perché tanta fretta? Per una qualche coincidenza di date? Utile a chi? Alla città o a qualcuno in particolare?
Subito dopo le elezioni regionali, analizzando il risultato del centrosinistra algherese, scrissi che il Pd pagava un prezzo elettorale dovuto all’effetto Lubrano. E ipotizzavo che quell’effetto avrebbe avuto ripercussioni anche nelle elezioni comunali.
Mario Bruno, allora, scrisse un intervento intriso di veleno, con apprezzamenti pesanti anche sul piano personale nei miei confronti, negando alla radice che questo effetto ci fosse stato e che mai avrebbe influenzato le elezioni comunali.
Ne riporto alcuni stralci perché oggi mi paiono particolarmente utili per capire cosa succede e il senso, urlato, di alcune considerazioni di allora confrontate con i comportamenti di oggi.
“E’ però inconcepibile, fazioso e fuorviante – scriveva Bruno il 19 febbraio su La Voce di Alghero – il commento di Budruni sul risultato del Pd.
Il Partito Democratico algherese alle ultime regionali infatti è cresciuto; è cresciuto di quasi sette punti rispetto alle ultime comunali del 2012 e ha superato di quasi due punti percentuali la media del partito in Regione.
E’ stato quindi un successo che dimostra la forza del partito leader della coalizione di centrosinistra, la sua capacità di proporre soluzioni attraverso le primarie (come è avvenuto nel 2012) e di avere senso di responsabilità (e quindi amore per la città) quando si è trovato di fronte a scelte difficili, come quella affrontata e superata decidendo di mandare a casa anzitempo un governo cittadino che non poteva permettersi di “galleggiare” di fronte a una crisi senza precedenti.
Gli algheresi hanno capito.
Non solo il Pd non ha pagato un prezzo dovuto all’effetto Lubrano (come afferma l'opinionista, uno dei leader di quel che è rimasto di CEAM), ma è addirittura cresciuto, valorizzando uno dei suoi uomini migliori, Raimondo Cacciotto, 34 anni, con 2129 preferenze in città e circa 450 nel resto della provincia.
E’ poi paradossale che si profetizzi che il Pd “continuerà a pagare nelle urne di maggio”, mentre altre forze – secondo Budruni - hanno ottenuto risultati lusinghieri da far considerare “il dato complessivo del centrosinistra una buona base di partenza”.
Dubito che Budruni non sappia leggere i dati. E allora?
E allora occorre essere realisti e non faziosi, aperti e non integralisti: guardare i dati, leggerli con obiettività, fare autocritica sui propri errori, magari non meno dannosi di quelli eventualmente commessi da altri.
Mi auguro che le forze politiche sappiano riaprire un dialogo su altre basi, anche ad Alghero, costruendo alleanze e non distruggendo attraverso critiche pregiudiziali. Noi, da parte nostra, lo abbiamo detto: cominciamo il domani.”
Detto, fatto, Mario Bruno ha subito messo in pratica i buoni propositi, a cominciare dalla difesa appassionata del Pd e “costruendo alleanze e non distruggendo”.
Il Pd, abbandonato da Mario Bruno, ottiene il 15% dei voti alle comunali del 25 maggio 2014.
Ironizzando, potrei dire adesso che forse allora sbagliavo a citare l’effetto Lubrano sul risultato futuro del Pd, perché non avevo immaginato che ci sarebbe stato anche l’effetto Bruno.
Tutto ciò serve e deve servire a comprendere gli errori del passato per superarli e non ad etichettare Tizio o Caio come irresponsabili, estremisti, maneggioni od altro. Tutto ciò non serve a nulla, non aiuta a capire e, anzi, inasprisce le contrapposizioni ed allontana le soluzioni ai problemi.
