Andare a votare l’8 giugno?
Tutto sembra spingere verso l’astensione.
A pochi giorni dal voto per il ballottaggio è necessario cercare di capire cosa è successo in città e cosa potrà succedere dopo il voto.
Non si tratta di cose difficili da capire: tutti coloro che hanno a cuore la propria città e i propri destini di cittadini sanno benissimo cosa è successo e perché. Tuttavia è importante ricordare, per avere le idee più chiare al momento del voto e per avere consapevolezza della responsabilità che ciascuno di noi assumerà votando domenica 8 giugno.
Come ho già avuto modo di scrivere qui il 29 maggio, si sono verificate in città alcune anomalie rispetto al quadro politico nazionale e regionale che farebbero pensare all’esistenza di una qualche regia occulta interessata a determinare un certo risultato politico ad Alghero. Nel centro-destra, ad esempio, si è verificata, dopo molti anni, una frattura inattesa tra le componenti di centro della coalizione (UDC e Riformatori sardi) e la parte più chiaramente di destra (FI, Fratelli d’Italia e NCD). Inoltre, sono state accantonate alcune figure in grado di catalizzare consensi (Marinaro e Martinelli, ad esempio) a favore di una candidata, Maria Grazia Salaris, che nella precedente consultazione (2012) aveva ottenuto, da candidata a sindaco, il 3,23% dei consensi.
Nel centrosinistra, la situazione è deflagrata grazie alle fratture interne al Pd, alla conseguente fuoriuscita di Mario Bruno dal partito e alla frantumazione della coalizione in quattro schieramenti diversi.
Al primo turno, gli elettori hanno premiato il candidato a sindaco Mario Bruno, a capo di una coalizione sostanzialmente neodemocristiana, e Maria Grazia Salaris, leader del centrodestra. Ora, bisogna scegliere tra questi due candidati, con tutto ciò che tale scelta implica e avendo presente tutto ciò che ha determinato la formazione delle due coalizioni che si contendono il voto del ballottaggio.
Non è facile, scegliere. Non è facile né per chi si colloca politicamente nel centro-destra (malumori e tensioni sono state esplicitate in un documento di “Mondo nuovo”) né per chi sta nel centrosinistra (significativi il silenzio della lista Lubrano e la “libertà di voto” del Pd). Non è facile, soprattutto, per i cittadini che in qualche modo si sentono ingannati, raggirati e, persino, offesi, da comportamenti e scelte politiche tutt’altro che trasparenti, tutt’altro che mirate all’interesse generale, ma, al contrario, determinate soprattutto da personalismi e da logiche individuali.
Eppure, bisognerà andare a votare. Per il popolo di centrosinistra, bisognerà andare a votare nonostante vi sia il rischio che, in caso di vittoria del proprio candidato Mario Bruno, il neo sindaco possa incappare in una condanna per l’utilizzo improprio del fondi regionali, per cui è indagato. Una eventuale condanna in primo grado, secondo la legge Severino, implica automaticamente la sospensione del sindaco dall’incarico e la sua sostituzione col vicesindaco. Naturalmente molti si chiedono se sia corretto far correre alla città (e ai partiti e movimenti del centrosinistra) un simile rischio. E tutti rispondono che no, non è per niente corretto far correre un simile rischio. Eppure, siamo tutti qui costretti a correrlo. Non tutti, naturalmente. Sicuramente, però, tutti quelli che sono schierati a sinistra e nel centrosinistra che non voteranno (non voterebbero) mai per un candidato del centro-destra.
Insomma, non sarà facile per molti andare a votare l’8 di giugno. Tutto sembra spingere verso l’astensione: lasciare la responsabilità a coloro che nel primo turno hanno votato Salaris e Bruno. Che siano quelli che hanno già compiuto il primo passo in quella direzione ad assumersi la responsabilità di decidere chi dei due deve prevalere, con tutti gli annessi e connessi del caso.
In questa vicenda politica emergono alcune questioni che, inevitabilmente, segneranno il prossimo futuro politico algherese. Se una parte importante dello schieramento di centrosinistra non riesce a votare il candidato più vicino politicamente – o il meno peggio, come si diceva qualche tempo fa –significa che, davvero, si è creata una frattura profonda in una parte considerevole dell’opinione pubblica di centrosinistra nei confronti di persone e metodi che non sono più accettabili. Ciò che indigna e persino ripugna è l’atteggiamento di chi è disposto a tutto, anche a distruggere partiti e coalizioni, pur di far prevalere il proprio ego, pur di soddisfare il proprio narcisismo e il proprio tornaconto personale.
Che sia chiaro: le responsabilità sono di chi, in città e fuori, ha consentito che il Pd diventasse uno strumento in mano a signori delle tessere e a piccoli leader preoccupati unicamente ad utilizzarlo per interessi personali o di corrente; di chi ha sempre lavorato per assoggettare questo partito alle logiche sassaresi e cagliaritane; di chi, con protervia ed arroganza, ha anteposto e antepone agli interessi generali quelli personali o di gruppo.
Dopo l’8 giugno, partiti e movimenti, militanti ed elettori del centrosinistra saranno chiamati – qualunque sarà il risultato elettorale – ad una battaglia dura e difficile per ricostruire su nuove basi una coalizione oggi mortificata e, di fatto, inesistente.
Toccherà alle persone dotate di maggiore equilibrio, di spirito di servizio e di molta buona volontà il compito di invertire la rotta e di rimettere questa barca, oggi ammaccata e alla deriva, nella giusta direzione.
