La Concordia comune
In Italia si può a costruire un gigante dei mari, ma ci sono gravi difficoltà nello smaltimento.
La Concordia comune.
La situazione in cui si trova la Costa Concordia è, ancora una volta, una metafora della condizione nazionale.
Le procedure di rimozione si sono interrotte, infatti, in quanto resta da stabilire dove il relitto dovrà essere rimorchiato per lo smantellamento; probabilmente, in Turchia.
Ci si deve chiedere, a questo punto, perché in Italia si riesca a costruire un gigante dei mari come la Concordia, ma si abbiano gravi difficoltà nel suo smaltimento.
Eppure, siamo una nazione marittima, con grandi cantieri e maestranze specializzate in abbondanza. Perchè andare all'estero?
Tutto quello che l'umanità produce col suo lavoro è destinato a finire disperso
nell'ambiente: ed il valore delle cose dipende dalla loro durata e durevolezza. Ma anche i diamanti, strappati dalle viscere della terra, prima o poi, si alterano, si rovinano, si smarriscono, e si disperdono nell'ambiente: è solo questione di tempo.
La Costa Concordia ha finito il suo ciclo utile con quarant'anni di anticipo: se l'incidente fosse capitato al largo, la natura avrebbe avuto il compito di smaltire il relitto sul fondo del mare. Tocca invece alla proprietà l'onere dello smaltimento, ma siamo in Italia: e, sia che si tratti di un transatlantico, sia che si tratti della stagnola di un formaggino, smaltire un rifiuto è un problema.
E' un problema perché da tempo si occupano di rifiuti non la nettezza urbana o i rottamai, ma la Politica con
la P maiuscola: la protezione dell'ambiente è diventata l'argomento principale per dire agli elettori: ci curiamo di voi, noi proteggiamo l'ambiente, e non vogliamo i rifiuti. Peccato che questi ultimi siano la diretta e inevitabile conseguenza delle attività umane, ed il loro destino sia il trattamento o l'occultamento, senza alternative. Il ragionamento seguente è questo: smaltire è obbligatorio e oneroso. L'onere grava sulle finanze dei cittadini, i quali debbono pagare per mantenere il loro ambiente ordinato. Tutto ciò genera il movimento di cifre da capogiro, che suscitano la cupidigia di molti. Che hanno tutto l'interesse a gestire un servizio tanto più lucrativo quanto peggio venga effettuato.
Ogni euro in meno che si spende per uno smaltimento efficace, è un euro in più nelle tasche dei gestori. Per raggiungere questo fine, è relativamente semplice, bastano alcuni accorgimenti. Si fanno circolare frasi
ad effetto quali: rifiuti zero, oppure: riciclare è un business, ci si può ricavare un utile. Due falsità monumentali, perché Lavoisier dimostrò che la materia non si distrugge, ma si può solo trasformare; o nascondere, nel caso dei rifiuti.
Poiché aveva ragione, durante la rivoluzione francese gli tagliarono la testa, primo intervento dei politici in campo ambientale. Riciclare non è un business, ed infatti i titolari del relitto Concordia sono costretti a cercare non chi li fa guadagnare di più, ma chi li fa spendere di meno. Riciclare è quindi un dovere oneroso, limitato dai ricavi provenienti dal materiale riciclato.
Stiamo vivendo una campagna elettorale nella quale l'argomento ambiente è uno dei più sentiti e citati. E da quello che si sente non sembra che gli aspiranti amministratori abbiano le idee chiare in materia
di rifiuti. Abbiamo visto che nel recente passato tutte le attenzioni dell'amministrazione sono state rivolte alla congruità dei preventivi e degli appalti per il servizio di nettezza urbana, ma mai all'argomento tecnico delle
modalità, dell'efficacia, e della economicità dei processi di smaltimento.
Col risultato di avere un servizio sempre criticato, sempre più costoso, con i rifiuti in circolazione sulle strade, e un'Alghero inguardabile. Ultimo difetto, non ci si confronta né sui costi, né sulle modalità di gestione di
realtà simili alla nostra, e nemmeno su eventuali modelli da perseguire, dopo averli adattati alla realtà.