Soluzioni che devono essere trovate nei tempi giusti e non quando pare a noi o quando ci fa comodo. Oggi, i tempi sono dettati dalla imminente scadenza elettorale. E, quindi, bisogna trovare soluzioni subito, essere disponibili, con generosità e nell’unico interesse della città, a ricercarle immediatamente. In questo senso mi pare si debba cogliere l’appello del segretario regionale del Pd e di alcuni leader regionali del partito.
Oggi, a mio parere, la soluzione che può concretamente riavviare un processo verso il superamento delle contrapposizioni forti all’interno del Pd, è l’apparentamento. Se i leader del partito in ambito locale hanno davvero a cuore le sorti della città devono muoversi in questa direzione. Tutte le altre proposte non sarebbero in grado di stemperare i conflitti e i contrasti e potrebbero favorire il disimpegno di molti elettori di centrosinistra nel ballottaggio.
Attenzione ai rischi. Non è un buon investimento politico quello di ritenere che gli elettori di centrosinistra sceglieranno comunque lo schieramento più vicino. Potrebbero anche decidere di andare in massa al mare.
Chiunque sia responsabile e si reputi leader politico non può correre simili rischi. E, soprattutto, non può farli correre alla città.
È legittimo (entro certi limiti) che in uno scontro a due si cerchi di colpire l’avversario in tutti i modi e si provi a far diventare proprio amico il nemico dell’avversario. Ciò che non si può fare, però, è scadere nello stile, è abbondare nella propaganda un tanto al chilo, è palesare un cattivo gusto e, soprattutto, offendere l’intelligenza degli elettori.
Che Maria Grazia Salaris accusi Mario Bruno di “voler tenere Alghero ancorata a vecchie ed insopportabili logiche di mera spartizione del potere” può anche starci, se si fa riferimento all’alleanza con l’UDC che di queste logiche è stato da sempre uno dei vessilliferi. Ma che lo dica lei che appartiene ad uno schieramento che queste logiche le ha non solo praticate costantemente, ma persino teorizzate ed esaltate come l’essenza stessa della Politica con la “P” maiuscola, questo non è proprio accettabile. Anzi, è decisamente sconveniente.
Analogo discorso merita l’intervento del consigliere regionale Marco Tedde, interamente intriso di propaganda spicciola. Per vincere al ballottaggio serviranno, da l’una e dell’altra parte, altri argomenti, altre strategie, altro stile.
Nel centrosinistra, che in questo momento è la coalizione più debole, le contrapposizioni sono forti e radicate e bisogna prenderne atto per capire come si possano superare. Non si può superare qualcosa che non si capisce. Qualcosa che nasce da molto lontano.
Bisogna, necessariamente, tornare indietro, riavvolgere il nastro e posizionarlo sulla scelta politica di far fuori Lubrano dopo 15 mesi di amministrazione. Ammesso che avessero ragione coloro che spinsero per cacciare via la precedente amministrazione di centrosinistra, il problema politico è la scelta del modo: sottoscrivere le dimissioni simultanee insieme al centrodestra. Bisognava fare in fretta, si disse allora.
E perché tanta fretta? Per una qualche coincidenza di date? Utile a chi? Alla città o a qualcuno in particolare?
Subito dopo le elezioni regionali, analizzando il risultato del centrosinistra algherese, scrissi che il Pd pagava un prezzo elettorale dovuto all’effetto Lubrano. E ipotizzavo che quell’effetto avrebbe avuto ripercussioni anche nelle elezioni comunali.
Mario Bruno, allora, scrisse un intervento intriso di veleno, con apprezzamenti pesanti anche sul piano personale nei miei confronti, negando alla radice che questo effetto ci fosse stato e che mai avrebbe influenzato le elezioni comunali.
Ne riporto alcuni stralci perché oggi mi paiono particolarmente utili per capire cosa succede e il senso, urlato, di alcune considerazioni di allora confrontate con i comportamenti di oggi.
“E’ però inconcepibile, fazioso e fuorviante – scriveva Bruno il 19 febbraio su La Voce di Alghero – il commento di Budruni sul risultato del Pd.
