Sardegna sotto assedio
I comitati reagiscono.
Correddu |
Trivellazioni ovunque, dalla Gallura ai Campidani passando per l’Anglona, la Planargia e il Montiferru, per ricerca di idrocarburi liquidi o gassosi o per la ricerca di risorse geotermiche.
Riconversione a carbone di centrali termoelettriche ad olio combustibile. Nuovi inceneritori . Impianti di termodinamico e fotovoltaico a perdita d’occhio. Centrali a “biomasse” e “biogas”.
Un vero e proprio assalto alla nostra Isola, da parte di Enti di Stato, società della Penisola o straniere tra cui qualcuna quotata in borsa, con la complicità delle Istituzioni politiche e dei sindacati, e il silenzio assordante delle Istituzioni religiose, per trasformarla in una gruviera, in una piattaforma energetica funzionale a progetti di sviluppo estranei agli interessi della Sardegna.
Progetti grandiosi, proposti come portatori di grande ricchezza attraverso nuovi posti di lavoro, posti di lavoro che aleggiano nell’aria e di cui non si conoscono dati precisi. Ciò che si sa per certo è che una svendita dei nostri terreni, quelli più pianeggianti e produttivi, condannerebbe alla disoccupazione chi su quei terreni ci lavora. Che i pescatori di Portoscuso e di Porto Torres sono stati interdetti alla pesca per ragioni di inquinamento ambientale. Che nell’area di Ottana sono a rischio 1800 posti di lavoro di allevatori che producono latte e formaggio, visto che gli acquirenti chiedono loro garanzie sui prodotti alimentari attraverso certificazioni che escludano contaminazioni ambientali.
Di questi nessuno parla! Come sempre una minoranza rumorosa, i lavoratori dell’industria e delle fabbriche, marginalizza una maggioranza che pare non avere diritti, quella di allevatori, pescatori, agricoltori, dell’indotto collegato alle attività primarie e dei consumatori . Per questa grande parte della società non ci sono sindacati che tuonano! Alcuni lavoratori e la maggioranza dei cittadini non hanno diritto ad essere tutelati!
Per fronteggiare questo assalto sono nati il Coordinamento Sardo “Non bruciamoci il futuro” e comitati sardi in rete , costituito da 40 tra comitati, movimenti, gruppi, associazioni, usciti dalla dimensione locale ed isolata, per costituire un fronte unitario, dal respiro regionale, impegnato sul tema della tutela del territorio e della salute, della corretta gestione dei rifiuti e della produzione energetica in Sardegna.
Il Coordinamento, che è testimonianza del crescente interesse riguardo tematiche così delicate che coinvolgono il futuro economico, sociale e sanitario dei Sardi, rivendica il diritto dei cittadini alla informazione e alla partecipazione ai proces.si decisionali su questioni ambientali, di salute, di benessere sociale, come previsto dalla Convenzione di Aarhus.
La Sardegna paga di già un prezzo troppo alto in tema di inquinamento ambientale, considerato che vanta il ben triste primato di essere la Regione con l’estensione più vasta di territorio contaminato (445.000 ettari), compreso all’interno di due SIN (siti di interesse nazionale), quello dell’area industriale di Porto Torres e quello del Sulcis – Iglesiente,inquinati da vecchie ed ancora presenti attività industriali, in cui insistono ben 41 Comuni ed una popolazione di 404.910 abitanti.
Lo studio S.E.N.T.I.E.R.I dell’ISS (istituto superiore di sanità) relativo al 2011, mostra come Porto Torres registri tassi di mortalità indicizzati (periodo 1995-2002) superiori a quelli di Taranto. I dati dell’ultimo rapporto( aprile 2014) aggiornati al 2010 confermano queste preoccupazioni.
Ecco il senso della “Marcia per la Terra” promossa dal Coordinamento: un percorso itinerante per sottolineare la volontà dei Sardi di decidere sul futuro della propria terra, opponendosi al degrado ambientale, lo sperpero delle risorse, l’aggressione alla salute, al territorio, al lavoro.
Si è partiti d Sassari il 16 maggio, per raggiungere Macomer ed Ottana il 31 maggio e proseguire il 21 giugno. Nel Medio-Campidano e nel Sulcis per poi raggiungere Cagliari e consegnare nelle mani del Presidente Pigliaru la richiesta di moratoria.
Il Coordinamento chiede infatti un atto urgente di moratoria che preveda lo stop alle procedure di autorizzazione per tutti i nuovi progetti di impianti di produzione di energia da combustione con la revoca delle incentivazioni per quelli esistenti, dei progetti per la produzione di energie rinnovabili non vincolati all’autoconsumo, degli impianti di incenerimento dei rifiuti e di potenziamento di quelli esistenti a tutela del territorio e della salute dei Sardi, fuori dalle speculazioni attualmente in essere, in attesa dei nuovi Piani di Energia, Rifiuti, Tutela del Paesaggio.