I candidati, nella nostra città tutta tesa a voler rimanere un salotto per turisti, hanno di che riflettere.
Enrico Muttoni |
La situazione in cui si trova la Costa Concordia è, ancora una volta, una metafora della condizione nazionale.
Le procedure di rimozione si sono interrotte, infatti, in quanto resta da stabilire dove il relitto dovrà essere rimorchiato per lo smantellamento; probabilmente, in Turchia.
Ci si deve chiedere, a questo punto, perché in Italia si riesca a costruire un gigante dei mari come la Concordia, ma si abbiano gravi difficoltà nel suo smaltimento.
Eppure, siamo una nazione marittima, con grandi cantieri e maestranze specializzate in abbondanza. Perchè andare all'estero?
Tutto quello che l'umanità produce col suo lavoro è destinato a finire disperso
nell'ambiente: ed il valore delle cose dipende dalla loro durata e durevolezza. Ma anche i diamanti, strappati dalle viscere della terra, prima o poi, si alterano, si rovinano, si smarriscono, e si disperdono nell'ambiente: è solo questione di tempo.
La Costa Concordia ha finito il suo ciclo utile con quarant'anni di anticipo: se l'incidente fosse capitato al largo, la natura avrebbe avuto il compito di smaltire il relitto sul fondo del mare. Tocca invece alla proprietà l'onere dello smaltimento, ma siamo in Italia: e, sia che si tratti di un transatlantico, sia che si tratti della stagnola di un formaggino, smaltire un rifiuto è un problema.
E' un problema perché da tempo si occupano di rifiuti non la nettezza urbana o i rottamai, ma la Politica con
la P maiuscola: la protezione dell'ambiente è diventata l'argomento principale per dire agli elettori: ci curiamo di voi, noi proteggiamo l'ambiente, e non vogliamo i rifiuti. Peccato che questi ultimi siano la diretta e inevitabile conseguenza delle attività umane, ed il loro destino sia il trattamento o l'occultamento, senza alternative. Il ragionamento seguente è questo: smaltire è obbligatorio e oneroso. L'onere grava sulle finanze dei cittadini, i quali debbono pagare per mantenere il loro ambiente ordinato. Tutto ciò genera il movimento di cifre da capogiro, che suscitano la cupidigia di molti. Che hanno tutto l'interesse a gestire un servizio tanto più lucrativo quanto peggio venga effettuato.
Ogni euro in meno che si spende per uno smaltimento efficace, è un euro in più nelle tasche dei gestori. Per raggiungere questo fine, è relativamente semplice, bastano alcuni accorgimenti. Si fanno circolare frasi
ad effetto quali: rifiuti zero, oppure: riciclare è un business, ci si può ricavare un utile. Due falsità monumentali, perché Lavoisier dimostrò che la materia non si distrugge, ma si può solo trasformare; o nascondere, nel caso dei rifiuti.
Poiché aveva ragione, durante la rivoluzione francese gli tagliarono la testa, primo intervento dei politici in campo ambientale. Riciclare non è un business, ed infatti i titolari del relitto Concordia sono costretti a cercare non chi li fa guadagnare di più, ma chi li fa spendere di meno. Riciclare è quindi un dovere oneroso, limitato dai ricavi provenienti dal materiale riciclato.
Stiamo vivendo una campagna elettorale nella quale l'argomento ambiente è uno dei più sentiti e citati. E da quello che si sente non sembra che gli aspiranti amministratori abbiano le idee chiare in materia
di rifiuti. Abbiamo visto che nel recente passato tutte le attenzioni dell'amministrazione sono state rivolte alla congruità dei preventivi e degli appalti per il servizio di nettezza urbana, ma mai all'argomento tecnico delle
modalità, dell'efficacia, e della economicità dei processi di smaltimento.
Col risultato di avere un servizio sempre criticato, sempre più costoso, con i rifiuti in circolazione sulle strade, e un'Alghero inguardabile. Ultimo difetto, non ci si confronta né sui costi, né sulle modalità di gestione di
realtà simili alla nostra, e nemmeno su eventuali modelli da perseguire, dopo averli adattati alla realtà.
I candidati, nella nostra città tutta tesa a voler rimanere un salotto per turisti, hanno di che riflettere.
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