Il Partito Democratico algherese alle ultime regionali infatti è cresciuto; è cresciuto di quasi sette punti rispetto alle ultime comunali del 2012 e ha superato di quasi due punti percentuali la media del partito in Regione.
E’ stato quindi un successo che dimostra la forza del partito leader della coalizione di centrosinistra, la sua capacità di proporre soluzioni attraverso le primarie (come è avvenuto nel 2012) e di avere senso di responsabilità (e quindi amore per la città) quando si è trovato di fronte a scelte difficili, come quella affrontata e superata decidendo di mandare a casa anzitempo un governo cittadino che non poteva permettersi di “galleggiare” di fronte a una crisi senza precedenti.
Gli algheresi hanno capito.
Non solo il Pd non ha pagato un prezzo dovuto all’effetto Lubrano (come afferma l'opinionista, uno dei leader di quel che è rimasto di CEAM), ma è addirittura cresciuto, valorizzando uno dei suoi uomini migliori, Raimondo Cacciotto, 34 anni, con 2129 preferenze in città e circa 450 nel resto della provincia.
E’ poi paradossale che si profetizzi che il Pd “continuerà a pagare nelle urne di maggio”, mentre altre forze – secondo Budruni - hanno ottenuto risultati lusinghieri da far considerare “il dato complessivo del centrosinistra una buona base di partenza”.
Dubito che Budruni non sappia leggere i dati. E allora?
E allora occorre essere realisti e non faziosi, aperti e non integralisti: guardare i dati, leggerli con obiettività, fare autocritica sui propri errori, magari non meno dannosi di quelli eventualmente commessi da altri.
Mi auguro che le forze politiche sappiano riaprire un dialogo su altre basi, anche ad Alghero, costruendo alleanze e non distruggendo attraverso critiche pregiudiziali. Noi, da parte nostra, lo abbiamo detto: cominciamo il domani.”
Detto, fatto, Mario Bruno ha subito messo in pratica i buoni propositi, a cominciare dalla difesa appassionata del Pd e “costruendo alleanze e non distruggendo”.
Il Pd, abbandonato da Mario Bruno, ottiene il 15% dei voti alle comunali del 25 maggio 2014.
Ironizzando, potrei dire adesso che forse allora sbagliavo a citare l’effetto Lubrano sul risultato futuro del Pd, perché non avevo immaginato che ci sarebbe stato anche l’effetto Bruno.
Tutto ciò serve e deve servire a comprendere gli errori del passato per superarli e non ad etichettare Tizio o Caio come irresponsabili, estremisti, maneggioni od altro. Tutto ciò non serve a nulla, non aiuta a capire e, anzi, inasprisce le contrapposizioni ed allontana le soluzioni ai problemi.
Soluzioni che devono essere trovate nei tempi giusti e non quando pare a noi o quando ci fa comodo. Oggi, i tempi sono dettati dalla imminente scadenza elettorale. E, quindi, bisogna trovare soluzioni subito, essere disponibili, con generosità e nell’unico interesse della città, a ricercarle immediatamente. In questo senso mi pare si debba cogliere l’appello del segretario regionale del Pd e di alcuni leader regionali del partito.
Oggi, a mio parere, la soluzione che può concretamente riavviare un processo verso il superamento delle contrapposizioni forti all’interno del Pd, è l’apparentamento. Se i leader del partito in ambito locale hanno davvero a cuore le sorti della città devono muoversi in questa direzione. Tutte le altre proposte non sarebbero in grado di stemperare i conflitti e i contrasti e potrebbero favorire il disimpegno di molti elettori di centrosinistra nel ballottaggio.
Attenzione ai rischi. Non è un buon investimento politico quello di ritenere che gli elettori di centrosinistra sceglieranno comunque lo schieramento più vicino. Potrebbero anche decidere di andare in massa al mare.
Chiunque sia responsabile e si reputi leader politico non può correre simili rischi. E, soprattutto, non può farli correre alla città.
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