Chiede inoltre la difesa delle prerogative della RAS e il rafforzamento, in materia legislativa concorrente, nella gestione dell’ambiente e delle fonti energetiche, messe in discussione dal Decreto “Destinazione Italia”.
Partecipa anche tu con la firma on line qui.
Un vero e proprio assalto alla nostra Isola, da parte di Enti di Stato, società della Penisola o straniere tra cui qualcuna quotata in borsa, con la complicità delle Istituzioni politiche e dei sindacati, e il silenzio assordante delle Istituzioni religiose, per trasformarla in una gruviera, in una piattaforma energetica funzionale a progetti di sviluppo estranei agli interessi della Sardegna.
Progetti grandiosi, proposti come portatori di grande ricchezza attraverso nuovi posti di lavoro, posti di lavoro che aleggiano nell’aria e di cui non si conoscono dati precisi. Ciò che si sa per certo è che una svendita dei nostri terreni, quelli più pianeggianti e produttivi, condannerebbe alla disoccupazione chi su quei terreni ci lavora. Che i pescatori di Portoscuso e di Porto Torres sono stati interdetti alla pesca per ragioni di inquinamento ambientale. Che nell’area di Ottana sono a rischio 1800 posti di lavoro di allevatori che producono latte e formaggio, visto che gli acquirenti chiedono loro garanzie sui prodotti alimentari attraverso certificazioni che escludano contaminazioni ambientali.
Di questi nessuno parla! Come sempre una minoranza rumorosa, i lavoratori dell’industria e delle fabbriche, marginalizza una maggioranza che pare non avere diritti, quella di allevatori, pescatori, agricoltori, dell’indotto collegato alle attività primarie e dei consumatori . Per questa grande parte della società non ci sono sindacati che tuonano! Alcuni lavoratori e la maggioranza dei cittadini non hanno diritto ad essere tutelati!
Per fronteggiare questo assalto sono nati il Coordinamento Sardo “Non bruciamoci il futuro” e comitati sardi in rete , costituito da 40 tra comitati, movimenti, gruppi, associazioni, usciti dalla dimensione locale ed isolata, per costituire un fronte unitario, dal respiro regionale, impegnato sul tema della tutela del territorio e della salute, della corretta gestione dei rifiuti e della produzione energetica in Sardegna.
Il Coordinamento, che è testimonianza del crescente interesse riguardo tematiche così delicate che coinvolgono il futuro economico, sociale e sanitario dei Sardi, rivendica il diritto dei cittadini alla informazione e alla partecipazione ai proces.si decisionali su questioni ambientali, di salute, di benessere sociale, come previsto dalla Convenzione di Aarhus.
La Sardegna paga di già un prezzo troppo alto in tema di inquinamento ambientale, considerato che vanta il ben triste primato di essere la Regione con l’estensione più vasta di territorio contaminato (445.000 ettari), compreso all’interno di due SIN (siti di interesse nazionale), quello dell’area industriale di Porto Torres e quello del Sulcis – Iglesiente,inquinati da vecchie ed ancora presenti attività industriali, in cui insistono ben 41 Comuni ed una popolazione di 404.910 abitanti.
Lo studio S.E.N.T.I.E.R.I dell’ISS (istituto superiore di sanità) relativo al 2011, mostra come Porto Torres registri tassi di mortalità indicizzati (periodo 1995-2002) superiori a quelli di Taranto. I dati dell’ultimo rapporto( aprile 2014) aggiornati al 2010 confermano queste preoccupazioni.
Ecco il senso della “Marcia per la Terra” promossa dal Coordinamento: un percorso itinerante per sottolineare la volontà dei Sardi di decidere sul futuro della propria terra, opponendosi al degrado ambientale, lo sperpero delle risorse, l’aggressione alla salute, al territorio, al lavoro.
Si è partiti d Sassari il 16 maggio, per raggiungere Macomer ed Ottana il 31 maggio e proseguire il 21 giugno. Nel Medio-Campidano e nel Sulcis per poi raggiungere Cagliari e consegnare nelle mani del Presidente Pigliaru la richiesta di moratoria.
Il Coordinamento chiede infatti un atto urgente di moratoria che preveda lo stop alle procedure di autorizzazione per tutti i nuovi progetti di impianti di produzione di energia da combustione con la revoca delle incentivazioni per quelli esistenti, dei progetti per la produzione di energie rinnovabili non vincolati all’autoconsumo, degli impianti di incenerimento dei rifiuti e di potenziamento di quelli esistenti a tutela del territorio e della salute dei Sardi, fuori dalle speculazioni attualmente in essere, in attesa dei nuovi Piani di Energia, Rifiuti, Tutela del Paesaggio.
Chiede inoltre la difesa delle prerogative della RAS e il rafforzamento, in materia legislativa concorrente, nella gestione dell’ambiente e delle fonti energetiche, messe in discussione dal Decreto “Destinazione Italia”.
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