Invasione di cinghiali a Maristella: protesta del Comitato
Al danno provocato dalla fauna selvatica si aggiunge la beffa degli indennizzi irrisori.
ALGHERO / Ancora lamentele tre le comunità di Porto Conte per l'invasione dei cinghiali.
Il Comitato di Maristella interviene nuovamente per dare voce alle proteste dei residenti, esasperati dai danni provocati dalla presenza degli ungulati.
Le borgate della Bonifica e le zone appoderate, sebbene non facciano parte del perimetro del Parco di Porto Conte, sono di fatto circondate e confinanti con l'area di riserva, pertanto la numerosa fauna selvatica spinta da fame e sete si riversa quotidianamente in modo massiccio nelle borgate, nei poderi coltivati, nelle strade interpoderali e statali, causando numerosi incidenti, anche gravi.
Negli ultimi anni si è praticato l’abbattimento controllato degli ungulati, a cura dei cacciatori coadiutori formati dal Parco di Porto Conte e con la vigilanza della Guardia Forestale.Ma questa misura non si è rivelata sufficiente ad eliminare il problema.
«La segnaletica e i dissuasori posti nella SS 127 bis sono serviti soltanto a scaricare la responsabilità sugli automobilisti ma di fatto i cinghiali continuano ad essere causa di incidenti, attraversano la carreggiata a branchi, scavano anche il ciglio della strada, in sostanza sono continua fonte di pericolo - protesta il comitato di Maristella - Dato che il cinghiale ha un tasso di riproduzione annuo che varia dal 120% al 200% (salvo raggiungere in alcuni casi favorevoli anche il 300%), in assenza di un prelievo venatorio continuativo e più drastico non si riesce a raggiungere obiettivi tali da eliminare i danni a produzioni, persone e cose».
«La segnaletica e i dissuasori posti nella SS 127 bis sono serviti soltanto a scaricare la responsabilità sugli automobilisti ma di fatto i cinghiali continuano ad essere causa di incidenti, attraversano la carreggiata a branchi, scavano anche il ciglio della strada, in sostanza sono continua fonte di pericolo - protesta il comitato di Maristella - Dato che il cinghiale ha un tasso di riproduzione annuo che varia dal 120% al 200% (salvo raggiungere in alcuni casi favorevoli anche il 300%), in assenza di un prelievo venatorio continuativo e più drastico non si riesce a raggiungere obiettivi tali da eliminare i danni a produzioni, persone e cose».
«Il fenomeno a nostro avviso ha raggiunto rilevanza anche termini sanitari in quanto le corti economiche, le aie delle nostre case di abitazione sono ormai trasformate in porcilaie permanenti a cielo aperto, dove gli odori e i parassiti la fanno da padroni - prosegue l'intervento del Comitato - Di fatto l’infelice scelta, di voler popolare con cinghiali di razza maremmana e daini il nostro territorio, operata, anni a dietro, da alcuni “lungimiranti” tecnici o esperti dell’ambiente, oggi ricade in tutta la sua drammaticità a completo carico degli operatori agricoli, degli abitanti delle borgate e dell’ambiente stesso nel momento in cui le specie di fauna tipica del luogo hanno avuto la peggio a vantaggio degli ungulati infatti sono quasi scomparsi lepri, conigli selvatici, quaglie, lumache e quant’altro tipico dei nostri luoghi».
Nelle zone appoderate, nelle corti coloniche e nelle coltivazioni in genere i danni riportati raramente vengono risarciti. Sino a pochi anni fa veniva risarcito il 10 per cento dei danni stimati, attualmente la burocrazia ha fatto desistere il coltivatore dal presentare le richieste in quanto le spese spesso risultano di fatto superiori al risarcimento stesso.
«Quindi ai danni creati dalla fauna selvatica si aggiunge la beffa degli indennizzi irrisori. Auspichiamo che a breve la nuova amministrazione comunale chiamata a governare anche nell’assemblea del Parco, intraprenda azioni urgenti ed idonee a salvaguardare le produzioni agricole e l’incolumità delle persone».
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