Le elezioni comunali e la riedizione del manuale Cencelli
Prevarranno ancora le logiche spartitorie?
Budruni |
Quella che appare qui sotto è la foto del 2007 che sancisce l’applicazione “scientifica” del manuale Cencelli, nella seconda amministrazione Tedde.
Gli algheresi, in quell’ormai lontano 28 maggio 2007, si trovarono a dover scegliere tra tre candidati a sindaco: Marco Tedde, sostenuto da 8 liste: F.I., UDC, FP-Riformatori sardi, Alleanza nazionale, Sardistas, Udeur, Lista Giovani Uniti e Partito Pensionati; Vittorio Curedda, appoggiato dall’intero centrosinistra: L’Ulivo, Alghero Viva, Italia dei valori, Arcobaleno di Stella nascente, Socialisti uniti, Rif. Comunista-Comunisti italiani e Psd’az. Fuori dagli schieramenti, Nicola Salvio, con una propria lista civica, raccolse il 3,9% dei consensi.
Le elezioni furono vinte al primo turno dalla coalizione di centro-destra con il 65% dei voti. A riguardarla oggi, quella foto, e a leggerne le percentuali di divisione del potere, stupisce ancora per la precisione millimetrica della spartizione.
Oggi, quella solida maggioranza non ci potrà più essere perché quasi tutte le forze politiche cittadine hanno provato a stupire la popolazione sovvertendo tutte le logiche e destrutturando il panorama politico locale con la creazione di aggregazioni anomale. Le anomalie più evidenti sono quelle nate dall’implosione del Pd. Da una parte, intorno all’ex consigliere regionale Mario Bruno, si è aggregata tutta un’area centrista di stampo democristiano, con, in più, una componente di “sinistra civica” con la funzione di foglia di fico; dall’altra, il Pd ufficiale si accorda con i Riformatori sardi che erano parte integrante dell’alleanza di centro-destra.
L’unica aggregazione di centrosinistra è, dunque, quella schierata con Fiorella Tilloca che presenta una lista, sotto il simbolo di SEL, che è formata dal partito di Vendola, dall’Italia dei valori e da C’è un’Alghero migliore.
Pur non potendo sapere in anticipo quale sarà l’esito elettorale, è abbastanza facile prevedere che se dovesse vincere la coalizione di destra, l’applicazione del manuale Cencelli sarà attuata senza particolari falsi pudori, sulla scorta di un’esperienza ormai consolidata.
Se vincerà la coalizione capeggiata da Mario Bruno, ci potrà essere qualche mal di pancia isolato, ma la struttura fondamentalmente democristiana della coalizione e la presenza dell’UDC costituiscono una garanzia sulle prevedibili scelte spartitorie che saranno compiute sulla falsariga del documento del 2007.
Se dovesse vincere il Pd ufficiale, la spartizione a due può essere data per certa. Meno esposti a questi rischi sono i grillini, SEL e, in qualche modo, anche la lista di Lubrano che, non avendo dato vita a coalizioni o accordi trasversali ed essendo particolarmente attenti ai temi della moralità e della trasparenza non dovrebbero prestarsi a pateracchi e ad accordi spartitori.
Se gli elettori si portassero dietro, insieme al santino del candidato da votare, anche la foto dell’orgia spartitoria del 2007, forse il voto sarebbe meno esposto al rischio di ritrovarci tutti, magari questa volta senza la foto ufficiale, di fronte all’ennesimo balletto intorno alle sempre più esauste risorse cittadine.
Le elezioni furono vinte al primo turno dalla coalizione di centro-destra con il 65% dei voti. A riguardarla oggi, quella foto, e a leggerne le percentuali di divisione del potere, stupisce ancora per la precisione millimetrica della spartizione.
Oggi, quella solida maggioranza non ci potrà più essere perché quasi tutte le forze politiche cittadine hanno provato a stupire la popolazione sovvertendo tutte le logiche e destrutturando il panorama politico locale con la creazione di aggregazioni anomale. Le anomalie più evidenti sono quelle nate dall’implosione del Pd. Da una parte, intorno all’ex consigliere regionale Mario Bruno, si è aggregata tutta un’area centrista di stampo democristiano, con, in più, una componente di “sinistra civica” con la funzione di foglia di fico; dall’altra, il Pd ufficiale si accorda con i Riformatori sardi che erano parte integrante dell’alleanza di centro-destra.
L’unica aggregazione di centrosinistra è, dunque, quella schierata con Fiorella Tilloca che presenta una lista, sotto il simbolo di SEL, che è formata dal partito di Vendola, dall’Italia dei valori e da C’è un’Alghero migliore.
Pur non potendo sapere in anticipo quale sarà l’esito elettorale, è abbastanza facile prevedere che se dovesse vincere la coalizione di destra, l’applicazione del manuale Cencelli sarà attuata senza particolari falsi pudori, sulla scorta di un’esperienza ormai consolidata.
Se vincerà la coalizione capeggiata da Mario Bruno, ci potrà essere qualche mal di pancia isolato, ma la struttura fondamentalmente democristiana della coalizione e la presenza dell’UDC costituiscono una garanzia sulle prevedibili scelte spartitorie che saranno compiute sulla falsariga del documento del 2007.
Se dovesse vincere il Pd ufficiale, la spartizione a due può essere data per certa. Meno esposti a questi rischi sono i grillini, SEL e, in qualche modo, anche la lista di Lubrano che, non avendo dato vita a coalizioni o accordi trasversali ed essendo particolarmente attenti ai temi della moralità e della trasparenza non dovrebbero prestarsi a pateracchi e ad accordi spartitori.
Se gli elettori si portassero dietro, insieme al santino del candidato da votare, anche la foto dell’orgia spartitoria del 2007, forse il voto sarebbe meno esposto al rischio di ritrovarci tutti, magari questa volta senza la foto ufficiale, di fronte all’ennesimo balletto intorno alle sempre più esauste risorse cittadine.
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