Antonio Budruni |
Non si tratta di cose difficili da capire: tutti coloro che hanno a cuore la propria città e i propri destini di cittadini sanno benissimo cosa è successo e perché. Tuttavia è importante ricordare, per avere le idee più chiare al momento del voto e per avere consapevolezza della responsabilità che ciascuno di noi assumerà votando domenica 8 giugno.
Come ho già avuto modo di scrivere qui il 29 maggio, si sono verificate in città alcune anomalie rispetto al quadro politico nazionale e regionale che farebbero pensare all’esistenza di una qualche regia occulta interessata a determinare un certo risultato politico ad Alghero. Nel centro-destra, ad esempio, si è verificata, dopo molti anni, una frattura inattesa tra le componenti di centro della coalizione (UDC e Riformatori sardi) e la parte più chiaramente di destra (FI, Fratelli d’Italia e NCD). Inoltre, sono state accantonate alcune figure in grado di catalizzare consensi (Marinaro e Martinelli, ad esempio) a favore di una candidata, Maria Grazia Salaris, che nella precedente consultazione (2012) aveva ottenuto, da candidata a sindaco, il 3,23% dei consensi.
Nel centrosinistra, la situazione è deflagrata grazie alle fratture interne al Pd, alla conseguente fuoriuscita di Mario Bruno dal partito e alla frantumazione della coalizione in quattro schieramenti diversi.
Al primo turno, gli elettori hanno premiato il candidato a sindaco Mario Bruno, a capo di una coalizione sostanzialmente neodemocristiana, e Maria Grazia Salaris, leader del centrodestra. Ora, bisogna scegliere tra questi due candidati, con tutto ciò che tale scelta implica e avendo presente tutto ciò che ha determinato la formazione delle due coalizioni che si contendono il voto del ballottaggio.
Non è facile, scegliere. Non è facile né per chi si colloca politicamente nel centro-destra (malumori e tensioni sono state esplicitate in un documento di “Mondo nuovo”) né per chi sta nel centrosinistra (significativi il silenzio della lista Lubrano e la “libertà di voto” del Pd). Non è facile, soprattutto, per i cittadini che in qualche modo si sentono ingannati, raggirati e, persino, offesi, da comportamenti e scelte politiche tutt’altro che trasparenti, tutt’altro che mirate all’interesse generale, ma, al contrario, determinate soprattutto da personalismi e da logiche individuali.
Eppure, bisognerà andare a votare. Per il popolo di centrosinistra, bisognerà andare a votare nonostante vi sia il rischio che, in caso di vittoria del proprio candidato Mario Bruno, il neo sindaco possa incappare in una condanna per l’utilizzo improprio del fondi regionali, per cui è indagato. Una eventuale condanna in primo grado, secondo la legge Severino, implica automaticamente la sospensione del sindaco dall’incarico e la sua sostituzione col vicesindaco. Naturalmente molti si chiedono se sia corretto far correre alla città (e ai partiti e movimenti del centrosinistra) un simile rischio. E tutti rispondono che no, non è per niente corretto far correre un simile rischio. Eppure, siamo tutti qui costretti a correrlo. Non tutti, naturalmente. Sicuramente, però, tutti quelli che sono schierati a sinistra e nel centrosinistra che non voteranno (non voterebbero) mai per un candidato del centro-destra.
Insomma, non sarà facile per molti andare a votare l’8 di giugno. Tutto sembra spingere verso l’astensione: lasciare la responsabilità a coloro che nel primo turno hanno votato Salaris e Bruno. Che siano quelli che hanno già compiuto il primo passo in quella direzione ad assumersi la responsabilità di decidere chi dei due deve prevalere, con tutti gli annessi e connessi del caso.
In questa vicenda politica emergono alcune questioni che, inevitabilmente, segneranno il prossimo futuro politico algherese. Se una parte importante dello schieramento di centrosinistra non riesce a votare il candidato più vicino politicamente – o il meno peggio, come si diceva qualche tempo fa –significa che, davvero, si è creata una frattura profonda in una parte considerevole dell’opinione pubblica di centrosinistra nei confronti di persone e metodi che non sono più accettabili. Ciò che indigna e persino ripugna è l’atteggiamento di chi è disposto a tutto, anche a distruggere partiti e coalizioni, pur di far prevalere il proprio ego, pur di soddisfare il proprio narcisismo e il proprio tornaconto personale.
Che sia chiaro: le responsabilità sono di chi, in città e fuori, ha consentito che il Pd diventasse uno strumento in mano a signori delle tessere e a piccoli leader preoccupati unicamente ad utilizzarlo per interessi personali o di corrente; di chi ha sempre lavorato per assoggettare questo partito alle logiche sassaresi e cagliaritane; di chi, con protervia ed arroganza, ha anteposto e antepone agli interessi generali quelli personali o di gruppo.
Dopo l’8 giugno, partiti e movimenti, militanti ed elettori del centrosinistra saranno chiamati – qualunque sarà il risultato elettorale – ad una battaglia dura e difficile per ricostruire su nuove basi una coalizione oggi mortificata e, di fatto, inesistente.
Toccherà alle persone dotate di maggiore equilibrio, di spirito di servizio e di molta buona volontà il compito di invertire la rotta e di rimettere questa barca, oggi ammaccata e alla deriva, nella giusta direzione.
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